Un uomo racconta in una poesia il dolore di un aborto spontaneo: “Anche chi sognava di essere papà soffre”
Frederick Joseph è un uomo che tramuta le sensazioni che prova, positive e negative in poesia. Ha deciso di scrivere un testo in rime su un dolore immenso che ha scosso la sua famiglia, la perdita del bambino che sua moglie portava in grembo, a causa di un aborto spontaneo.
“Si parla così poco del dolore che prova una famiglia, in particolare che prova un uomo, quando la compagna vive un aborto spontaneo, per questo ho voluto mettere quel trauma in poesia” ha spiegato l’uomo a Today.com.
L'infertilità e l'aborto spontaneo
Frederick ha raccontato a Today.com il travagliato percorso che stava portando lui e sua moglie Porsha ad avere un bambino.
I due hanno iniziato a parlare del loro desiderio di genitorialità, provando così ad avere un bambino “mai avremmo pensato di trovare intoppi o ostacoli sul nostro percorso”, ha spiegato l’uomo.
Dopo un anno di tentativi e di test di gravidanza sempre negativi, però, è stato chiaro che i due non riuscivano a concepire in maniera naturale.
Frederick e sua moglie hanno deciso di sottoporre la loro fertilità ad una serie di accertamenti, dai quali è risultato che Porsha fosse affetta da endometriosi, patologia che, come spiega l’NHS ha tra i possibili sintomi anche difficoltà a rimanere incinta. La donna è stata operata e poi lei e il marito hanno deciso di optare per le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita, in particolare per la fecondazione in vitro. Al primo tentativo Porscha è rimasta incinta e la coppia è esplosa di felicità.
“Finalmente pensavamo che sarebbe arrivato il giorno più bello della nostra vita” ha detto Frederick a Today.com. Le prime visite di routine per accertarsi che il piccolo crescesse bene sono andate al meglio, i due hanno potuto tirare un sospiro di sollievo quando la ginecologa ha fatto sentire loro il battito cardiaco del bambino.
Alla nona settimana di gravidanza, però, l’esito della seconda ecografia per la coppia è stato devastante, il cuore del loro bimbo aveva smesso di battere.
“Il medico non sapeva neanche cosa dirci, nonostante immagino che situazioni del genere le avesse vissute altre volte, io e mia moglie ci guardavamo increduli, è un dolore che non si può spiegare” ha detto Joseph a Today.com.
La poesia “Piangiamo insieme”
L’uomo stava già programmando la sua vita da padre quando quel dolore è arrivato e lo ha costretto a rinchiudersi in se stesso. Cercando online non ha trovato alcun padre che esprimesse i suoi sentimenti di tristezza e sgomento riguardo la perdita di un figlio, più voci di madri, quasi come non fosse socialmente accettato che un uomo possa soffrire a causa di un aborto. Per questo ha deciso di scrivere una poesia, in cui già il titolo rivendica il diritto degli uomini di piangere e provare tristezza: “Piangiamo insieme”.
Nel testo l’uomo parla di sogni mai nati e di un dolore che per la prima volta sente di non poter curare in sua moglie:
Anche se la mia presa è fragile.
La geografia del suo viso mi è estranea,
Mentre il medico spiega il terreno di un dolore
Non posso ripararla. Un buco nero da cui non posso salvarla.
Nah, non può essere giusto. Guarda di nuovo! Rifiutando di accettare il corpo di mia moglie,
Come luogo di una scomparsa così inspiegabile.
Racconta poi di essere stato allontanato dalla stanza e di aver sentito la moglie piangere. In quel momento ha ripensato a tutti i sogni di genitorialità fatti fino a quel momento e a tutti i nomi sui quali avevano fantasticato.
Per tutte le iniezioni di fecondazione in vitro,
Le notti in cui discutevamo sui nomi, gli attacchi di ansia per i soldi,
E i momenti in cui ci siamo pizzicati all'idea di essere stati scelti
Come si sutura una ferita vissuta nelle sillabe di un nome mai pronunciato?
Preso dal dolore conclude la poesia deponendo le armi e dicendo che non sa come si guarisce da un dolore così grande, se non stando a fianco a sua moglie:
E mi chiedevo, come faremo a sopravvivere a questo,
E col tempo la mia domanda ha trovato risposta: insieme.