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Vietare i cellulari a scuola serve davvero? Uno studio suggerisce il contrario

Una ricerca dell’Università di Birmingham sembra smentire l’efficacia della linea dura contro l’uso dei cellulari a scuola. Secondo i risultati dello studio, vietare gli smartphone in classe non porta a un miglioramento né del benessere degli studenti né del loro rendimento scolastico.
A cura di Niccolò De Rosa
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Per favorire la concentrazione degli studenti, migliorare l'apprendimento e ridurre il tempo trascorso davanti agli schermi, sempre più Paesi stanno introducendo misure rigorose per vietare l'uso di smartphone e dispositivi elettronici durante l'orario scolastico. In Italia, ad esempio, una circolare firmata lo scorso luglio dal Ministro dell'Istruzione Valditara ha imposto agli studenti di asilo, elementari e medie il divieto assoluto di utilizzare il cellulare in aula, anche per scopi didattici.

Ma è davvero così sicuro che vietare i telefoni nelle scuole possa migliorare il rendimento scolastico e la salute mentale degli studenti? Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Birmingham ha provato a indagare il legame tra le regole scolastiche più rigide in materia di smartphone e il benessere degli studenti e stando ai risultati  pubblicati sulla rivista The Lancet, il semplice blocco dell'uso dei telefoni sembra non portare automaticamente a miglioramenti nei voti, nella salute mentale dei ragazzi o nel comportamento in classe.

Nessun effetto diretto sui risultati scolastici

Per ottenere un quadro completo della situazione, gli studiosi hanno confrontato le politiche di utilizzo degli smartphone di 30 scuole secondarie in Inghilterra – 20 avevano bandito i cellulari, 10 no – coinvolgendo 1.227 studenti per capire se la linea dura su tablet e cellulari avesse sortito gli effetti desiderati.

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Analizzando i voti e risultati complessivi degli studenti, la ricerca non ha però rivelato differenze significative tra le scuole che impongono restrizioni e quelle che lasciano maggiore libertà di utilizzo. In particolare, il rendimento nella lingua inglese e in matematica non subisce variazioni rilevanti a seconda della politica adottata.

Benessere e comportamento invariati

Oltre ai voti, la ricerca ha analizzato anche aspetti legati alla salute mentale e fisica degli studenti. Anche in questo caso, però, il divieto di smartphone non sembra comportare vantaggi evidenti. Sonno, attività fisica e comportamento in classe non mostrano infatti miglioramenti nelle scuole che vietano i telefoni rispetto a quelle che non impongono restrizioni rigide.

L'uso eccessivo degli smartphone ha davvero effetti negativi

Se il divieto in sé non sembra efficace, lo studio conferma però che un uso eccessivo dello smartphone è collegato a diversi problemi per lo sviluppo dei ragazzi. Più tempo trascorso sui social e sullo schermo corrisponde a un peggioramento della salute mentale, una maggiore incidenza di ansia e depressione, minore attività fisica, disturbi del sonno e risultati scolastici inferiori.  Gli esperti hanno quindi sottolineato come il vero problema non sia tanto l'uso degli smartphone in classe, quanto il tempo totale che i ragazzi trascorrono su questi dispositivi.

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Una strategia più ampia per affrontare il problema

La dottoressa Victoria Goodyear, autrice principale dello studio, ha spiegato alla BBC che i risultati non sono "contro" i divieti – che anzi possono essere visti con un certo favore, soprattutto per le classi di bambini più piccoli – ma evidenziano come questi non siano sufficienti per affrontare il problema. "Dobbiamo fare di più che semplicemente vietare i telefoni a scuola", ha dichiarato, sottolineando la necessità di strategie più ampie per ridurre il tempo passato davanti agli schermi. Un approccio che però richiederà l'impegno congiunto di famiglie, istituzioni e, ovviamente, insegnanti.

Un dibattito sempre più acceso

I risultati dello studio potrebbero alimentare ulteriormente il dibattito sulla necessità di regolamentare l'uso degli smartphone tra i minori. Joe Ryrie, direttore del gruppo Smartphone Free Childhood, ha definito i dati "sorprendenti", poiché molti insegnanti hanno affermato di riscontrare evidenti benefici nei loro istituti dopo l'introduzione del divieto. Ryrie ha anche ricordato l'allarmante quantità di tempo che i ragazzi trascorrono sugli schermi, stimata tra le quattro e le sei ore al giorno, chiedendo regolamenti ancora più severi per rendere i social meno accessibili e meno coinvolgenti per i giovani.  Una dichiarazione che trova giustificazione nell'infuocato confronto che sta riguardando il Regno Unito e altri Paesi Europei (Italia inclusa) sulla necessità di vietare per legge smartphone e social ai minori di 16 anni.

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