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Sperimentare la solitudine da adolescenti fa sentire i ragazzi sempre in pericolo: lo studio

Uno studio svolto dall’Università di Cambridge ha spiegato cosa provoca la solitudine negli adolescenti. I ragazzi non hanno trovato pace neanche messaggiando con i propri amici a dimostrazione che i social fanno sentire iperconnessi ma non meno soli.
A cura di Sophia Crotti
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adolescenti soli

Un gruppo dineuroscienziati cognitivi dell’Università di Cambridge ha fatto un esperimento su 40 adolescenti di età compresa tra i 16 e i 19 anni, per capire quanto l’isolamento e la solitudine durante questa delicata fase della vita potessero influire negativamente sulla loro psiche e sulla costruzione degli adulti del domani.

Si parla continuamente di fomo, di ragazzi che si rinchiudono nelle proprie stanze o che, anche in gruppo, si sentono tremendamente soli, per questo i ricercatori di Cambridge hanno voluto mettere nero su bianco cosa implica per i ragazzi trascorrere l’adolescenza isolati dagli amici.

L’esperimento sugli adolescenti

I 40 ragazzi che hanno partecipato all’esperimento per mettere in luce gli effetti della solitudine e dell’isolamento da adolescenti, hanno dovuto partecipare a tre diverse prove. I ragazzi inizialmente sono stati sottoposti a una serie di test, sia psicologici, per i quali hanno dovuto rispondere ad alcune domande, sia fisici con un controllo dei parametri vitali.

I 40 adolescenti, poi, nelle restanti due sessioni, hanno sperimentato la solitudine totale rimanendo per 4 ore in una stanza senza nessuno e senza avere con sé i propri dispositivi digitali; durante una seconda sessione, invece, hanno potuto portare con loro il proprio cellulare. Nella stanza in cui i ragazzi hanno sperimentato la solitudine più profonda, non potevano avere interazioni sociali o dormire, ma utilizzare a loro piacere gli arredi tra cui una poltrona, un tavolo, una sedia da ufficio, il desktop di un pc, un frigorifero con cibo e bevande e un armadio pieno di giochi digitali, in scatola e analogici. I ragazzi potevano portare anche dei loro oggetti come libri, quaderni e penne, lavoretti da fare. Nella sessione con il proprio cellulare hanno anche potuto portare delle cuffiette per ascoltare la musica, in quella senza avevano accesso ad un'app di messaggistica da utilizzare solo in caso di emergenza.

Dopo ciascuna delle due sessioni di isolamento, separate da qualche giorno di riposo, ai ragazzi è stato sottoposto un test per misurare il loro stato di ansia, depressione e noia, nel quale hanno anche dovuto specificare le attività iniziate per sopravvivere a quel sentimento di profonda solitudine.

In seconda battuta ai ragazzi sono stati fatti ascoltare una serie di rumori, mentre venivano fatte vedere loro anche delle immagini, ai quali hanno dovuto associare i propri sentimenti e specificare se li percepivano come frequenze in grado di rimandare al pericolo. In ultimo i 40 partecipanti all’esperimento hanno dovuto risolvere alcuni compiti di ragionamento.

La solitudine fa sentire i ragazzi ansiosi e depressi

I 40 adolescenti hanno tutti sperimentato, come risulta dai dati analizzati dai ricercatori, una maggiore e anzi eccessiva attenzione alle possibili minacce. Si sono sentiti in pericolo dopo aver trascorso molto tempo da soli, manifestando uno stato di allerta del 70% superiore a prima di aver sperimentato la solitudine forzata, in grado di provocare in loro una distorta percezione dei pericoli, ansia e forte disagio. Lo stesso hanno provato i ragazzi anche se durante la sessione di solitudine hanno avuto la possibilità di utilizzare il loro smartphone: seppur abbiano specificato di essersi sentiti meno soli, finito l’isolamento erano molto in ansia, a dimostrazione del fatto che i social fanno sentire iperconnessi, ma comunque molto isolati.

La preoccupazione smodata per le minacce che i ragazzi hanno sperimentato dopo le sessioni di solitudine, porta i ragazzi a non sentirsi per nulla al sicuro, anche se lo sono, esattamente come durante un attacco di panico o un forte stato d’ansia” ha spiegato Emily Towner, autrice principale dello studio.

In ultimo la dottoressa ha specificato che la ricerca ha dimostrato che lunghi periodi di isolamento per gli adolescenti provocano in loro una fortissima ansia e una risposta smodata dunque a ciò che accade nella loro quotidianità, per tanto è importantissimo evitare che si isolino e trascorrano molto tempo soli, ricordando che i rapporti umani non possono essere in alcun modo sostituiti da quelli virtuali.

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