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Stress in gravidanza: secondo uno studio può aumentare il rischio di epilessia nei bambini

Lo studio giapponese ha aperto nuove prospettive sulla comprensione dell’impatto dello stress prenatale sullo sviluppo neurologico dei bambini. Anche se gli stessi autori della ricerca hanno riscontrato come l’aumento del rischio di epilessia rimanga limitato, per gli esperti l’attenzione verso il benessere mentale delle future madri rappresenta un fattore cruciale per la salute del nascituro.
A cura di Niccolò De Rosa
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Stress in gravidanza: secondo uno studio può aumentare il rischio di epilessia nei bambini

Un recente studio condotto in Giappone ha rivelato che lo stress persistente vissuto dalle madri durante la gravidanza potrebbe aumentare leggermente il rischio di epilessia nei figli. Anche se il rischio complessivo rimane basso, la ricerca offre nuove prospettive su come i livelli di ansia materna possano influenzare lo sviluppo del sistema nervoso dei nascituri.

Lo studio: un’analisi su larga scala

La ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS ONE, è stata condotta dal professor Yuto Arai, specialista in neurologia infantile presso l'Università di Tottori. I dati sono stati raccolti dal Japan Environment and Children’s Study, uno studio su larga scala che ha coinvolto 97.484 donne in gravidanza tra il 2011 e il 2014. Le partecipanti hanno compilato il questionario Kessler Psychological Distress Scale (K6) in due momenti: nel primo trimestre di gravidanza e successivamente nella fase medio-tardiva. Questo strumento di valutazione indaga sintomi di ansia e depressione, con un punteggio che va da 1 a 24. Un punteggio pari o superiore a 5 è considerato indicativo di moderato disagio psicologico.

I risultati: una correlazione tra stress e epilessia

I ricercatori hanno osservato che i bambini le cui madri avevano riportato un punteggio K6 pari o superiore a 5 in entrambi i periodi della gravidanza presentavano effettivamente un rischio aumentato di epilessia. In particolare, il rischio risultava più evidente nei primi tre anni di vita: il 0,1% dei bambini ha ricevuto una diagnosi di epilessia entro l'anno di età, il 0,2% a due anni e il 0,2% a tre anni.

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Secondo l'analisi del team di studio, poi, il rischio risultava aumentato di circa 1,7 volte nei figli delle madri con stress persistente. Tuttavia, la ricerca ha sottolineato come questo aumento del rischio rimanga comunque contenuto: la maggior parte dei bambini nati da madri con livelli moderati di stress non sembra infatti sviluppare epilessia.

Il team di ricerca ha evidenziato che i risultati confermano studi precedenti sul legame tra stress prenatale e alterazioni del sistema nervoso centrale del feto. In particolare, la letteratura scientifica suggerisce che l’ansia e la depressione materna possono influenzare lo sviluppo di aree cerebrali critiche come la corteccia prefrontale, l'ippocampo e l'amigdala, deputata ad attribuire agli stimoli esterni un significato emotivo.

Limiti e implicazioni della ricerca

Nonostante le scoperte interessanti, lo studio presenta alcune limitazioni. Le diagnosi di epilessia sono state riportate dalle madri e non verificate clinicamente, e non è stata specificata la tipologia di epilessia. Inoltre, non è stato possibile escludere completamente la presenza di fattori che potrebbero aver "inquinato" i risultati.

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La studio ha anche evidenziato come l'alimentazione con latte artificiale al primo mese di vita sia correlata a un rischio maggiore di epilessia a due anni, così come il basso peso alla nascita e la presenza di anomalie cromosomiche. Anche qui però i dati potrebbero essere parziali e necessitano di ulteriori approfondimenti

Strategie per ridurre lo stress prenatale

La gestione dello stress durante la gravidanza potrebbe rappresentare una via per prevenire rischi potenziali nei bambini. Gli autori dello studio hanno suggerito diverse terapie utili a ridurre lo stress materno, come lo yoga, la meditazione guidata, la respirazione profonda, il rilassamento muscolare progressivo e la terapia basata sulla mindfulness. Queste tecniche possono aiutare le future madri a gestire l'ansia e migliorare il loro benessere psicologico, riducendo così possibili impatti negativi sul feto.

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