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Un esame del sangue per prevedere la depressione post partum: l’ipotesi in uno studio

Uno studio ha scoperto che la presenza alcune molecole nel sangue potrebbero giocare un ruolo importante nell’individuare la depressione post partum prima ancora che la condizione possa manifestarsi. Questo potrebbe portare a un test per identificare le donne a rischio e a trattamenti preventivi con farmaci.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un nuovo studio condotto dall'Università della Virginia e dal Weill Cornell Medicine potrebbe aprire la strada a un metodo rivoluzionario per identificare precocemente le donne esposte a un maggiore rischio di sviluppare la depressione postpartum, un disturbo che può compromettere – talvolta anche molto gravemente – la salute mentale delle neo-mamme.

Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Neuropsychopharmacology, alcune molecole presenti nel sangue durante la gravidanza potrebbero infatti funzionare come indicatori della probabilità di sviluppare questa condizione. La scoperta – se confermata anche dai successivi approfondimenti –potrebbe portare non solo a diagnosi più rapide, ma anche a trattamenti preventivi mirati per salvaguardare il benessere dei genitori e dei loro figli.

La depressione post partum: un problema diffuso

Secondo i dati riportati dagli studiosi, depressione post partum interessa circa 10/15 percento delle neo-mamme, le quali possono sperimentare ansia intensa, tristezza profonda, senso di disperazione e difficoltà nel legarsi al proprio bambino. Questi sintomi, se non trattati, possono avere conseguenze a lungo termine sulla madre e sullo sviluppo del bambino. Comprendere i meccanismi biologici alla base di questa patologia risulta pertanto essenziale per migliorare la prevenzione e il trattamento.

Il ruolo degli ormoni

Il nuovo studio si è concentrato su alcuni steroidi neuroattivi derivati dal progesterone, un ormone fondamentale nella gravidanza, poiché aiuta il corpo materno a creare le condizioni necessarie ad accogliere e crescere il feto. I ricercatori hanno analizzato il sangue di 136 donne durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, scoprendo che ben 33 di esse avevano sviluppato depressione post partum dopo il parto.

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Due molecole in particolare, il pregnanolone e l'isoallopregnanolone, sembrano giocare un ruolo chiave: il primo riduce lo stress, mentre il secondo lo aumenta. Le donne che hanno sviluppato la depressione post partum presentavano un rapporto alterato tra questi composti, oltre a livelli elevati di progesterone nel terzo trimestre.

Verso una diagnosi precoce

Questa scoperta potrebbe rivoluzionare la diagnosi della depressione post partum, permettendo ai medici di individuare le donne a rischio attraverso un semplice esame del sangue. Se confermata su un campione più ampio e diversificato, questa ricerca potrebbe portare allo sviluppo di un test clinico in grado di prevedere la malattia prima ancora che si manifestino i sintomi.

Oltre alla diagnosi precoce, i ricercatori ipotizzano che alcuni farmaci già in uso per trattare la depressione post partum, come il brexanolone e lo zuranolone, potrebbero essere utilizzati anche a scopo preventivo. Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive, questa prospettiva apre nuove strade per la tutela della salute mentale delle neo-mamme. La speranza è che, grazie a queste ricerche, si possa arrivare a un approccio più efficace per prevenire e curare questa diffusa patologia.

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