Yara, le nuove traduzioni scagionano Fikri: non usò il verbo “uccidere”
Mohammed Fikri è a oggi, a quasi due anni dalla morte di Yara Gambirasio, ancora l’unico indagato per il suo delitto. Il marocchino fu arrestato in seguito a una telefonata intercettata durante la quale lui avrebbe fatto riferimento all’omicidio della giovane di Brembate, ma poi fu rilasciato perché quella traduzione fu ritenuta errata. Il suo fascicolo, nonostante il pm Letizia Ruggieri ritenne valida la seconda traduzione (quella che lo scagionava), non è stato archiviato ma, al contrario, qualche giorno fa il gip di Bergamo (a seguito delle richieste della madre di Yara) ha disposto nei suoi confronti nuove indagini. In tempi record è stata nuovamente tradotta la frase pronunciata al telefono il 3 dicembre 2010: da quanto è emerso Fikri non avrebbe mai usato il verbo “uccidere”. Secondo quanto hanno spiegato i consulenti, il marocchino indagato per il delitto di Yara stava imprecando semplicemente perché nessuno rispondeva al telefono.
La frase tradotta da un lettore di arabo e da un interprete libanese – I consulenti che hanno tradotto nuovamente le parole di Fikri, secondo quanto era stato richiesto dal gip, sono un lettore di arabo di nazionalità tunisina che lavora all’università di Bergamo e un interprete libanese che collabora invece con la Procura di Milano. Le nuove traduzioni effettuate dai due consulenti, insomma, ricalcano quella che, in seguito all’arresto di Fikri, portò anche alla sua successiva scarcerazione: il marocchino non faceva riferimento a Yara Gambirasio. Non è stata fornita ancora una traduzione parola per parola della frase incriminata ma, da quanto è trapelato, le versioni dei due consulenti appaiono molto simili. Secondo quanto riporta “L’Eco di Bergamo” è ora probabile che il pm voglia affidare la traduzione anche ad altri consulenti, preferibilmente marocchini, per avere un quadro completo e il più possibile rispondente alle richieste del gip.