Yara, dal computer di Bossetti ricerche su “ragazzine, rosse, vergini”
La perizia informatica condotta sul computer di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello in carcere dal 16 giugno scorso per l’omicidio di Yara Gambirasio, sembra rivelare dettagli inquietanti. “Tredicenni”, “ragazzine”, “vergini”, “rosse”: sono queste alcune delle parole che ricorrevano con maggiore frequenza nelle ricerche fatte dal computer dell’indagato. È quanto emerge nelle 133 pagine del rapporto dei consulenti Daniele Apostoli e Nicola Mazzini che è stato consegnato al pm Letizia Ruggeri. I tecnici informatici hanno studiato il computer di Bossetti analizzando il flusso di file, ricerche, accessi, navigazioni eseguite sul web dal carpentiere di Mapello prima del suo arresto o comunque da chi utilizzava quel pc. Spesso le ricerche da quel computer venivano effettuate con sistemi che cercavano di nascondere o cancellare le tracce. Dalla perizia informatica sarebbe emerso che chi usava il computer aveva un particolare interesse sessuale per le ragazzine. E sarebbero spuntate visite a siti porno per trovare bambine in qualche modo simili a Yara Gambirasio.
Nel computer il movente dell'omicidio di Yara Gambirasio? – L'ultima ricerca “compromettente” è datata 29 maggio 2014, un paio di settimane prima dell'arresto di Bossetti. Anche in questo caso, quella mattina, cercava “ragazzine”. Inoltre chi utilizzava quel computer cercava informazioni su vari siti internet anche su fatti di cronaca nera, compreso quello della piccola Yara Gambirasio. La relazione tecnico informatica depositata in procura potrebbe rappresentare una nuova prova chiave contro Massimo Giuseppe Bossetti: per i magistrati questo forte interesse per le “ragazzine, tredicenni, rosse” potrebbe infatti costituire un movente alla base dell'omicidio della 13enne di Brembate Sopra. Due giorni fa il gip ha respinto per la seconda volta la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa di Bossetti che, da parte sua, ha scritto una nuova lettera dal carcere per ribadire ancora una volta la sua innocenza.