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“Vogliamo figli capaci di scegliere ma poi lo facciamo per loro”: la pedagogista sulla giornata dell’ascolto dei minori

Oggi è stata la prima Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori, volta a sensibilizzare sull’importanza del dare parola ai più piccoli, soprattutto per le decisioni che li riguardano. La professoressa Anna Granata ha spiegato cosa accade ogni volta che il mondo adulto non lascia spazio ai sogni e ai desideri dei minori.
Intervista a Prof.ssa Anna Granata
Professoressa associata di Pedagogia all'Università di Milano Bicocca
A cura di Sophia Crotti
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genitori ascoltano i figli
Immagine di repertorio

Oggi 9 aprile è stata la prima Giornata Nazionale dell'Ascolto dei Minori, indetta dal Governo lo scorso luglio 2024 con l'obiettivo di promuovere la partecipazione attiva di bambini e adolescenti nelle decisioni che li riguardano. Come si legge dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dare origine a una giornata sul tema e ad attività che mettano davvero al centro i più piccoli è essenziale per ricordare al mondo adulto che secondo l'Articolo 12 della convenzione Onu è proprio un diritto dei minori quello di essere ascoltati.

La pedagogista e docente universitaria Anna Granata ha spiegato a Fanpage.it perché spesso il mondo adulto in famiglia o a scuola prende decisioni per i ragazzi senza contemplarli, specificando cosa causa in loro questo continuo farsi piombare addosso le scelte degli altri.

Anna Granata (Professoressa associata di Pedagogia all'Università di Milano Bicocca)
Anna Granata (Professoressa associata di Pedagogia all'Università di Milano Bicocca)

Professoressa, perché è importante che il mondo adulto si metta in ascolto dei figli?

Per due motivi principalmente, innanzitutto perché i minori sono già cittadini e saranno gli adulti del domani, dunque permettendo loro di prendere parola si dà anche la possibilità di esercitare una cittadinanza piena; in secondo luogo questo spazio permette loro di uscire da una visione sempre e solo adultocentrica, secondo cui i grandi avrebbero tutte le soluzioni al vivere civile.

Come può la famiglia mettersi in ascolto dei figli?

È auspicabile che, nonostante tutte le famiglie abbiano contesti culturali differenti, tutte diano uno spazio di parola ai figli quando si tratta delle decisioni per il loro futuro, dalle più piccole e quotidiane, a quelle più importanti. Attorno alla tavola, per esempio, è importante che le famiglie insegnino ai figli l'importanza dell'alternarsi nei turni di parola, e di prendere parola quando tocca a loro. Spesso invece accade che per esempio, quando si parla della scuola da scegliere per i propri figli, non si lasci a loro possibilità di scelta, ma si decida per il percorso liceale o per quello professionale se si vuole che nell'immediato vadano a lavorare, niente di più sbagliato, dal momento che i ragazzi devono poter scegliere ciò che sentono essere la loro strada.

La scuola, invece riesce a mettersi in ascolto delle esigenze degli alunni?

Secondo i dati raccolti dall'OCSE nel 2022, che hanno analizzato il tempo di parola in classe, è emerso che l'80% di questo in classe è dell'insegnante, se immaginiamo classi popolate da una ventina o trentina di alunni, capiamo che a ciascuno studente rimane lo 0.8% del tempo di parola, quasi nulla. Questo significa che tra i banchi di scuola i ragazzi non imparano a prendere parola, a fare domande, a prendere decisioni e a esprimere opinioni, situazione che con molta probabilità che non accadrà neanche altrove. Senza contare che poi emerge già nelle classi il fatto che i maschi prendano più spesso parola delle ragazze, e che gli alunni con background migratorio facciano fatica a prendere parola. A causa di questo deficit di fiducia da parte degli insegnanti nei confronti dei saperi e dei punti di vista degli alunni, si creano delle disparità nel tempo di parola che saranno poi differenze nella cittadinanza attiva.

Cosa succede ai ragazzi inseriti in contesti in cui sono sempre i grandi a scegliere per loro?

Si infrange la loro capacità di avere desideri, ambizioni per il futuro da costruire da soli, di comprendere cosa amano e desiderano essere la loro strada. Io sono una docente universitaria e mi accorgo che gli studenti, quando arrivano a dover scegliere un tema per la tesi fanno proprio fatica, non sanno cosa scegliere perché si sono disabituati a farlo, e questo dovrebbe essere un monito per scuole e famiglie, evidentemente non in grado di accompagnarli nell'imparare a scegliere.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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