“Voglio essere l’ultimo genitore a piangere dopo il suicidio del figlio per bullismo”: la battaglia di un papà
«Voglio essere l’ultimo genitore a piangere in tv» sono queste le parole di Sam Teusch, il papà di Sammy, un bimbo di appena 10 anni, che nel mese di maggio si è tolto la vita a causa dei continui episodi di bullismo, che alcuni ragazzi della scuola che frequentava gli riservavano.
Oggi il papà del bimbo racconta la loro storia perché adolescenti e adulti comprendano a cosa può portare il bullismo e sta raccogliendo le firme necessarie per emanare una legislazione anti-bullismo.
La storia di Sammy e l’impegno del papà
Sammy Teusch, come spiega il suo papà in una lunga intervista sul notiziario People, era un bimbo premuroso e amante dell’avventura: tra le sue attività preferite c’erano la pesca, il calcio e raccogliere i rifiuti che trovava sulle spiagge. Il piccolo era l’ultimo di 4 fratelli, i due gemelli Xander e Oliver di 14 anni e sua sorella Scarlett, di 11 anni.
I problemi del piccolo, racconta il papà alla rivista, sono iniziati quando la famiglia ha deciso di trasferirsi a Greenfield, nell’Indiana, 2 anni fa.
Il bimbo è stato preso in giro dai nuovi compagni della scuola per la sua statura: “Sammy era più minuto dei suoi coetanei e proprio così sono iniziate le prese in giro” ha spiegato il papà a People.
Le prese in giro sono aumentate quando il piccolo ha dovuto indossare gli occhiali, fino a che un giorno è rientrato a casa dicendo ai suoi genitori che mai più li avrebbe voluti mettere.
Il piccolo si nascondeva dai bulli, mettendosi sotto i banchi, rinchiudendosi in bagno e ricevendo anche delle segnalazioni da parte della scuola per questo. Un altro episodio spiacevole ha coinvolto un bambino che ha sbattuto il tablet di Sammy sulla sua faccia, facendogli male e facendolo sanguinare. E un gruppo di bambini che prendeva in giro sua madre, che lavorava come custode della scuola.
Tuttavia, come si legge dal sito della petizione, che il papà invita quanti più genitori possibili a firmare, nonostante le 20 segnalazioni che la famiglia afferma di aver fatto alla scuola, la struttura dice di non aver ricevuto nessuna denuncia e per questo di non aver agito in alcun modo.
Sammy, infatti, si è tolto la vita e sono stati vani gli interventi del personale sanitario accorso sul posto. La causa della morte è stata confermata dal capo della polizia di Greenfield, Brian Hartman, in una dichiarazione del 31 maggio.
Il suo papà, ha spiegato al giornale online Thedailybeast che dopo l’accaduto alterna momenti di spensieratezza, a momenti di estrema tristezza ma che ha sentito fin dal primo momento di dover fare qualcosa per rendere giustizia al suo bambino.
"Sono arrabbiato perché Sammy non sapeva cosa fare, a chi rivolgersi. Io mi sento in colpa come papà perché non ho fatto di più, ma sento che ogni genitore quando il proprio figlio è a scuola dovrebbe essere certo che lo sta affidando a persone che si prendono cura di lui" ha spiegato il papà ad abcNews.
Per il suo Sammy, per la sua famiglia, per tutti i bimbi e tutti i genitori Sam ha dato vita a una raccolta firme che ha l'obiettivo di proporre al Congresso di emanare una legislazione anti-bullismo. Tra le richieste della famiglia, che si leggono sul sito ci sono:
- un piano per gestire le segnalazioni di bullismo che arrivano al personale scolastico
- una politica antibullismo che abolisca gli atti violenti dal vivo e online, con apposite linee guida che siano note a docenti e studenti
- permettere alle scuole di agire con dei provvedimenti di qualsiasi tipo siano le segnalazioni e informare i genitori su ciò che accade ai loro figli
- creare una task force anti bullismo
- creare un numero di telefono sul quale creare segnalazioni
- ormare il personale scolastico