Veronica, donatrice di sangue cordonale: “Non ho tolto nulla al mio bimbo, gli ho permesso di fare del bene”
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Erano trascorsi appena 5 minuti dalla mezzanotte, il cielo si illuminava dei colori dei fuochi d’artificio e mentre tutta Italia festeggiava l’avvento del nuovo anno, Veronica D’Ambrosio stringeva tra le braccia il suo piccolo Francesco, il secondogenito arrivato per completare un quadro già meraviglioso. “Ricordo tutti i medici in festa, in sala con me quando l’infermiera mi ha sussurrato che si trattava proprio del primo nato dell’Ospedale”. Il piccolo Francesco, grazie alla scelta altruistica della sua mamma, però, non verrà ricordato dai rotocalchi solo per essere stato il primo nato dell’anno ma anche per aver donato il sangue contenuto nel cordone ombelicale e ricco di cellule staminali.
D’Ambrosio ha spiegato a Fanpage.it il perché della sua scelta e con le sue parole, oltre a incoraggiare le mamme che se la sentono a compiere questo gesto, ha voluto sfatare tante false credenze, che spesso circolano a causa della poca informazione sull’argomento.
Chi ti ha parlato per la prima volta della possibilità di donare il sangue del cordone ombelicale?
L’ostetrica che mi seguiva durante il corso pre-parto mi ha spiegato tutta la procedura, sia dal punto di vista pratico che burocratico. Mi ha elencato i requisiti necessari per poter diventare donatrice, accertandosi che non soffrissi di malattie autoimmuni o che nella mia famiglia non ci fossero casi di malattie tumorali e mi ha parlato dei moduli che avrei dovuto compilare.
L'ospedale in cui hai partorito ha dunque un centro di raccolta del sangue cordonale?
Sì, l’ospedale di Alessandria, dove ho partorito, è organizzato con uno specifico sistema per la raccolta del sangue cordonale donato, c’è proprio un equipe formata che se ne occupa di giorno e di notte, così da poter intervenire a qualsiasi ora avvenga il parto. Nel mio caso, poi, oltre all’ostetrica che mi aveva seguita durante la gravidanza c’era in sala parto un’altra ostetrica che l’affiancava, e che durante il parto si è occupata di preparare accuratamente tutto il materiale necessario per il prelievo del sangue.
In ospedale chi hai avvisato per dichiarare il tuo desiderio di donare il sangue cordonale?
Io ero in travaglio e l’ostetrica che mi ha seguita, e sapeva del mio desiderio di donare il sangue cordonale, mi ha chiesto se ne fossi ancora convinta. A quel punto mi ha aiutata a compilare i moduli necessari alla donazione. In generale, se si rispecchiano i criteri necessari alla donazione, si può decidere anche all’ultimo momento di donare il sangue cordonale.
Come è avvenuta nella pratica la donazione di sangue cordonale?
Innanzitutto è venuto al mondo il mio bambino, e il cordone ombelicale è rimasto attaccato a lui e a me il minutaggio necessario affinché ne beneficiasse, come per tutti i bambini. A questo punto è stato clampato il cordone ombelicale, bloccato sul bambino, che nel nostro caso è stato dato in braccio al papà, mentre l’ostetrica si è occupata di prelevare il sangue necessario, che è stato messo poi in un contenitore specifico. A questo punto è avvenuta l’espulsione della placenta.
Tuo marito ha potuto cambiare il cordone ombelicale?
Certo, infatti io non ho notato alcuna differenza con un parto normale, mio marito è rimasto in sala parto con me e mi ha assistita durante il travaglio e il parto, poi ha tagliato il cordone, come era accaduto per la nostra prima figlia. L’unica differenza è che il materiale che andrebbe buttato, quindi il cordone ombelicale in questo caso, viene utilizzato per donare le cellule contenute.
È una pratica dolorosa?
Assolutamente no, non si sente nulla, è esattamente come per un parto naturale quando viene espulsa la placenta e tagliato il cordone. Anzi, a dire il vero è il momento migliore del parto, perché il dolore è finito, i medici si stanno prendendo cura del bimbo assicurandosi che stia bene e intanto avviene la donazione.
Alcune persone affermano che donare il contenuto del cordone ombelicale voglia dire togliere qualcosa al proprio bambino, cosa ti senti di dire a riguardo?
Che è una falsa credenza, al bambino non si toglie nulla, i medici innanzitutto si prendono cura di lui e si accertano che stia bene, lo lasciano attaccato al cordone ombelicale il tempo standard e solo a quel punto avviene la donazione di sangue. Non si toglie nulla ai bambini, anzi si da loro qualcosa in più, la possibilità che quelle cellule vengano utilizzate per curare altri bambini.
Tu perché hai deciso di donare il sangue cordonale?
Perché era un gesto che avrei voluto fare già con la mia prima bambina, ma non ho potuto dal momento che con lei ho rotto le acque il giorno prima della nascita, e non c’erano dunque i prerequisiti necessari alla donazione. Infatti mi ero informata, avevo letto il modulo dell’ospedale contenente le domande e sapevo che se avessi avuto un altro bambino avrei donato il sangue.
Che significato ha avuto per te quindi la nascita del tuo bambino e la possibilità di donare il sangue cordonale?
È stato un momento meraviglioso, sia perché era venuto al mondo mio figlio, sia perché, grazie a quella nascita, avevo potuto fare del bene. All’idea che le cellule di mio figlio possano aiutare qualcuno, sono davvero molto felice.
Glielo racconterai, quando sarà adulto?
Certo, ho acquistato tutte le copie cartacee del giornale che il primo giorno dell’anno hanno raccontato della nascita del mio bambino e le voglio conservare proprio affinché un domani le legga e sappia di aver fatto un bellissimo gesto.
Tuo figlio è stato anche il primo nato dell’anno, come è stato vivere questa emozione?
È stata una gioia che ricorderemo per sempre. Un’emozione insolita, anche perché ero la sola in sala parto, con tutti i dottori lì per me. Quando il piccolo è nato, a mezzanotte e zero cinque, la gioia non era solo nostra ma di tutti, anche i dottori brindavano al nuovo anno e alla nuova nascita. Io però che lui fosse il primo nato l’ho scoperto dall’infermiera l’indomani.
Cosa ti senti di dire ad una donna che sta per partorire e non sa se donare o meno il sangue cordonale?
Io dico che nessuno si deve sentire obbligato a compiere questo gesto, perché si tratta di una scelta libera. Tuttavia, è necessaria la giusta informazione per le donne, che devono poter parlare con le persone giuste, perché la disinformazione rischia di creare delle paure e delle credenze infondate. Se una donna comunque decide di non donare è importante che non si senta di aver sbagliato o di essere stata meno altruista di altre, perché donare è, e deve rimanere, una scelta libera.