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Yara, chiusa l’inchiesta su Bossetti: è accusato di omicidio e calunnia

Il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio: contestati a Massimo Giuseppe Bossetti due reati, l’omicidio volontario aggravato e la calunnia, perché avrebbe accusato uno dei suoi colleghi.
A cura di Susanna Picone
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A quattro anni dal giorno del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, la ginnasta tredicenne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010, il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha chiuso l’inchiesta sull’unico sospettato del delitto, Massimo Giuseppe Bossetti. L'avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato a Claudio Salvagni, in qualità di avvocato difensore di Massimo Giuseppe Bossetti. Il muratore di Mapello, incastrato dalla prova del Dna, arrestato il 16 giugno dello scorso anno e tuttora in carcere, è accusato di due reati, l’omicidio volontario aggravato e la calunnia. Per il reato di omicidio, due le aggravanti contestate. La prima è l'aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà”. Si tratta di un'aggravante che prevede pene fino all'ergastolo. La seconda è che Massimo Bossetti avrebbe “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.

Omicidio Yara, Bossetti verso il processo

A Bossetti è stato contestato anche il nuovo reato di calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all'epoca dell’omicidio di Yara Gambirasio. Da quanto è stato ricostruito, in uno degli interrogatori il presunto omicida di Yara Gambirasio, nel tentativo di allontanare da se stesso i sospetti, sarebbe arrivato ad accusare il collega del brutale delitto dicendo agli inquirenti di indagare sul suo conto. Con la chiusura dell'indagine il legale di Bossetti potrà entrare in possesso di tutto il materiale in mano alla procura di Bergamo, un fascicolo di circa 60mila pagine, poi avrà a disposizione 20 giorni di tempo per preparare una memoria difensiva ed eventuali controdeduzioni alle accuse formulate dal pm.

Dubbi sulla versione di Bossetti: i particolari delle scarpe e del supermercato

Dagli atti depositati, da quanto si apprende, emergerebbero particolari che secondo gli investigatori incastrano Massimo Giuseppe Bossetti. Il muratore, ad esempio, si sarebbe tradito durante un colloquio in carcere avvenuto con la moglie lo scorso 23 ottobre. La donna, raccontando i particolari del rinvenimento del corpo di Yara, avrebbe fatto riferimento al fatto che le scarpe della 13enne fossero slacciate. Bossetti avrebbe detto che il campo era bagnato “e se tu corri in un campo bagnato è normale che si perdano le scarpe”. Un dettaglio che secondo gli investigatori sarebbe frutto di un ricordo, di un racconto preciso di ciò che avvenne. Nelle carte della Procura, inoltre, sarebbero emersi dettagli anche sulle giovanissime vicine di casa “spiate” su Facebook dall’indagato e una testimonianza secondo cui Bossetti sarebbe stato notato nel supermercato di Brembate frequentato dalla vittima.

Ma ancora: secondo le carte dell'inchiesta Bossetti la sera del 26 novembre del 2010 sarebbe stato consapevole del rischio a cui ha esposto Yara, abbandonandola ancora in vita dopo averle inferto ferite che, a causa dello shock termico, l'avrebbero portata alla morte. A fare ritenere a investigatori e inquirenti che il muratore sapeva che abbandonando la ragazzina ferita ma ancora viva  in quel campo lei sarebbe morta sono l'accertata conoscenza da parte del carpentiere della zona di Chignolo d'Isola e la consapevolezza che la discoteca vicina ‘Sabbie Mobili' avrebbe aperto solo molte ore dopo, e che nessuno dei suoi frequentatori si sarebbe comunque mai spinto fino in mezzo allo stesso campo dove aveva lasciato l'adolescente. Infatti, il cadavere della ragazzina venne trovato proprio in quell'area il 26 febbraio 2011. Dalle carte, tuttavia, risulta anche che Massimo Bossetti avrebbe simulato un tumore al cervello e la conseguente necessità di essere sottoposto a chemioterapia per assentarsi dal cantiere edile dove lavorava ed effettuare piccoli lavori extra per conto proprio.

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