Yara, la perizia smentisce Bossetti. Non era al lavoro il giorno della scomparsa
Scricchiola sempre di più rumorosamente la struttura sulla quale Massimo Giuseppe Bossetti sta provando a difendersi dall’accusa di aver ucciso di Yara Gambirasio. Il giorno della scomparsa di 13 enne di Brembate di Sopra, il muratore di Mapello non andò a lavorare. Lo ha stabilito la perizia sui suoi spostamenti, realizzata acquisendo i tracciati del telefono cellulare. Un importante aggiornamento nel caso della scomparsa e dell’omicidio di Yara, che di fatto smentisce clamorosamente la tesi di Bossetti, il quale aveva sostenuto che il suo furgone fosse davanti al centro sportivo "perché tornavo dal cantiere di Palazzago e andavo a casa". Nel frattempo il gip bergamasco Ezia Maccora ha dichiarato inammissibile l'istanza di scarcerazione per l’uomo per un difetto di procedura: la documentazione dei suoi avvocati non era stata notificata ai legali della famiglia Gambirasio.
Il giorno della scomparsa di Yara
È la sera della scomparsa di Yara. In un video registrato dalle telecamere della Banca di Credito Cooperativo, acquisito dagli inquirenti, alle 18.12 si nota il passaggio in via Rampinelli di un furgone, con quattro fari e una striscia scura sulla fiancata: oltre ai due tradizionali anabbaglianti, sopra al parabrezza due piccoli faretti. Le stesse identiche caratteristiche dell’Iveco Daily del 44 enne muratore. I controlli effettuati subito dopo la scomparsa della giovane stabiliscono che le sue tracce si perdono alle 18,49 quando riceve un messaggio sul cellullare al quale non risponde. In quel momento il suo telefonino aggancia la stessa cella agganciata da quello del suo presunto killer, Bossetti, circa un’ora prima, esattamente alle 17,45. Le analisi stabiliscono che l’uomo parlava col cognato, lui aggiunge che l’ha fatto mentre stava tornando a casa. A smentirlo però sono i filmati registrati da più postazioni.