Yara Gambirasio ultime notizie: la conferenza stampa del procuratore Meroni
Che l’indagine sul corpo di Yara Gambirasio si prospettasse lunga era un fatto noto sin dal ritrovamento del corpo di Yara nel campo di Chignolo: i tre mesi trascorsi avevano compromesso in maniera irreversibile il corpo di Yara e le analisi si profilavano piuttosto lunghe. É così che ha aperto la conferenza stampa Massimo Meroni, il procuratore aggiunto della Procura di Bergamo, il quale ha confermato che per avere un quadro completo della situazione sul corpo della giovane ci vorranno mesi. Il procuratore ha aperto la conferenza così:
Non ci sono delle novità specifiche. Premetto però che si tratta di tutti accertamenti suscettibili anche a cambiamenti significativi, in riferimento ai prossimi accertamenti e fino a quando non saranno terminati gli accertamenti tecnici, che richiederanno ancora molto tempo… Alla dottoressa Cristina Cattaneo abbiamo dato tre mesi ma probabilmente servirà più tempo
Sin dai primi giorni si era vociferato che il corpo della giovane atleta bergamasca fosse martoriato da ferite di arma da taglio. Negli ultimi giorni, poi, tali ferite sono state contestualizzate maggiormente e, in particolare, si era parlato di una “X” sul corpo di Yara, un segno inframmezzato da due linee parallele orizzontali; un particolare che ha fatto sì che gli inquirenti prendessero in considerazione la pista satanica:
Sul corpo della bambina sono presenti dei segni di arma, dei tagli di una certa lunghezza sui polsi, sul collo e sul dorso. Forse anche sulle gambe. Allo stato attuale questi tagli, superficiali, non dovrebbero essere la causa della morte e non si è ancora accertato se i tagli sono stati inferti prima o dopo il decesso. Per quanto riguarda il disegno che formano non pare si tratti di un disegno deliberato: parrebbe del tutto casuale.
La giovane Yara pare non aver subito alcuna violenza sessuale, ma ciò non esclude il tentativo dei suoi aggressori. Tentativo che potrebbe essere confermato dai tagli presenti sugli slip. Sulla mancata violenza sessuale Meroni ha detto: "Questo non significa che chi l'ha uccisa non potrebbe aver tentato una violenza sessuale". Una dichiarazione che non fornisce molte sicurezze e che è spia del buio in cui sono costretti a brancolare gli inquirenti.
Nell’ultima settimana, poi, si è scoperta la presenza di due tracce genetiche che non appartenevano a Yara, in particolare sono stati isolati i DNA di un uomo e di una donna sul corpo dell'atleta bergamasca. Ciononostante non sembrano esserci novità rilevanti per quanto concerne l'identikit dell'assasino e il luogo in cui si concentrano le indagini; pare infatti che dal confronto con le tracce genetiche in possesso degli inquirenti con quelle ritrovate sul corpo di Yara non sia stato rinvenuto nessun dato incoraggiante:
Due tracce sono state individuate su un guanto di Yara e nello specifico su due dita del guanto, il pollice e il medio. Il guanto è stato trovato in una tasca del giubbotto di Yara e al momento non appartiene a nessuno dei profili presenti nel database delle forze dell'ordine né alla cerchia dei familiari e amici verificati. Stiamo cercando nella Provincia, ma non escludiamo ricerche fuori dalla Bergamasca. Certo è che quel campo di Chignolo non è facilmente raggiungibile e dovrebbe trattarsi di una persona a conoscenza del luogo.
Ancore incerte, inoltre, le cause della morte mentre perde consistenza l'ipotesi del dissanguamento. In ultimo, quasi a fare eco alle parole di Don Corinno Scotti, che domenica durante l’omelia ha parlato di una raccolta firme contro l'assalto mediatico, Massimo Meroni ha concluso la conferenza dichiarando:
Non sono contrario sul dare la notizia dei fatti, ma su questa vicenda è stata oltrepassata la misura: non è possibile andare avanti per mesi sentendo queste chiacchiere pubbliche e mi riferisco soprattutto alle emittenti televisive. Vorrei che tenessimo conto che siamo di fronte a una tragedia e a delle persone che stanno soffrendo
Foto: L'Eco di Bergamo