WikiLeaks sul caso Calipari: il governo ha lavorato per evitare critiche con gli Usa
I documenti top secret pubblicati da WikiLeaks tornano nuovamente ad interessare il nostro paese, dopo le prime rivelazioni che riguardavano i giudizi della diplomazia Usa su alcuni uomini politici italiani e, nello specifico, su Berlusconi. In questo caso, tuttavia, l'organizzazione di Julian Assange si concentra su un fatto di cronaca che cinque anni fa rischiò di incrinare i rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti.
Era precisamente il 4 marzo del 2005 quando a Baghdad passava una vettura italiana con a bordo l'autista Andrea Carpani, l'agente del Sismi Nicola Calipari e Giuliana Sgrena, la giornalista de Il Manifesto liberata il giorno stesso dopo un mese esatto dal suo rapimento. Alla rotonda Route Irish un convoglio americano spara diversi colpi all'indirizzo della vettura italiana, uccidendo Calipari e ferendo gli altri due passeggeri. Allora si confrontavano due versioni dell'accaduto che avrebbero determinato l'opportunità o meno di ulteriori indagini da parte della magistratura italiana.
Da un lato, infatti, la Sgrena sostiene che l'auto, approssimatasi alla rotonda, aveva ridotto la propria velocità a 50 chilometri orari prima che, in assenza di segnalazioni verticali o vocali, il comando americano dirigesse il proprio fuoco contro l'auto per un tempo di 10-15 secondi, in base a quanto dichiarato dall'autista, e per un totale di diverse centinaia di proiettili secondo la stessa giornalista. In quel momento Calipari si protese verso Giuliana Sgrena per proteggerla dalle mitragliate e rimanendone egli stesso ucciso.
La tesi sostenuta invece dagli americani si discosta dalle dichiarazioni italiane su diversi punti essenziali. In primo luogo l'auto non procedeva a 50 Km/h, ma ad una velocità almeno doppia. Inoltre avrebbe mantenuto quella velocità nonostante la segnalazione di arresto, mentre a sparare non sarebbe stato l'intero comando in risposta ad un ordine preciso. Mario Lozano, infatti, avrebbe diretto alcuni colpi contro l'auto. Il marine non è stato giudicato dalla magistratura italiana, per mancanza di giurisdizione (anche su questo punto sono nate diverse critiche e teorie).
Secondo quanto affermato dagli americani, inoltre, l'auto procedeva a fari spendi; mentre dal video che ritrae il recupero della vettura si nota l'opposto, ovvero l'accensione dei fari. Un altro punto fondamentale nella ricostruzione della vicenda e che apre ulteriori dubbi sulla veridicità di quanto sostenuto dagli statunitensi riguarda la distanza dell'auto dal carrarmato americano al momento dell'arresto. Trovandosi a 50 metri dal mezzo bellico, e sostenendo una velocità di 100 km orari, al momento del fuoco la vettura doveva trovarsi ad almeno 150 metri di distanza, mentre i soldati americani hanno sempre affermato che l'auto si trovava molto vicino. Sul passaggio dell'auto, infine, l'Italia dichiara di aver avvertito gli alleati, mentre gli americani affermano di non aver mai ricevuto circolari a riguardo.
Si ritorna sulla vicenda cinque anni dopo grazie ai documenti in possesso di WikiLeaks e ripubblicate dal The Guardian. Da questi report si desume l'importanza che aveva assunto la verifica dell'intenzionalità dell'omicidio Calipari. Se infatti la magistratura italiana fosse riuscita a raccogliere prove in tal senso avrebbe acquistato il diritto di proseguire l'inchiesta. Un'assenza, quella delle prove, particolarmente importante, tanto che, come afferma in un rapporto l'ambasciatore americano Mel Sembler, "Questo punto [la mancanza di indizi sufficienti, NdR] è stato costruito specificatamente per scoraggiare altre indagini della magistratura, visto che per la legge italiana possono aprire inchieste sulla morte di cittadini italiani all'estero". Anzi, si legge ancora nel dispaccio inoltrato dlla diplomazia Usa al governo federale, "i nostri contatti hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi ai loro scopi, quindi resta da verificare se la tattica del governo italiano avrà successo […] Il rapporto è stato scritto avendo i magistrati in mente".
Si sarebbe trattato, dunque, di un'interferenza in piena regola in virtù della quale il governo italiano avrebbe dato al rapporto il taglio più idoneo affinché si evitassero ulteriori commissioni d'inchiesta. In un dispaccio del 9 maggio 2005 Mel Sembler avrebbe poi affermato che il governo italiano è intenzionato ad "evitare critiche" al punto tale da non aver mai posto un interrogativo fondamentale: "Perché solo una macchina su 30 passate per il check point è stata colpita dal fuoco?".
Palazzo Chigi si è affrettato a smentire in una nnota le dichiarazioni di WikiLeaks: "Ancora una volta i resoconti attribuiti all'ambasciatore americano in Italia corrono il rischio di accreditare posizioni non solo mai assunte dal governo italiano, ma esattamente contrarie alla verità", anzi, sostiene ancora l'esecutivo, "Il governo italiano si è dissociato dalle conclusioni dell'inchiesta Usa su Calipari", dimostrando l'infondatezza di quanto sostenuto dall'organizzazione di Assange.
Il Partito Democratico, invece, ha chiesto a Berlusconi di riferire in parlamento su quanto divulgato oggi da WikiLeaks. Emanuele Fiano, il responsabile sicurezza del Pd, ha assicurato che "Pretenderemo che il presidente del Consiglio riferisca al Parlamento, spiegando il contenuto di queste informazioni che dimostrerebbero che, per motivi inaccettabili di rapporti internazionali, il nostro governo avrebbe omesso di fare fino in fondo il proprio dovere per accertare le cause dell'uccisione di un servitore dello Stato, che si è sacrificato per riportare a casa una giornalista".