Un genitore su quattro usa le minacce di Natale per educare i figli. Gli esperti: “Attenzione a non perdere credibilità”
Secondo un recente sondaggio condotto dal C.S. Mott Children’s Hospital dell’Università del Michigan, un quarto dei genitori americani ricorre a minacce legate al Natale per disciplinare i figli e limitare i capricci. Frasi come "Ora lo dico a Babbo Natale" o "Quest'anno niente regali" sono infatti grandi classici del periodo natalizio per correggere comportamenti scorretti, soprattutto con bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni.
Il sondaggio, condotto lo scorso agosto su 725 genitori con figli tra 1 e 5 anni, ha rivelato come molti genitori non esitino a ricorrere anche a paventare l’abbandono di un luogo o la privazione del dessert per smorzare un comportamento indesiderato, soprattutto in pubblico. Altri, invece, preferiscono usare incentivi per premiare e incoraggiare i piccoli a comportarsi bene. Gli esperti però hanno riscontrato alcuni rischi in entrambi gli approcci.
I rischi delle minacce vuote
Commentando i risultati emersi dal sondaggio, la dottoressa Susan Woolford, pediatra e co-direttrice del Mott-Poll, ha evidenziato come la scelta di sfruttare gli oggetti del desiderio dei bambini (sia esso l'ambìto regalo di Natale o il dolcetto di fine pasto) per regolare il loro comportamento possa effettivamente risultare molto utile nell'immediato. Sul lungo periodo però, gli svantaggi potrebbero essere di gran lunga superiori ai benefici.
"La disciplina aiuta i bambini a distinguere tra comportamenti sicuri e appropriati, ma le minacce vuote minano la credibilità dei genitori", ha spiegato, sottolineando come gli ammonimenti non seguiti da conseguenze reali (alzi la mano chi ha davvero negato un regalo, magari già comprato e infiocchettato, per punire un comportamento) rischiano di compromettere la fiducia tra genitori e figli.
Secondo Woolford, pertanto, mamme e papà dovrebbero rinunciare al caro vecchio "Guarda che lo dico a Babbo Natale", e optare per strategie educative più efficaci, le quali però devono essere condivise, coerenti e adatte all’età e al livello di sviluppo del bambino. L'esperta ha ad esempio raccomandato di utilizzare il rinforzo positivo in modo puntuale per incentivare i comportamenti desiderati. Piuttosto che limitarsi a lodare in modo generico un comportamento (es: "Sei stata brava"), un genitore dovrebbe infatti porre l'accento sul motivo per cui il bimbo o la bimba sta ricevendo l'elogio: "È stato fantastico come hai aiutato a mettere a posto i giocattoli".
Attenzione, però, a non trasformare questi rinforzi in un sistema basato su premi e ricompense: offrire dolci o piccoli regali in cambio di comportamenti positivi rischia di alterare l’obiettivo educativo, spingendo i bambini ad adottare certi atteggiamenti solo per ottenere un premio, senza comprendere realmente perché sia giusto comportarsi in quel modo.
Le difficoltà dei genitori
Nel corso della raccolta dei dati, molti genitori hanno ammesso di avere difficoltà a mantenere una disciplina coerente. Quasi un quarto ha dichiarato di reagire impulsivamente a causa di stanchezza o irritazione, dimenticando le strategie pianificate. Per questo Woolford ha sottolineato l'importanza di pianificare in anticipo e concordare le strategie disciplinari con il partner per evitare segnali contrastanti.
Se infatti circa il 40% dei genitori ritiene che le proprie strategie siano efficaci, un genitore su otto non ha mai riflettuto sulle proprie strategie disciplinari, e meno di un quinto ha consultato un medico per ottenere consigli in merito.
Nonostante l’ampia varietà di risorse disponibili, dai libri ai consigli online, molti genitori continuano poi a sentirsi sopraffatti nel trovare metodi efficaci e circa il 42% ha ammesso di ricorrere occasionalmente a punizioni fisiche (schiaffi e sculacciate), un approccio che tutti gli esperti scoraggiano fortemente. Picchiare i bambini infatti, non solo impartisce un'errata lezione sul valore della violenza fisica, ma non risulta nemmeno utile per correggere l'azione o l'atteggiamento scorretto.
La pressione sociale e i social media
Un altro aspetto emerso dal sondaggio è il timore dei genitori di disciplinare i figli in pubblico. Il 31% ha espresso preoccupazione per la possibilità di scenate e per il giudizio altrui, amplificato dall’uso dei social media. La sociologa Michelle Janning, recentemente intervistata dalla CNN, ha spiegato che molti genitori temono di essere criticati in video o post virali.
Nonostante ciò, sia Woolford che Janning concordano nella necessità di incoraggiare i genitori a mantenere la rotta educativa prestabilita anche in pubblico, sottolineando che spesso altri genitori possono offrire empatia e supporto.
Scegliere uno stile educativo adatto
Secondo le conclusioni delle esperte, la coerenza rimane la chiave di volta per un successo educativo: le conseguenze devono essere direttamente collegate al comportamento per aiutare i bambini a comprendere la relazione tra azioni e risultati e le eventuali conseguenze devono essere sempre applicate, senza distinzioni di approccio tra i genitori, così da non inviare ai figli messaggi fuorvianti che potrebbero confonderli.