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Un bambino su due con ADHD soffre di problemi emotivi: lo studio e perché la scoperta può essere una buona notizia

Una ricerca dell’Università di Cambridge ha tracciato una forte correlazione tra il deficit di attenzione e iperattività e la difficoltà nel regolare le proprie emozioni. Tale legame potrebbe aiutare la Scienza a trovare strumenti più efficaci per supportare i ragazzi che soffrono di questo disturbo.
A cura di Niccolò De Rosa
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uno stimolante del sistema nervoso centrale

Un recente studio condotto da scienziati dell'Università di Cambridge ha rivelato che i problemi nella regolazione delle emozioni, che possono manifestarsi come depressione, ansia e scoppi d’ira, potrebbero essere un sintomo rivelatore del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

La ricerca, pubblicata su Nature Mental Health, mostra infatti come un bambino su due che incorre in una diagnosi certificata di ADHD presenta anche segni di disregolazione emotiva e che i farmaci a base di metilfenidato – uno stimolante del sistema nervoso centrale che comunemente prescritto per il trattamento del disturbo – risulta meno efficace nel trattare questo sintomo specifico.

Questa scoperta potrebbe aiutare ad una migliore comprensione dei meccanismi dietro il disturbo e portare allo sviluppo di modalità di supporto più efficaci per aiutare i bambini e i ragazzi che ne soffrono a vivere al meglio la loro crescita.

ADHD e autocontrollo emotivo

Come riportato dagli autori della ricerca, l'ADHD riguarda ormai circa 1 giovane su 14 nella fascia d'età 0-18 anni e in almeno la metà dei casi, il disturbo rimane anche con l'insorgere dell'età adulta.

Tale disturbo causa problemi come iperattività, impulsività e difficoltà di concentrazione ma gli ultimi studi hanno tracciato un collegamento sempre più evidente anche problemi di autocontrollo che portano chi ne soffre a sviluppare difficoltà nel regolare le proprie emozioni.

Fino a poco tempo fa tali problemi venivano considerati come conseguenze di altri sintomi relativi all'ADHD, come alcune difficoltà cognitive o motivazionale. Il lavoro del team di Cambridge sembra però dimostrare che l'incapacità di rispondere in modo adeguato ai propri stati emotivi si verifica indipendentemente da questi fattori.

Lo studio

A fornire le basi per la ricerca sono stati  hanno i dati dell'ABCD Study, uno dei più importanti studio longitudinali sullo sviluppo cerebrale dei bambini negli Stati Uniti.

I dati sui sintomi dell'ADHD erano disponibili per poco più di 6.000 bambini, permettendo ai ricercatori di assegnare un punteggio a ciascun individuo. Tale punteggio indicava la probabilità di avere l'ADHD.

I genitori o i tutori dei bambini e degli adolescenti del gruppo di studio avevano precedentemente completato una serie di questionari, che includevano domande sul comportamento emotivo come:

  • “Quando mio figlio è arrabbiato, ha difficoltà a controllare i suoi comportamenti”;
  • “Quando mio figlio è arrabbiato, sa che può trovare un modo per sentirsi meglio”
  •  “Quando mio figlio è arrabbiato, inizia a sentirsi molto male con se stesso”.

I ricercatori hanno così scoperto che oltre la metà (51,4%) degli individui nel gruppo che palesavano sintomi più accentuati mostrava segni di disregolazione emotiva, indipendentemente dai problemi cognitivi e motivazionali.

I risultati

I bambini della fascia 12-23 anni con pochi sintomi di ADHD che avevano ottenuto alti punteggi nel rilievo dei sintomi di disregolazione emotiva avevano quasi tre volte più probabilità di sviluppare sintomi più "pesanti" di ADHD a 14 anni rispetto a quelli che invece presentavano meno problemi nella regolazione delle proprie emozioni.

Non solo. Esaminando le scansioni cerebrali che sono state effettuate a spot su alcuni bambini è emerso che una parte del cervello, conosciuta come pars orbitalis (situata nella parte frontale del cervello), risultava più piccola tra chi dimostrava maggiori problemi emotivi.

La speranza dei ricercatori è che riconoscere la disregolazione emotiva come un elemento integrante dell'ADHD possa aiutare a comprendere meglio i problemi che i bambini affrontano, portando all'uso di trattamenti efficaci per la regolazione delle emozioni, come la terapia cognitivo-comportamentale.

Identificare il problema in anticipo permetterebbe poi di intervenire con trattamenti alternativi più efficaci, aiutando i bambini a gestire meglio le loro emozioni anche in età adulta.

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