“Sono orgoglioso di te”: perché non dovremmo più dire questa frase ai nostri figli
In un’epoca in cui l’educazione dei figli è al centro di mille teorie e nuove tendenze, molte mamme e molti papà hanno da tempo intrapreso la strada della "genitorialità gentile", un approccio genitoriale che pone al centro il bambino e le sue emozioni, privilegiando il dialogo e una maggiore elasticità in fatto di regole e divieti che, seppur presenti, devono comunque essere motivati e condivisi con i piccoli.
Questa filosofia è diventata molto popolare sui social, con numerosi video che mostrano non solo come esercitarla, ma anche come evitare alcuni errori d'applicazione. Se infatti il genitore "gentile" non perde occasione per far sentire la propria vicinanza emotiva al bambino, per i puristi dell'approccio è molto importante fare molta attenzione non solo a ciò che si dice, ma anche a come lo si dice. A spiegarlo in un recente video è stata Taylor Wolfe, una mamma social dedita alla gentle parenting, che in un simpatico tentativo di spiegare alla madre i principi di questo stile parentale ha sottolineato un errore tanto diffuso quanto sottile.
"Noi non dicamo: sono orgoglioso di te", dice Wolfe alla madre, simbolica personificazione della generazione Boomer, invitandola a riflettere sulle implicazioni nascoste di una frase che all'apparenza non presenta connotazioni negative.
Perché non bisogna lodare il proprio figlio
L’idea espressa da Wolfe è semplice ma potente: i genitori dovrebbero incoraggiare i bambini a essere orgogliosi di sé stessi, sviluppando così una sicurezza che non dipenda dall'approvazione degli altri.
"Dicendo ‘sono fiera di te' sposti il focus su di te – ha spiegato Wolfe alla madre – Potresti invece dire: dovresti essere orgoglioso di te". In questo modo, l'attenzione del bimbo rimane su sé stesso e sui sentimenti che sta provando. Non solo: l’abuso di frasi del genere, potrebbe rendere i bambini "dipendenti" da lodi ed elogi, una condizione in cui l’autostima si basa interamente su conferme esterne.
La posizione di Wolfe sembra in linea con quella di altri addetti ai lavori che guardano con favore ai principi della genitorialità gentile. La psicologa Laura Markham, recentemente interpellata dal New York Post, ha ad esempio suggerito di sostituire questo tipo di elogio con espressioni come “Devi essere molto fiero di te”, spostando così l’attenzione dall’adulto al bambino. Così facendo, i piccoli imparano a costruire la propria autostima attraverso il loro senso di realizzazione personale, senza dipendere dai giudizi esterni.
Premiare il processo, non solo il risultato
Secondo la psicologa clinica Cara Goodwin, invece, lodare i bambini per i loro sforzi anziché per tratti innati – come l'intelligenza o l'aspetto fisico – favorisce maggiormente la motivazione intrinseca e aiuta a sviluppare la resilienza.
Questo approccio, che l'esperta chiama "lode di processo”, insegna ai bambini a valorizzare il proprio impegno e le strategie adottate per superare un compito, piuttosto che attribuire il successo a qualità innate. In questo modo, quando incontrano ostacoli, i ragazzi appaiono più propensi a cercare soluzioni, piuttosto che scoraggiarsi.
Elogi mirati e specifici
Un altro consiglio fondamentale degli esperti è quello di essere specifici quando si elogia un bambino. La dottoressa Goodwin consiglia ad esempio di lodare i comportamenti positivi in modo dettagliato, inserendo la descrizione dell'azione meritevole (es: "è stato molto bello il modo in cui hai aiutato il tuo amichetto"), piuttosto che usare affermazioni generiche. Tale precisione aiuta il bambino a capire quali comportamenti sono apprezzati, rendendo più facile per lui ripeterli in futuro e rafforzando la sua capacità di autoregolarsi.