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Yara Gambirasio, Procura contro Bossetti: “Seviziò la vittima con crudeltà”

Massimo Giuseppe Bossetti accusato di aver infierito sulla tredicenne e di averla abbandonata “agonizzante in un campo isolato”. La notizia del fermo ha scatenato una polemica tra la procura di Bergamo e il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
A cura di Susanna Picone
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UPDATE – “Yara seviziata con crudeltà” – “Massimo Giuseppe Bossetti ha seviziato Yara Gambirasio con crudeltà, l'ha accoltellata ripetutamente prima di abbandonarla, agonizzante, in un campo isolato fino alla sua morte”: è come il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, descrive l’assassinio della tredicenne di Brembate Sopra. Nel provvedimento di fermo emesso nei confronti del muratore, il magistrato contesta a Bossetti il reato di omicidio con l'aggravante dell'aver operato sevizie e di aver agito con crudeltà, ma senza ipotizzare la premeditazione. Secondo il pm Ruggeri, Bossetti colpendo Yara Gambirasio con tre colpi al capo e con plurime coltellate in diverse regioni del corpo, abbandonandola agonizzante in un campo isolato ne cagionava la morte. Per i carabinieri non ci sono dubbi: il dna di Massimo Giuseppe Bossetti è lo stesso del materiale biologico ritrovato sugli slip di Yara Gambirasio. La svolta nelle indagini è arrivata venerdì, quando gli uomini dell'arma hanno fermato Bossetti sottoponendolo all'esame dell'alcol-test. Così – ha chiarito il comandante dei carabinieri – “abbiamo avuto conferma al 100% che si tratta dello stesso dna che si trovava sugli slip di Yara”.

Caso Yara, procuratore contro Alfano: "Volevamo riserbo"

Dopo quasi quattro anni la Procura di Milano è arrivata, nel pomeriggio di ieri, a una svolta nelle indagini sull'assassinio di Yara Gambirasio. È stato fermato un uomo ritenuto il presunto killer della giovane scomparsa da Brembate Sopra nel novembre del 2010 e ritrovata senza vita in un campo di Chignolo d’Isola tre mesi dopo. L’indagato è Massimo Giuseppe Bossetti – in queste ore è stato ricostruito come è stato possibile arrivare al suo arresto – che nella serata di ieri in caserma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il "rumore" causato dal suo fermo (Bossetti, lasciando la caserma, è stato anche vittima ieri sera degli insulti dei presenti) ha probabilmente spinto il procuratore capo di Bergamo Francesco Dettori a intervenire sulla vicenda per fare alcune precisazioni. In particolare la Procura ha detto che l’intenzione era quella di mantenere il massimo riserbo sulla vicenda. “Questo – ha spiegato il procuratore – anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”. Il procuratore di Bergamo ha aggiunto che “il fermo avrà il consueto iter di tutti gli altri”. Gli atti saranno quindi trasmessi entro 48 ore dall'esecuzione del fermo al gip che ne avrà altre 48 per fissare l'udienza e decidere sulla convalida del fermo.

Omicidio Yara: Alfano il primo ad annunciare il fermo di Bossetti

Precisazioni, quelle del procuratore Dettori, che sembrano scontrarsi con chi ha dato per primo la notizia del fermo del presunto assassino di Yara Gambirasio. Ad annunciare la svolta nelle indagini sul giallo di Brembate Sopra era stato, nel pomeriggio di ieri, il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Le Forze dell’Ordine, d’intesa con la magistratura, hanno individuato l’assassino di Yara Gambirasio”, è quanto aveva annunciato il capo del Viminale fornendo poi alcuni dettagli su Massimo Giuseppe Bossetti e ringraziando coloro che avevano lavorato a questo difficile caso. Alfano aveva inoltre espresso particolare soddisfazione non solo per la conclusione di un'inchiesta lunga e difficile, ma perché si è così dimostrato che “l'Italia è un Paese dove chi uccide e chi delinque viene arrestato e finisce in galera”. Riferendosi anche all'arresto di Carlo Lissi, che ha confessato di essere il responsabile della strage di Motta Visconti, Alfano ha potuto dire che “può passare del tempo o può finirci subito”, ma la galera “è il destino che attende i criminali”. Questa mattina il ministro dell’Interno è poi tornato sul caso Gambirasio ringraziando ancora le forze dell’ordine ma sottolineando che comunque, a proposito di Giuseppe Massimo Bossetti, “la presunzione di innocenza vale anche in questo caso”.

Caso Yara, la replica del ministro Alfano

“Io non ho dato alcun dettaglio”: Alfano ha replicato al procuratore di Bergamo che, a suo dire, “dovrebbe chiedersi chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni e dettagli”.  “In un giorno di grandi successi occorre evitare polemiche e non sarò io ad alimentarle”, così Alfano ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle parole della Procura. “Non credo che il procuratore ce l'avesse con me, in quanto non ho dato nessun dettaglio – ha ribadito il ministro – piuttosto si dovrebbe chiedere chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni e dettagli. E certamente non è stato il governo”. In ogni caso, ha sottolineato Alfano, “l'opinione pubblica aveva comunque il diritto di sapere e ha saputo. Questo è un elemento rassicurante perché i cittadini devono sapere che in Italia chi delinque va in galera”.

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