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“Spesso sono i genitori che portano addosso i segni dei figli prematuri”, la storia di Beatrice nata di 840g

Daniela Principato è la mamma di Beatrice una bimba nata pretermine a 26 settimane e 6 giorni, che è venuta al mondo pesando meno di 900g. Quella bimba così piccola ha dimostrato dal primo giorno di vita di potercela fare ed è sempre stata benissimo, la sua mamma ha raccontato la loro storia a Fanpage.it per ricordare che non bisogna essere pronti solo al peggio, ma anche al meglio.
A cura di Sophia Crotti
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bimba pretermine

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano la maternità e l’essere genitori. Se avete una storia da raccontarci, o leggendo queste parole pensate di avere vissuto una situazione simile, potete scriverci cliccando qui.

Sono stati tanti e diversi i motivi che hanno portato mamme, papà e famiglie a contattare Fanpage.it per poter raccontare la propria storia di parto prematuro e la conseguente permanenza in Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Daniela Principato, ci scrive mentre sua figlia si trova accanto a lei.

Si chiama Beatrice ed ha 15 anni, è alta, ha gli occhi azzurri e i capelli castani ed è in forze, anzi “normale”, parola che in molti odiano, ma che la sua mamma ha inserito nel tempo tra i complimenti più belli che sua figlia potesse ricevere.

I medici e persino Daniela, mai si sarebbero aspettati che Beatrice stesse così, lei che il 3 luglio 2008, senza alcuna spiegazione apparente, ha voluto a tutti i costi venire al mondo a sole 26 settimane di gestazione e 6 giorni, pesando appena 840g.

Voglio dire a tutti i genitori che si trovano ad affrontare una nascita pretermine e la terapia intensiva neonatale di non pensare che per forza questa esperienza lascerà dei segni sui loro figli, altrimenti a rimanerne segnati a vita saranno proprio loro”.

Ci racconti come ti sei sentita quando hai capito che avresti dovuto partorire, nonostante non fossi a termine?

È  stato un momento molto difficile, ero ad appena 26 settimane e 6 quando, il 3 agosto 2008, Beatrice ha deciso che sarebbe nata. I medici non hanno mai saputo dirmi il motivo, ma hanno invece saputo prepararmi al peggio.

Mi hanno detto di non aspettarmi un pianto alla nascita, Beatrice aveva i polmoni troppo piccoli, che sarebbe subito stata intubata per protocollo e che io dovevo essere pronta a ciò che sarebbe accaduto da lì in avanti. Ricordo che li ascoltavo elencarmi possibili arresti cardiaci, ictus cerebrali, problemi agli occhi, all’intestino, deficit cerebrali, ritardi nel linguaggio e difficoltà nella deambulazione.

Ci racconti cosa è successo alla nascita?

Beatrice quando è nata ha pianto. Io, però, ero stata così terrorizzata dalle parole dei medici che nemmeno l’ho sentita. È una sensazione complessa da spiegare, ma ero così spaventata all’idea che mia figlia non avrebbe pianto, che il mio cervello si rifiutava di associare quello che sembrava un flebile miagolio al pianto della mia bimba.

A questo punto, per prassi, come mi avevano spiegato, hanno provato ad intubarla, senza riuscirci. Beatrice si dimenava con una forza che sembrava essere incompatibile con la sua prematurità, e quel tubicino non lo voleva.

I medici hanno scritto sulla cartella clinica, che ancora conservo, che nella notte con la sua manina si è tolta il tubo che la collegava al respiratore e che da lì in avanti hanno deciso di non rimetterglielo perché respirava perfettamente anche da sola.

bimba pretermine

Come sono andati poi i giorni in terapia intensiva neonatale?

Inaspettatamente bene. Di tutte le decine di gravissime patologie che i medici mi hanno elencato, perché effettivamente potevano interessare e manifestarsi in quello che essendo nato prematuro è ancora a tutti gli effetti un feto, mia figlia non ha avuto niente di niente.

