Un padre su dieci soffre di depressione post partum: lo studio di un fenomeno spesso sottovalutato
La depressione post partum non è un fenomeno che interessa solo le neo-mamme: anche i papà possono soffrirne. Anzi, stando ai risultati riportati da un recente studio australiano, quel mix di sconforto, ansia e pensieri negativi che viene innescato dai cambiamenti dovuti alla nascita di un bambino colpisce circa un padre su dieci.
Il fatto che anche gli uomini accusino lo stress legato all'arrivo di un bebè non rappresenta certo una novità per la comunità scientifica, tuttavia la ricerca recentemente pubblicata sul Journal of Affective Disorders ha rivelato quanto significativa sia l'incidenza del fenomeno tra la popolazione maschile. Una scoperta che secondo gli esperti evidenzia ulteriormente l'importanza di riconoscere e affrontare questa condizione anche tra i papà.
Un problema spesso trascurato: i dati
La ricerca ha analizzato le informazioni relative a 350 uomini raccolti prima del concepimento e durante il periodo postnatale, e i dati di altri 427 uomini durante il periodo successivo alla nascita. I risultati hanno mostrato come il principale indicatore di depressione post-partum sia la presenza di sintomi depressivi già prima della nascita del bambino. I padri con una storia pregressa di depressione o ansia risultano infatti tre volte più inclini a sviluppare questa condizione.
Gli autori dello studio hanno però individuato elementi ricorrenti che offrono anche una speranza: prendersi cura della propria salute mentale e fisica prima della nascita del figlio può effettivamente ridurre significativamente il rischio di incorrere in stati depressivi nei mesi e negli anni seguenti.
I fattori di protezione: il ruolo del benessere personale
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalla ricerca riguarda il potenziale protettivo del benessere personale pre-concepimento. Elementi come l'autocura, il supporto relazionale, il coinvolgimento nella comunità e una buona salute fisica e mentale si sono dimostrati fondamentali per il mantenimento di uno stato psico-fisico adeguato ad affrontare le sfide della genitorialità.
Un miglioramento anche minimo del benessere generale prima della nascita del figlio ha infatti ridotto il rischio di depressione post-partum del 10% e i sintomi depressivi dell'1,2%. Investire sulla propria salute mentale dunque, non solo è utile per i padri, ma anche per il benessere dell'intera famiglia.
Le cause della depressione paterna
Stando a quanto riportato anche da studi precedenti, la depressione post-partum nei padri è spesso aggravata da fattori biologici, psicologici e sociali. Secondo Joshua P. Smith, psicoterapeuta (e padre) intervistato dal sito americano Parents, gli uomini possono sperimentare cambiamenti ormonali nel periodo successivo alla nascita di un figlio, come una riduzione del testosterone, che può influenzare in modo significativo l'umore e il sonno del neo-papà. A ciò si aggiungono poi le responsabilità crescenti e le pressioni sociali che spesso spingono i papà a non esprimere le proprie difficoltà.
Shanaz Ikonne, una terapeuta specializzata, ha invece sottolineato come molti uomini – sia per questioni culturali, sia per carattere – tendano a interiorizzare i propri sintomi, rendendo la depressione più difficile da individuare. Questo può portare a conseguenze negative, come l'accumulo di frustrazioni sopite (ma pronte a esplodere), conflitti all'interno del nucleo familiare, difficoltà nel legame con il bambino e, nei casi più gravi, isolamento o pensieri suicidi.
Come riconoscere i segnali: i campanelli d’allarme
Secondo gli esperti, ci sono diversi segnali che i padri dovrebbero monitorare per identificare la depressione post-partum. Irritabilità, senso di frustrazione e tristezza persistente sono alcuni dei tratti più frequenti e relativamente semplici da individuare, ai quali non di rado si aggiungono significative difficoltà nello stabilire un forte legame affettivo con il bimbo, disturbi del sonno, fatica cronica, apatiae sensi di colpa o inadeguatezza.
Come spiegato dalla dottoressa Ikonne, simili effetti molto spesso emergono tra il terzo e il sesto mese dopo la nascita del figlio, rendendo fondamentale un monitoraggio precoce per favorire un intervento celere ed efficace prima che la situazione degeneri in un periodo tanto delicato.
Le possibili soluzioni
Gli esperti concordano sull'importanza di riconoscere e affrontare i sintomi della depressione post-partum, unitamente a un cambiamento culturale che, benché più complicato, appare sempre più necessario per affrancare i padri da stereotipi antiquati che si ostinano a dipingere l'uomo di casa come un individuo forte e necessariamente privo di fragilità.
Per provare a risolvere la situazione però, il primo passo passa proprio dall'accettare il fatto che la depressione possa far parte del processo di adattamento alla paternità. Compiuto questo importante step, il consiglio dei terapeuti è di comunicare apertamente con il proprio partner (e altre persone di fiducia) e cercare di dedicarsi al proprio benessere personale, mangiando bene, facendo attività fisica e riservando un po' di tempo a tutto ciò che potrebbe offrire positività, sia essa la pratica dell' hobby preferito o l'introduzione di una nuova abitudine anti-stress, come una passeggiata mattutina.
Contemporaneamente a tutte queste misure, gli esperti raccomandano ai padri anche la partecipazione a gruppi di supporto (sia in rete che in presenza) per fare rete con altri papà e la ricerca di un aiuto professionale: iniziare un percorso di terapia può infatti rivelarsi una scelta decisiva verso un futuro più sereno e consapevole.