“Sono tornata al lavoro dopo il parto e ora soffro di sindrome dell’impostore”: il racconto di una mamma
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Cinque mesi di congedo di maternità, non sempre permettono alle donne di tornare alla propria scrivania sul posto di lavoro e trovare la situazione esattamente come l'avevano lasciata. A ribadirlo è l'annuale report di Save the Children che mette in luce la condizione delle donne, una volta diventate madri sul posto di lavoro: 1 lavoratrice su 5 ogni anno abbandona la sua professione, o viene costretta a farlo, dopo la nascita di un bebè. La sociologa Alessandra Decataldo aveva spiegato a Fanpage.it quanto fosse importante per le donne e per i loro figli, tornare al lavoro dopo il parto, superando il falso mito secondo cui di uno stipendio totalmente investito in una baby sitter o nell'asilo nido, si possa fare a meno per dedicarsi al bebè.
Leila Green, una mamma londinese 41enne, dopo aver dato alla luce i suoi 3 gemelli ed aver esaurito il congedo di maternità è rientrata al lavoro sperimentando per la prima volta nella sua vita la sindrome dell'impostore.
Il difficile rientro al lavoro dopo la maternità di Leila
Leila Green aveva un posto di lavoro di spicco, da 12 anni, come racconta in un'intervista al Mirror, era tra le 100 migliori imprenditrici al vertice di una casa editrice e la sua carriera procedeva a gonfie vele. Anche durante la gravidanza si era molto data da fare per eccellere come sempre nel suo lavoro, fino a che è arrivato un momento di stop forzato, il congedo di maternità, durante il quale le sue attenzioni e le sue energie sono confluite in toto ai suoi 3 bebè e lei ha iniziato a sentirsi incapace.
Tornata alla sua scrivania infatti, spiega di essersi convinta di non meritare più quel posto, di non essere più all'altezza: "Sentivo di starmi muovendo in un campo del tutto nuovo, ero stata troppo concentrata sulla maternità e ora mi chiedevo chi fossi per dare la mia opinione, mi rimproveravo per essere tornata alla mia postazione da soli 5 minuti, mi convincevo che ogni volta che prendevo parola a nessuno sarebbe importato il mio pensiero".
La donna ha spiegato di essersi sentita così solo un'altra volta nella vita, quando all'Università di Oxford, si paragonava ai suoi compagni pensando di essere sempre da meno, convincendosi che prima o poi qualcuno l'avrebbe scoperta e le avrebbe detto che non meritava di stare lì. "Con la maternità la sindrome dell'impostore che era stata silente per tutti quegli anni è tornata" ha spiegato Green. Oggi la donna sta cercando di superare le sue convinzioni negative agendo, dimostrando a se stessa, al termine di ogni nuova esperienza, che è capace di fare qualsiasi cosa, esattamente come gli altri.
Il parere del terapeuta
Jack Williamson, un terapeuta, ha affermato alle pagine del Mirror che il fatto che Green avesse già sperimentato la sindrome dell'impostore in giovinezza ha fatto sì che uno stravolgimento come la maternità, fatta anche di pressioni esterne notevoli e del doversi per forza assentare dal lavoro, abbiano accentuato questa tendenza della donna. "Circa il 70% degli adulti soffre di sindrome dell'impostore, convincendosi di non essere in grado di fare ciò che fa quotidianamente, la loro visione pessimistica li porta ad avere un giudizio negativo su tutto, è importante che ne parlino con uno specialista per risolvere il problema".
Secondo Williamson, infatti, se non ci si muove verso una guarigione dal disturbo, si rischia poi di applicare queste lenti grigie e opache ad ogni aspetto della vita, invece serve la lucidità necessaria a riconoscere i propri punti di forza, anche in un periodo delicato come il ritorno al lavoro dopo la nascita di un figlio.