Yara Gambirasio: Bossetti avrebbe fatto il nome di due colleghi
Nel corso dell’atteso interrogatorio di ieri, il primo con il pm Letizia Ruggeri, Massimo Giuseppe Bossetti ha ribadito la sua innocenza – l’uomo è in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio –, ha chiarito la sua posizione in merito a quanto emerso in questi giorni sulla sua vita (dalle lampade solari alle serate nei locali) e ha detto la sua sul dna trovato sul corpo della 13enne uccisa a Brembate Sopra. E, stando ad alcune indiscrezioni, il muratore di Mapello ieri avrebbe fatto anche dei nomi. Quelli di un paio di colleghi di lavoro che potrebbero essere utili alle indagini. Due colleghi che avrebbero lavorato con Bossetti al cantiere di Palazzago nei giorni della scomparsa di Yara Gambirasio, nel novembre del 2010. Stando a quanto si apprende, Massimo Giuseppe Bossetti non avrebbe indicato i due colleghi come possibili autori del delitto ma solo come persone che potrebbero fornire elementi utili alle indagini.
La verità di Bossetti sul sangue finito sul corpo di Yara Gambirasio
Per quanto riguarda le tracce finite sul corpo di Yara, Bossetti avrebbe fatto riferimento al sangue finito sugli attrezzi da lavoro o su un mezzo da cantiere per colpa delle emorragie del naso di cui soffre o di una ferita che si sarebbe provocato al lavoro. È il Corriere della Sera a riportare questa indiscrezione secondo cui sulla base delle indicazioni fornite da Bossetti gli investigatori sono pronti a pianificare nuovi accertamenti. Intanto – come è emerso in seguito all’interrogatorio di ieri in carcere – la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti ha confermato l’intenzione di chiedere la ripetizione del test del dna. In settimana, inoltre, dovrebbero cominciare le analisi sui reperti prelevati nell’auto e nel furgone di Massimo Giuseppe Bossetti: peli, polveri e altro materiale che è stato rilevato dal luminol. Le analisi chiariranno se si tratta di sangue.