L’unica cosa che ha avuto e che generalmente per i bimbi prematuri è il minimo, mentre per lei è stato il massimo, è stata l’anemia del prematuro, condizione che i medici hanno immediatamente curato con una sola trasfusione.

Quanto siete rimaste poi in terapia intensiva neonatale (tin)?

Dopo appena due mesi avevo Beatrice a casa tra le braccia, perché ha sempre mangiato con molto appetito ed è cresciuta davvero in fretta.

Come è stata poi una volta a casa?

Bene, a 9 mesi parlava già in modo da essere compresa, a un anno pronunciava le parole in maniera precisissima, anche quelle con la “s” e la “r” che spesso i bimbi fanno fatica a formulare. Per quanto riguarda i primi passi, ha camminato invece un po’ più tardi rispetto ai coetanei, circa a 18 mesi, ma perché aveva una leggera atonia della muscolatura degli arti superiori, ma è bastato un mese di fisioterapia perché si riprendesse.

Durante la crescita ha manifestato qualche altra problematica?

No, nessuna, fino ai 3 anni, però, come vuole il protocollo dei bambini nati prematuri, Beatrice è stata sottoposta a una serie di complessi e numerosi esami clinici. Gli esami erano sempre a posto ma i medici non si limitavano a dirmi che andava tutto bene, ma aggiungevano sempre: “Signora, guardi che la prova del nove per poter dire che veramente è tutto a posto è la scuola, momento in cui, se qualche danno cognitivo ci può essere sfuggito, si manifesterà”.

Beatrice che studentessa è stata quindi?

Lei è stata bravissima, ma io ho vissuto il periodo delle scuole elementari con un’estrema agonia. Aspettavo con ansia che imparasse a leggere e a scrivere, quando affrontava nell’apprendimento qualche difficoltà non mi balenava nemmeno l’idea che fosse fisiologico per ogni bambino incontrarla, per me era da ricondurre alla sua prematurità.

parto prematuro

Ricordo che mi è sembrato che il cuore si fermasse e iniziasse a battere più lentamente quando una sua maestra ad un colloquio mi ha detto: “Signora non si preoccupi, è normale, le assicuro che in classe nessun bimbo sa ancora leggere”. Da quel momento per me la parola normale associata a qualsiasi azione di mia figlia è diventato il più bel complimento mai ascoltato.

Ha mai incontrato nuovamente i medici che si sono occupati di sua figlia?

Sì, non credono ai loro occhi, ripensano a quello scricciolo di appena 840g, a cui era stata pronosticata qualsiasi tipologia di patologia, mi dicono che è stata questione di genetica, che devo stare tranquilla senza pensare a lei come ad una bambina pretermine.

Io sono grata a tutti loro dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento, che ci hanno assistite fin dall’inizio, credo che sia stata una questione di genetica come dicono i medici, se Beatrice oggi è la ragazza in forze e bella che è, ma sono anche convinta che mia figlia sia un po’ un miracolo.

C’è qualcosa che ti senti di dire a chi si trova ad affrontare una nascita pretermine?

Sì, perché se è vero che so che mia figlia è un miracolo vivente, so anche cosa provano tutti i genitori di bimbi prematuri, quell’incertezza che non finisce quando si torna a casa dall’ospedale ma forse dura per tutta la vita.

bimba prematura

Quindi mi sento di dire a tutti i genitori che affrontano una situazione dolorosa e difficile come questa, di vivere giorno per giorno la quotidianità in modo sereno e, per quanto possibile, non traumatico come ho fatto io.

Beatrice dimostra che non bisogna pensare che questa esperienza lascerà per forza segni nei nostri figli. Perché se questo poi non accade, se i bambini stanno bene come Beatrice, cosa che auguro a tutti, ma noi genitori non ci affranchiamo da questa continua preoccupazione, a portare i segni a vita della prematurità dei figli non saranno loro, ma noi genitori.

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