Yemen, proteste contro il regime. Il presidente Saleh tuona: “verso guerra civile”
Mentre l'attenzione della comunità internazionale è rivolta alla crisi libica, dove nel frattempo la responsabilità dell’operazione militare "Odissea all’Alba" è passata nelle mani della Nato, continuano in tutto il mondo arabo le manifestazioni di protesta per liberarsi di vecchi e corrotti regimi dittatoriali. Dopo le proteste sedate nel sangue in Siria, un'altra grande manifestazione è stata convocata in Yemen dai manifestanti contrari al presidente Ali Abdalà Saleh ed è in corso oggi per le strade di Sanà, la capitale del Paese, per esigere la caduta immediata del governo. Nel frattempo, il presidente ha riunito ha riunito una grande folla nei dintorni del palazzo presidenziale per esibire la propria forza, facendo aumentare così il rischio di scontri tra le due fazioni. Di fatto, l'esercito ha già fatto uso della forza per disperdere i due gruppi di manifestanti.
In una nuova arringa ai suoi fedeli, Saleh ha detto di essere disposto a lasciare il potere ma solo in "mani sicure", come ha informato la televisione statale. "Non vogliamo sparare nemmeno un proiettile e le concessioni che abbiamo fatto sono per scongiurare un bagno di sangue". Dopo la violenta repressione delle rivolte anti governative, il presidente Saleh, al potere da 32 anni, ha dichiarato che lascerà il potere ma solo dopo elezioni che si terranno entro il gennaio 2012. "Ogni tentativo di prendere il potere con un golpe – ha tuonato in un discorso in tv – porterà il paese ad una guerra civile" minacciando anche direttamente i propri detrattori, tra i quali figurano anche alte cariche dell'esercito.
Si è rivolto in particolare al militare di maggior rango tra i disertori del regime, il generale Alì Mohsen, che lunedì scorso ha annunciato la sua uscita dall'Esercito per appoggiare gli oppositori e che oggi si sarebbe incontrato con Saleh per parlare di una transizione ordinata del potere. "Mohsen ha chiarito perchè ha fatto quello ha fatto ed ha richiesto al presidente garanzie affinchè non gli sia fatto niente" ha dichiarato il segretario di Saleh, Ahmed al-Sufi.
Mohnsen, considerato come il secondo uomo più potente dello Yemen, ha detto ieri di non ambire alla carica di presidente (molti yemenite lo vedono come parte del sistema vecchio e corrotto che le proteste vogliono eliminare) e secondo il The Wall Street Journal starebbe ultimando un accordo con Saleh che potrebbe culminare con la rinuncia al potere da parte di entrambi e la creazione di un governo di transizione di carattere strettamente civile.