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Studio svela l’impatto nascosto della depressione paterna sui figli: più problemi comportamentali e meno autostima

Un nuovo studio americano ha dimostrato come i bambini di cinque anni esposti alla depressione paterna abbiano maggiori probabilità di sviluppare problemi comportamentali durante la scuola elementare. Gli esperti: importante che i padri si facciano aiutare per proeggere la loro salute mentale e quella dei figli.
A cura di Niccolò De Rosa
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A volte basta una pubblicità, una battuta in un film o il titolo di un libro per ritrovare l’immagine del padre “alla moda”: forte ma sensibile, presente ma ironico, sempre pronto a essere il pilastro della famiglia. Eppure, dietro questa narrazione rassicurante, c’è una realtà molto meno raccontata. Anche i padri soffrono. E quando la depressione paterna viene trascurata, le conseguenze sui figli possono durare per anni e influire negativamente sul loro sviluppo. Lo conferma un recente studio americano che invita a guardare con maggiore attenzione alla salute mentale degli uomini nel ruolo di genitori.

Un legame ancora poco esplorato

Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, è stato condotto da un team di ricercatori guidati da Kristine Schmitz, pediatra e docente alla Rutgers Robert Wood Johnson Medical School. Il gruppo ha voluto colmare un vuoto importante nella letteratura scientifica: se la depressione materna e quella post partum sono da tempo oggetto di indagine e intervento, quella paterna resta spesso in ombra, soprattutto quando si va oltre il periodo postnatale.

"Tra l’8% e il 13% dei padri statunitensi soffre di depressione nei primi anni di vita dei figli", spiega Schmitz. Una percentuale che sale drasticamente – fino al 50% – se anche la madre attraversa una depressione post partum. Ma gli effetti di questo disagio, se non affrontato, non si esauriscono nei primi mesi e possono influenzare a lungo lo sviluppo emotivo e comportamentale dei bambini.

depressione post partum paterna

Uno studio su oltre 1.400 famiglie

Per misurare concretamente questo impatto, i ricercatori hanno analizzato i dati del Future of Families and Child Wellbeing Study, un ampio studio longitudinale che segue famiglie statunitensi dal 1998. L’attenzione si è concentrata su due momenti chiave: quando i piccoli avevano raggiunto i cinque anni d'età, i padri sono stati sottoposti a uno screening per rilevare sintomi depressivi. A nove anni, invece, gli insegnanti dei bambini hanno valutato i loro comportamenti a scuola. Il campione includeva 1.422 padri – il 74% dei quali viveva con i figli per almeno metà del tempo – e i loro bambini. I ricercatori hanno poi incrociato i dati raccolti escludendo l’influenza di fattori socioeconomici e della depressione materna, così da isolare l’effetto specifico della salute mentale paterna.

Comportamenti a rischio nei bambini

I risultati ottenuti hanno mostrato che i figli dei padri che avevano riportato sintomi come tristezza, abbattimento o depressione quando i bambini avevano cinque anni, mostravano a nove anni un aumento significativo di comportamenti problematici. In particolare, i bambini in questione apparivano particolarmente esposti a episodi di irrequietezza e comportamenti oppositivi, nonché a maggiori difficoltà a seguire le regole e a una minore autostima.

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Secondo Schmitz, poiché l’ingresso nella scuola primaria rappresenta una tappa fondamentale dello sviluppo, "affrontare difficoltà emotive o familiari in quel momento può compromettere l’adattamento e la riuscita nei percorsi successivi, anche fino alla scuola media e superiore".

Il ruolo cruciale dell’intervento precoce

Le cause del legame tra depressione paterna e problemi comportamentali nei figli possono essere molteplici: una minore disponibilità emotiva, difficoltà nella relazione genitore-figlio, conflitti familiari o tensioni domestiche che influenzano il clima affettivo in cui i bambini crescono. Tuttavia, stando ai fenomeni osservati dagli studiosi, i risultati della ricerca portano in dote anche  un messaggio di speranza. "Individuare precocemente i segnali di disagio nei padri e offrire loro supporto può fare la differenza, per loro e per i loro figli", sottolinea Schmitz. L’intervento precoce, infatti, non solo aiuta i genitori a stare meglio, ma rappresenta anche un investimento a lungo termine per il benessere dei più piccoli. Per questo, conclude la ricercatrice, è importante che gli adulti si smarchino da stantii stereotipi legati alla virilità del maschio forte e imperturbabile – un mito tanto falso quanto nocivo –  e non si facciano troppi scrupoli nel chiedere aiuto per uscire dal proprio tunnel depressivo: "Quando stiamo male, chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza. È una lezione che porteranno con sé per tutta la vita".

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