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Yara Gambirasio, la gente della valle si difende: “Non è qui che va cercato il killer”

San Lorenzo di Rovetta e la Val Seriana sono luoghi invasi da giorni di quanti si occupano del caso di Yara Gambirasio, la ginnasta uccisa a Brembate. La pista seguita dice, infatti, che il killer sarebbe originario di quelle zone. Ma secondo alcuni non è a Rovetta che bisogna guardare.
A cura di Susanna Picone
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San Lorenzo di Rovetta e la Val Seriana sono luoghi invasi da giorni di quanti si occupano del caso di Yara Gambirasio, la ginnasta uccisa a Brembate. La pista seguita dice, infatti, che il killer sarebbe originario di quelle zone. Ma secondo alcuni non è a Rovetta che bisogna guardare.

A San Lorenzo di Rovetta, il Comune che avrebbe dato i natali al killer di Yara Gambirasio, sono in tanti a difendersi e forse a credere che anche questa pista seguita dagli investigatori per giungere alla verità sull’omicidio della ginnasta di Brembate, sia sbagliata. Da giorni la Val Seriana è invasa da quanti si occupano di questo omicidio, i militari stanno compiendo nuove analisi del dna nella speranza di trovare quella donna che avrebbe avuto una relazione con Giuseppe Guerinoni e che avrebbe partorito l’assassino di Yara. Finora, comunque, non si è giunti a nulla. E, lo scrive oggi Il Corriere della Sera, sono in tanti a credere che gli sforzi degli investigatori debbano concentrarsi altrove. Nel paese c’è chi parla, infatti, dei “coetanei peccatori” ma dice anche che, a quei tempi, le ragazze che restavano incinte venivano mandate tutte in val di Scalve, ai bordi della provincia di Sondrio, per non farlo sapere al resto del paese. Dunque è lì, che secondo gli abitanti di Rovetta, bisogna cercare e non qui “che siamo tutti gente di preghiera”.

“La smettano di darci fastidio, non siamo brutta gente” – La gente di Rovetta si dice convinta, infatti, “di non meritarsi questo processo”. Il signor Franchina – scrive ancora il Corriere – è un ex alpino classe 1934, elemento fisso del paesaggio di Ponte Selva che abita al piano di sotto dell’appartamento comprato da Guerinoni nel 1966 e che afferma: “I carabinieri mi hanno convocato per chiedermi pettegolezzi che non conosco”. Insomma, si parla di come gli investigatori – nella speranza di trovare questa donna – mettano in discussione la moralità della valle, di come possano scambiare ogni pettegolezzo per un indizio. Ed è lo stesso signor Franchina che non smette di imprecare e parla di Guerinoni: “Era uno dei nostri, era a posto, la smettano di darci fastidio. Non siamo mica brutta gente”.

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