Un bambino su 12 è vittima di abusi online: i consigli dell’esperta per proteggere i più piccoli
Il mondo digitale, uno spazio di connessione e opportunità, è diventato un campo di battaglia per una delle minacce più gravi ai bambini a livello globale: lo sfruttamento e l'abuso sessuale online. A dirlo è uno studio rivoluzionario recentemente pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health che incrociando più di 120 studi condotti in 57 Paesi differenti, ha dimostrato come, nel mondo, un bambino su 12 sia esposto a una qualche forma di abuso o sfruttamento attraverso siti o piattaforme social.
"È difficile non sorprendersi che ciò stia accadendo su una scala così sconcertante, e crediamo che i numeri effettivi possano essere persino sottostimati, poiché molte vittime non sono disposte a rivelare i propri dati a causa della natura delicata dell'argomento" ha dichiarato al quotidiano britannico The Telegraph Xiangming Fang, autore principale dello studio e professore associato presso la Georgia State University.
Questa allarmante statistica ha spinto gli esperti a chiedere un'azione immediata e coordinata a livello globale. Ma cosa si nasconde dietro questa crisi e come possiamo proteggere i membri più giovani della nostra società?
Comprendere le diverse forme di abuso
Per affrontare efficacemente questa questione, è cruciale comprendere le diverse modalità con cui si manifesta lo sfruttamento sessuale online. Lo studio ha analizzato dati provenienti da 123 ricerche condotte tra il 2010 e il 2023, classificando gli abusi in quattro principali categorie:
- Adescamento online: stando ai dati forniti dal team coordinato dal dottor Fang, si tratta dell'abuso più comune, e ha colpito il 12,5 % dei minori. Questo fenomeno include richieste sessuali e conversazioni prolungate che spesso portano allo scambio di immagini o video espliciti. Allarmante è il fatto che i perpetratori possano essere coetanei oltre che adulti.
- Sfruttamento sessuale: I bambini possono essere costretti a compiere atti sessuali in cambio di risorse come cibo, riparo, regali o persino un senso di appartenenza. Lo sfruttamento spesso si basa sulla vulnerabilità delle giovani vittime e, secondo lo studio, è un fenomeno che ha riguardato il 4,7% dei bambini.
- Ricatto sessuale: Le vittime vengono ricattate per fornire contenuti espliciti o compiere atti sotto la minaccia di esporre materiale intimo. Questa pratica è diventata sempre più sofisticata e ha coinvolto il 3,5% delle giovani vittime di abuso.
- Condivisione e esposizione non consensuale: Ciò include la ricezione, la condivisione o l'esposizione non autorizzata di contenuti espliciti, oltre all'uso inquietante della tecnologia deepfake per manipolare immagini di bambini. Anche questa è una forma di abuso piuttosto frequente e ha interessato il 12,6% del campione.
L'ascesa dell'intelligenza artificiale (IA) ha poi ulteriormente amplificato queste minacce, rendendo più facile per i malintenzionati creare e distribuire contenuti dannosi. Gli autori della ricerca hanno dunque sottolinea l'impatto devastante di tale materiale, affermando che l'abuso continua con ogni visualizzazione di simili contenuti.
Una crisi in crescita nell'era digitale
Secondo il professor Fang, la rapida evoluzione della tecnologia e la proliferazione dell'accesso a internet, specialmente nei paesi in via di sviluppo, hanno creato un'arma a doppio taglio. Infatti, sebbene questi progressi abbiano portato molti benefici in termini economici e di capacità di reperire informazioni, la capillarità di Internet e il difficile controllo dei suoi contenuti ha esposto milioni di bambini a rischi senza precedenti.
In un intervento per la CNN, Fang ha addirittura paragonato il Web a una "scena del crimine" globale dove i minori vengono sfruttati ogni dieci secondi. Le conseguenze di tale sfruttamento, poi, vanno ben oltre l'infanzia, portando a significativi problemi di salute mentale e fisica a lungo termine, prospettive lavorative ridotte e persino un'aspettativa di vita più bassa.
Nonostante le statistiche scoraggianti, il professore si è però dichiarato convinto del fatto che questa crisi sia prevenibile. Paragona la diffusione dell'abuso sessuale online ad altri grandi problemi di salute pubblica come l'asma, l'obesità e l'ADHD, auspicando un'attenzione simile in termine di prevenzione.
Il ruolo di genitori ed educatori
In attesa di misure più stringenti da parte dei governi – nel Regno Unito, ad esempio, il governo si appresta a varare misure più stringenti per dare seguito all'Online Safety Act introdotto nel 2023 per rendere il Web un posto più sicuro per i bambini – gli esperti si sono quindi rivolti ai genitori per porre un argine a questa pericolosa deriva.
Intervistata dalla CNN, la dottoressa Kara Alaimo, professoressa associata di comunicazione presso la Fairleigh Dickinson University, ha evidenziato in particolare l'importanza di educare i bambini sulla sicurezza online, in quanto i piccoli poco consapevoli o non supervisionati nelle loro attività online sono anche i soggetti maggiormente esposti al rischio di abusi.
Le regole per tutelare la sicurezza dei bambini
Secondo la professoressa Alaimo, la comunicazione aperta e sincera tra genitori e figli rimane lo strumento essenziale per far sì che i bimbi si confidino con gli adulti e non nascondano mai messaggi sconvenienti o approcci indesiderati per vergogna o timore di essere sgridati. Per ottenere un simile rapporto occorre dunque costruire nel tempo un ambiente familiare sicuro e accogliente, dove i bambini si sentano a loro agio e liberi da giudizi.
Parlare con i figli non è però l'unico antidoto alla tossicità di certi anfratti del Web. Per Alaimo, infatti, il compito di un genitore non può esimersi dal monitoraggio delle attività online (oggi la tecnologia dispone di funzionalità di supervisione parentale che permettono ai genitori di vedere con chi interagiscono i propri figli senza invadere troppo la loro privacy) e dall'imporre alcune limitazioni nel tempo trascorso davanti allo schermo.
Così facendo, non solo le percentuali di pericolo diminuiscono perché, banalmente, si riducono le occasioni di incontrare soggetti e contenuti inappropriati, ma aumentano anche le chance di sviluppare i giusti "anticorpi" alle insidie digitali grazie alle esperienze vissute nel mondo reale. Dopotutto, parlare e interagire con persone in carne e ossa insegna ai più piccoli a relazionarsi con il mondo molto più che stare dietro a una tastiera.
Anche la dottoressa Deborah Fry, altra firma di spicco dello studio e professoressa presso l'Università di Edimburgo, ha ribadito questo concetto, sottolineando la necessità che le famiglie rimangano vigili e proattive, senza esitare a chiedere aiuto in caso di bisogno.
"Tutto questo deve però essere supportato da una regolamentazione molto più solida degli ambienti online in ogni Paese, con un’istruzione migliore per i giovani e per coloro che si prendono cura di loro" ha ricordato Fry. "L'abuso e lo sfruttamento dei bambini sono prevenibili, ma è necessario agire ora. E i bambini non possono aspettare oltre".