Yara, difesa Bossetti presenta ricorso di 595 pagine in Cassazione: “Sentenza sbagliata”
Gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno depositato al tribunale di Como il ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui lo scorso luglio i giudici della Corte d'assise di Brescia hanno confermato l'ergastolo per il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate Sopra (Bergamo) il 26 novembre 2010 e trovata morta tre mesi dopo. Bossetti era stato già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara dai giudici della Corte d’assise di Bergamo. Da parte sua il muratore, arrestato il 16 giugno del 2014 e che da quel giorno si trova in carcere, ha sempre ribadito la sua innocenza.
Avvocati Bossetti: sentenza che non ha senso scientifico
“Abbiamo presentato un documento di 595 pagine, in cui il nodo principale resta il Dna, è una sentenza sbagliata che non ha senso scientifico, che arriva a una conclusione ma senza avere gli elementi per emetterla. Dalla perizia al mancato accesso ai reperti, a Bossetti è stato impedito di difendersi”, ha commentato l'avvocato Claudio Salvagni all'agenzia Adnkronos. Secondo quanto spiegato dal legale, nel ricorso in Cassazione si affrontano anche “i dati sulle celle telefoniche, sulle fibre trovate sul corpo della vittima, sul passaggio del furgone ripreso dalle telecamere”. La Suprema Corte resta l’ultima carta da giocare per il muratore di Mapello.
Perché Bossetti è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara
Il mese scorso la corte d’assise d’appello di Brescia ha depositato le motivazioni del verdetto nei confronti di Massimo Bossetti. I giudici hanno confermato che il Dna rintracciato sugli indumenti della giovane vittima corrisponde a quello del muratore e hanno spiegato che la richiesta dei difensori di disporre una super perizia genetica durante il processo d’appello è stata bocciata perché è stato un accertamento irripetibile a inchiodare l’uomo: il materiale biologico estrapolato dagli indumenti di Yara è infatti stato utilizzato tutto in fase di indagini e quindi mancano campioni genetici in quantità sufficiente per effettuare eventuali nuovi accertamenti. Per la Corte, le finalità dell'aggressione a Yara Gambirasio furono “dai contorni sessuali”.