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“Una diagnosi precoce di dislessia evita scarsa autostima e ansia nei bambini”, il neuropsichiatra

Il neuropsichiatra infantile Cristiano Termine ha spiegato a Fanpage.it l’importanza di una fitta collaborazione tra docenti e neuropsichiatri, in grado di dare vita a diagnosi precoci di disturbi del neurosviluppo, che rendano la scuola un luogo accogliente per i bambini.
Intervista a Cristiano Termine
Professore di Neuropsichiatria infantile presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese
A cura di Sophia Crotti
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dislessia

Nella giornata internazionale della dislessia, che ricorre l'8 di ottobre, il dottor Cristiano Termine, professore associato di Neuropsichiatria infantile presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese, ha raccontato a Fanpage.it, l'importanza di ricevere una diagnosi di precoce di dislessia.

"Con una diagnosi precoce i bambini incontrano un ambiente pronto ad accoglierli e non si sentono indietro rispetto ai coetanei, fondamentale per evitare alcuni effetti collaterali tra cui frustrazione e abbassamento dell'autostima, inoltre gli insegnanti riescono a potenziare precocemente alcune loro abilità".

dottor Cristiano Termine
dott. Cristiano Termine (docente di Neuropsichiatria infantile presso Università degli Studi dell'Insubria di Varese)

Quali sono le avvisaglie che genitori e insegnanti possono individuare nei bambini con DSA?

Innanzitutto già nell’arco della scuola dell’infanzia le educatrici dovrebbero svolgere questa funzione di filtro, ossia di individuazione precoce degli indicatori di rischio, quegli elementi cioè che fanno presagire un eventuale sviluppo del neurosviluppo. Questi riguardano diversi ambiti funzionali, dal linguaggio, perché i bambini che hanno difficoltà con il linguaggio parlato hanno un aumentato rischio di avere difficoltà con il linguaggio scritto quando arrivano a scuola. In breve aumenta il loro rischio di sviluppare la dislessia.

Perché è importante che la diagnosi di dislessia arrivi presto per i bimbi?

Perché se si identifica precocemente il bambino con disturbi del linguaggio, precocemente si può potenziare il suo linguaggio. Con ciò non voglio dire che si possa cambiare la traiettoria evolutiva del bambino rispetto alla dislessia che, è un disturbo del linguaggio neurobiologico, quindi una caratteristica dell’individuo, ma che si possa favorire un apprendimento migliore di lettura e scrittura grazie al potenziamento precoce del linguaggio.

Una diagnosi precoce permette al bimbo di trovarsi meglio a scuola?

Certo, perché si acuiscono le attenzioni alle prime fasi di apprendimento della letto-scrittura quando si arriva a scuola, e così genitori e insegnanti, sapendo che quel bambino potrebbe avere più difficoltà della media ad apprendere la lettura, gli fanno fare dei percorsi di potenziamento specifico. Grazie alla diagnosi la scuola si adatta alle caratteristiche dei bambini che fanno fatica ad apprendere la letto-scrittura, per esempio. Dunque nelle fasi iniziali dell’apprendimento, al posto di far passare tutto attraverso il leggere e scrivere i docenti valorizzeranno il canale orale, leggeranno i testi ad alta voce, faranno delle proposte per le quali invece che leggere e scrivere i bimbi dovranno rispondere a delle domande orali. Sono tutti metodi che permettono ai bambini, in ritardo con le acquisizioni di non sentirsi indietro rispetto ai compagni, e fanno parte degli strumenti che la legge 170 del 2010 ha reso di dominio pubblico e utilizzo collettivo.

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Quali sono gli effetti collaterali di una mancata diagnosi di dislessia per i bambini?

Bisogna dire che se un bambino trova un ambiente già pronto alle sue fatiche si sentirà compreso e non messo in crisi, se invece l’ambiente non riconosce la sua fatica e gli inculca l’idea che leggere e scrivere siano due abilità attraverso cui passa tutto ciò che è scolastico, questo causerà in lui frustrazione, abbassamento dell’autostima, un ridotto investimento nelle attività scolastiche, manifestazioni ansiose e disturbi del comportamento. Identificare presto, infatti, non significa solo poter fare un potenziamento ma anche prevenire gli effetti collaterali dei disturbi che si generano perché l’ambiente mette ostacoli al posto di rimuovere barriere.

La scuola di oggi ha gli strumenti per permettere ai bambini DSA di non sviluppare il rigetto nella scuola?

Credo che si stiano facendo enormi passi avanti.  Innanzitutto la legge 170 è datata 2010, sono trascorsi 15 anni dalla sua pubblicazione, e la cultura nelle scuole negli anni è incrementata. Poi Regione Lombardia è arrivata quest'anno con il progetto INDACO, che si svolgerà nel corso dei prossimi 3 anni e prevede identificazione e potenziamento non solo dei bambini DSA ma per tutti gli altri disturbi del neurosviluppo, tra cui ADHD, disturbo dello spettro autistico e della coordinazione motoria. Il progetto prevede proprio un legame tra le scuole e le unità di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. In questa rete la scuola fa identificazione e potenziamento, se i bimbi sono resistenti a questa ulteriore dose di pedagogia vengono attenzionati dagli esperti di neuropsichiatria che approfondiscono le difficoltà. Con questa filiera si evitano invii impropri nelle neuropsichiatrie, la scuola aiuta i bambini che hanno difficoltà in partenza, rimangono solo i bambini che hanno bisogno di verificare e trattare in maniera più specialistica il disturbo. La regione ha stanziato un milione e mezzo di euro per le neuropsichiatrie infantili della regione, a tempo indeterminato e penso sia uno degli investimenti più oculati, perché come già detto identificare presto significa evitare le complicazioni gravi e comportamentali che altrimenti si vedono in neuropsichiatria infantile negli anni successivi.

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E per la sua esperienza, i genitori accettano di buon grado le diagnosi di disturbi del neurosviluppo dei loro bambini?

Ovviamente tutto dipende dal tipo di diagnosi all’interno dei disturbi del neurosviluppo, credo che una diagnosi di DSA, come la dislessia, benché non sia semplice da accettare dal momento che comunque si tratta di un disturbo persistente, che potenzialmente può ostacolare il percorso scolastico, oggi sia molto diffusa e dunque una caratteristica come tante dei figli e degli studenti. Culturalmente diagnosi come quella di autismo o di ADHD, sono devastanti, mettono a dura prova le famiglie, si tratta di sfide educative importanti per i genitori e per la scuola.

Una giornata dedicata alla dislessia è importante per sensibilizzare l’opinione pubblica?

Sì, sono state organizzate tante attività infatti per l’occasione, alcune con l’Associazione Italiana di Dislessia, altre con la Regione, per presentare il progetto INDACO. Questo per dire che un’occasione come questa permette alle persone di attivarsi di più su questi temi.

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