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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

“Zio Michele non ha ucciso Sarah”. Misseri prosciolto dall’accusa di omicidio

L’uomo ora dovrà rispondere solo della soppressione del cadavere insieme al fratello e al nipote: Sabrina e Cosima restano in carcere con l’accusa di omicidio.
A cura di Biagio Chiariello
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Omicidio Sarah Scazzri (Avetrana) - Udienza preliminare
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Michele Misseri è stato scagionato dall'accusa di omicidio ai danni della nipote Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 Agosto 2010. Il Gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, ha archiviato la pesante accusa a carico dell'uomo, reo confesso del delitto della nipote 15 enne. L'uomo dovrà comunque rispondere dell'accusa di soppressione del cadavere della ragazza (fatta trovare dal contadino in un pozzo di contrada Mosca a poche settimane dai fatti) mentre per l'omicidio di Sarah restano in carcere la figlia Sabrina e la moglie Cosima Serrano su cui pende anche l'accusa di sequestro di persona.

Del proscioglimento di Michele Miseri, scarcerato lo scorso 30 maggio, ne aveva già parlato lo stesso lo stesso giudice delle udienze preliminari, intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dal Tg1. "E' stata un'esperienza umana e professionale probabilmente irripetibile – racconti Rosati – I dubbi che fosse davvero Michel Misseri l'assassino li ho avuti sin dal momento in cui l'ho interrogato nell'udienza di convalida del fermo. E i dubbi che ho avuto io li hanno avuti, penso, tutti coloro che erano presenti".

Il delitto di Scazzi è a tutt'oggi un vero e proprio rompicapo, anche se le indagini sono terminate e il caso si avvia ormai alla sua natura conclusione, ovvero il processo. Ciò che va chiarito ancora è perché le indiscrezioni sono state tante, e soprattutto chi è che sapeva e per quale motivo non ha parlato. "Se non avessimo avuto la convinzione che quello che ci diceva Michele Misseri non bastava – aggiunge Rosati, non saremmo andati a complicarci la vita in questo modo".

Secondo i legali che difendono Sabrina Misseri, i pm negli ultimi mesi sarebbero stati condizionati, nelle loro decisioni, da quanto restituito dagli organi di stampa e dall'opinione pubblica, e non a caso, in fase di udienza preliminare, hanno presentato domanda di remissione del processo per “incompatibilità ambientale”. La questione era stata posta dagli avvocati Franco Coppi e Nicola Marseglia che hanno ritenuto, infatti, che il processo non potesse avvenire in un ambiente nel quale «l'abnorme interesse mediatico» per un fatto di cronaca nera ha contribuito a generare "un pesantissimo condizionamento e inquinamento dell'attività inquirente e giurisdizionale". A tal proposito basti pensare a quanto la notizia della costruzione dell'altarino da parte di Zio Michele per la nipote uccisa, abbia catalizzato l'attenzione di tutti gli italiani.

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