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Troppo fluoro nei piccoli potrebbe abbassare il QI dei bambini: lo studio americano divide gli esperti

Un nuovo studio condotto su decine di ricerche precedenti ha collegato la frequqnte esposizione al fluoro a una diminuzione del QI nei bambini. I ricercatori hanno quindi sollevato preoccupazioni sulla neurotossicità della sostanza, specialmente per bimbi e donne in gravidanza, ma tra pediatri e dentisti in tanti continuano ritenere il fluoro un elemento indispensabile per la salute dei più piccoli: “Dati parziali e politicizzati”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Il fluoro, noto per i suoi benefici nella salute dentale, è tornato al centro di un acceso dibattito riguardo ai suoi effetti sullo sviluppo del cervello. Un ampio studio basato sulla rigorosa revisione di decine e decine di ricerche sul tema, ha infatti sollevato nuovi dubbi sull'impatto dell'esposizione al fluoro riguardo l'intelligenza dei bambini.

L'indagine, pubblicata sulla rivista JAMA Pediatrics e condotta da un ente governativo statunitense, è durata oltre nove anni e ha evidenziato una connessione tra l’aumento dei livelli di fluoro e una diminuzione del quoziente intellettivo (QI) nei più piccoli.

I risultati si sono basati sui dati provenienti da 74 studi condotti in 10 paesi e suggeriscono che anche piccole quantità di esposizione al fluoro potrebbero avere conseguenze significative sullo sviluppo cognitivo, soprattutto nei soggetti più vulnerabili. Di queste ricerche, ben 45 provengono dalla Cina, dove i livelli di fluoro sono spesso più elevati rispetto ad altre aree. In simili zone, i ricercatori hanno riscontrato significative differenze nei punteggi del QI tra i bambini esposti a livelli elevati di fluoro e quelli non esposti.

Le stesse informazioni contenute nella versione preliminare dello studio hanno posto le fondamenta per la sentenza di un giudice federale che lo scorso settembre ha ordinato all'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente di regolamentare ulteriormente l'utilizzo del fluoro in integratori e sistemi di fluorizzazione dell'acqua per proteggere lo sviluppo intellettivo dei bambini.

Il legame tra fluoro e intelligenza

I ricercatori del National Toxicology Program – il programma governativo americano che ha condotto lo studio –  hanno rilevato che per ogni incremento di una parte per milione (ppm) dei livelli di fluoro nelle urine (un'unità di misura utilizzata per rilevare le concentrazioni di una determinata sostanza) si osservava una diminuzione media di 1,63 punti nel punteggio del QI dei bambini. In media, i bambini con esposizione ai livelli più alti di fluoro hanno ottenuto punteggi circa 7 punti in meno rispetto a quelli con esposizione più bassa.

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Sebbene questo possa sembrare un calo modesto, gli scienziati hanno sostenuto che, su larga scala, le implicazioni potrebbero essere gravi: una riduzione di solo cinque punti nel QI di una popolazione potrebbe infatti  aumentare significativamente il numero di individui classificati come portatori di una qualche disabilità intellettiva.

Questa scoperta arriva da una meta-analisi che ha esaminato studi provenienti da diverse regioni, con la parte più significativa della ricerca proveniente dalla Cina, dove sono già emerse preoccupazioni riguardo all’esposizione al fluoro e l'intelligenza. Oltre agli studi cinesi, la revisione ha incluso ricerche condotte in Canada, Messico e altri paesi, alcuni dei quali si concentrano sull’esposizione al fluoro delle donne in gravidanza e sul suo impatto sul QI dei loro figli.

L'esposizione al fluoro e il caso americano

Il fluoro è un minerale naturale presente nel suolo, nell’acqua e nell’aria. È anche un sottoprodotto della produzione industriale, come quella dei fertilizzanti, e presente in vari prodotti d'uso quotidiano, dal dentifricio al tè. In molte zone degli Stati Uniti, il fluoro viene aggiunto deliberatamente alle forniture di acqua potabile per prevenire la carie dentale. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti hanno a lungo supportato la fluorazione dell’acqua, definendola uno dei più grandi successi della salute pubblica del XXI secolo.

Tuttavia, negli ultimi anni gli esperti hanno cominciato a rivalutare la sicurezza dell’uso diffuso del fluoro, soprattutto nei bambini, scatenando un acceso dibattito in seno alla stessa comunità scientifica. Sebbene il fluoro possa essere utile per la salute dentale, rinforzando lo smalto dei denti e prevenendo la carie, un'esposizione eccessiva — specialmente durante la prima infanzia, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo — potrebbe infatti comportare rischi che vanno ben oltre la fluorosi dentale, una condizione che provoca macchie e striature sui denti a causa dell'eccesso di fluoro.

Preoccupazioni per la neurotossicità

Un nutrito gruppo studiosi sostiene che il fluoro potrebbe avere effetti neurotossici, in particolare nei bambini in fase di sviluppo. Il dottor Bruce Lanphear, epidemiologo che ha contribuito allo studio ha ad esempio sottolineato la necessità di una revisione attenta dei rischi legati al fluoro. Pur ammettendo come le prove non siano ancora definitive, Lanphear ha tenuto a evidenziare la coerenza dei dati che mostrano un legame tra esposizione alta al fluoro e un QI più basso: sia che si misurassero i livelli di fluoro nei denti, nell’acqua o nelle urine, i risultati continuano a indicare una diminuzione dell’intelligenza nei bambini esposti a livelli più alti di fluoro.

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Lanphear ha anche indicato la possibilità – emersa da altre ricerche – che il fluoro possa essere associato a problemi comportamentali nei bambini, con conseguenze che potrebbero influire ulteriormente sul loro sviluppo.

Critiche e controversie

Non tutti concordano con le conclusioni dello studio. Alcuni esperti, come il dottor Steven Levy, professore di odontoiatria presso l’Università dell’Iowa, hanno duramente criticato la ricerca, mettendo in discussione i metodi utilizzati e la presentazione dei dati.

Come riportato dalla CNN, Levy sostiene che gli autori dello studio non abbiano fornito un contesto adeguato sugli studi sugli animali, che non hanno mostrato effetti negativi sull'apprendimento e la memoria nei roditori esposti a livelli di fluoro bassi o moderati. Inoltre, sottolinea che molti degli studi umani inclusi nella revisione provengono da paesi fuori dagli Stati Uniti e che alcuni di essi sono considerati ad alto rischio di distorsioni ed errate interpretazioni.

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Anche la professoressa Loc Do, dentista ed epidemiologo presso l'Università del Queensland, ha espresso sostanziali dubbi sui risultati ottenuti dall'indagine governativa. "Lo studio non aggiunge alcuna nuova informazione. La questione è diventata politicizzata e alcune persone giocano con i dati per adattarli ai propri obiettivi" ha tuonato la dottoressa, autrice di una recente ricerca che andava invece a smorzare i timori nei confronti dell'impatto del fluoro sullo sviluppo cognitivo dei più piccoli.

Pur riconoscendo la necessità di ulteriori approfondimenti, gli autori dello studio non hanno esitato a difendere i loro risultati, sottolineando come le prove disponibili giustifichino un approccio più cauto, in particolare per le popolazioni vulnerabili, come le donne in gravidanza e i bambini.

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