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Volare tenendo il bimbo in braccio è pericoloso? Gli esperti di sicurezza chiedono nuove regole

Le recenti tragedie aeree hanno nuovamente sollevato il tema della sicurezza in volo, dove i bambini sotto i due anni viaggiano ancora in braccio ai genitori nonostante i rischi in caso di turbolenze o incidenti. Negli Stati Uniti però, ora esperti e associazioni chiedono l’obbligo d’imporre l’utilizzo di seggiolini omologati, anche se burocrazia e ostacoli economici sembrano frenare il processo di cambiamento.
A cura di Niccolò De Rosa
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Complici gli ultimi incidenti aerei avvenuti a Philadelphia, Washington e nella vicina Toronto, negli Stati Uniti si sta tornando a parlare di sicurezza in volo e uno dei temi più caldi sul piatto – anche se non direttamente collegato alle recenti tragedie – riguarda – la questione dei bambini di età inferiore ai due anni che, su tutte le linee aeree, possono volare in braccio ai genitori senza obbligo di un posto a sedere dedicato.

Questa pratica presenta però per molti esperti rischi significativi in caso di turbolenze o incidenti. Gli esperti sottolineano che l’opzione più sicura sarebbe far viaggiare i più piccoli in seggiolini omologati, anche se ciò dovesse comportare l’acquisto di un biglietto extra.

Le raccomandazioni degli esperti

Benché tutte le compagnie aeree – sia quelle di linea, sia quelle low cost – prevedano semplicemente che il minore di due anni rimanga in braccio al genitore (anche perché non gode di un posto assegnato), molti enti per la sicurezza dei trasporti degli Stati Uniti e del Canada consigliano da tempo che i bambini sotto i due anni viaggino in seggiolini omologati, simili a quelli per per gli spostamenti in auto, per proteggerli da eventuali incidenti.

Anche la Federal Aviation Administration (FAA) e l’American Academy of Pediatrics si sono espresse a favore di questa misura, pur non richiedendone l'obbligatorietà. Molti esperti e associazioni di categoria continuano a fare pressioni affinché questa normativa venga rivista, ritenendo che un’adeguata protezione possa fare la differenza tra la vita e la morte in caso di emergenza.

Un costo che vale la sicurezza

Come analizzato da diversi media americani, uno dei principali ostacoli all’adozione di questa misura rimane per il costo aggiuntivo del biglietto per il bambino, che renderebbe ancora più oneroso il viaggio per la famiglia.

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"Ci siamo passati tutti in quel momento della vita in cui hai dei bambini piccoli. Non stai nuotando nei soldi. Stai cercando di risparmiare qualche spicciolo in ogni modo possibile. E se puoi evitare di comprare un posto in più, è una reazione del tutto comprensibile", ha recentemente commentato Tom Chapman, membro del National Transportation Safety Board (NTSB) che però ha anche sottolineato come tale atteggiamento spesso possa portare i genitori a non comprendere il rischio reale cui vengono esposti i loro stessi figli.

Michelle Pratt, esperta di seggiolini e fondatrice di un'impresa di rivendita di dispositivi di sicurezza per i viaggi dei più piccoli, ha invece incoraggiato i genitori a considerare questo investimento come una priorità. "Il costo di un biglietto per un bambino è spesso inferiore a quello di una valigia da imbarcare. Perché non approfittarne?", ha affermato evidenziando come la spesa sia giustificata dal livello di sicurezza garantito.

Perché non esiste ancora una regola?

La FAA, così come tante le altre agenzia di sicurezza aerea nazionali e internazionali (inclusa la nostra ENAC, l'EnteNazionale per l'Aviazione Civile), basa la sua normativa su studi condotti 30 o 40 anni fa che avevano definito la pratica di tenere in braccio un bimbo molto piccolo come relativamente sicura.

Bambino mangia in aereo

Il New York Post ha citato in particolare uno studio condotto negli anni ‘90 che rappresenterebbe il motivo principale dietro la mancata obbligatorietà dei seggiolini. L’analisi suggeriva che, se le famiglie fossero obbligate ad acquistare un biglietto extra per i bambini, molte potrebbero preferire viaggiare in auto piuttosto che in aereo. Poiché gli incidenti stradali sono molto più frequenti di quelli aerei, questa scelta potrebbe paradossalmente aumentare il numero di vittime tra i più piccoli.

Chapman però ha definito questa logica decisamente "superata" e si è augurato che lo studio venga al più presto aggiornato, soprattutto perché oggi i voli sono più accessibili rispetto al passato.

Un drammatico precedente

Tra i più attivi promotori di un cambio di normativa c'è anche Jan Brown, un ex assistente di volo che è diventata una fervente sostenitrice dell’uso dei seggiolini dopo aver vissuto in prima persona una tragedia. "La cosa più triste è che la maggior parte delle famiglie che viaggiano con un bambino in braccio pensano che, poiché è consentito, sia sicuro" ha raccontato Brown ai media statunitensi prima di rievocare l'episodio che la rese una paladina della sicurezza aerea.

Nel 1989 infatti, la donna stava lavorando a bordo di un aereo della United Airlines che precipitò vicino a Sioux City, in Iowa. Sul velivolo si trovavano anche quattro bimbi molto piccoli che, come da prassi, si trovavano in braccio ai loro genitori. Brown allora, seguendo le procedure della compagnia aerea, aveva ordinato che i neonati fossero adagiati sul pavimento e avvolti in coperte e cuscini prima che i genitori si preparassero all'impatto imminente.

Quella "precauzione" tanto blanda  non servì però a salvare la vita di un bambino di 22 mesi (gli altri tre rimasero feriti). Brown ricorda tuttora con dolore il momento in cui la donna, disperata, le fece notare di aver seguito le istruzioni ricevute, mettendo il piccolo a terra prima dello schianto. Da quel momento, Brown ha dedicato la sua vita a sensibilizzare famiglie e autorità sulla necessità di rendere obbligatori i seggiolini in aereo.

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