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Sindrome del figlio unico: per la scienza è solo una leggenda, ma tanti continuano a crederci

Viziati, sensibili ed egocentrici: il mito della “sindrome del figlio unico” resiste da decenni, ma la scienza smentisce gran parte degli stereotipi. Studi recenti hanno infatti dimostrato che le differenze tra figli unici e non sono minime e dipendono più dall’educazione che dall’assenza di fratelli, sfatando molti pregiudizi che però sembrano sempre duri a morire.
A cura di Niccolò De Rosa
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Il figlio unico è generalmente visto come un bambino privilegiato, un "piccolo imperatore" (uno studio cinese del 2018 lo ha definito proprio così) che può godere di tutte le attenzioni di mamma e papà e che non deve condividere le sue cose con nessuno. In passato, simili dinamiche hanno convinto numerosi studiosi che l'assenza di fratelli fosse il terreno fertile per lo sviluppo di alcuni tratti caratteriali come l'egocentrismo, la tendenza a non contare sull'aiuto degli altri e una minore predisposizione ai rapporti sociali. Da queste osservazioni è così nata l'idea di una presunta condizione, la cosiddetta "sindrome del figlio unico", che per anni ha fatto discutere psicologi e pedagogisti sulla sua effettiva esistenza.

Ma quali sono realmente i tratti distintivi di un figlio unico? Esiste davvero una "sindrome" che accomuna molti bambini e ragazzi cresciuti senza fratelli o sorelle? Il tema è sempre oggetto di dibattito, tuttavia le più recenti ricerche sembrano dimostrare che sebbene molti figli unici condividano elementi di personalità affini, l'idea di una predisposizione psicologica tipica di questa categoria riguarda più la sfera degli stereotipi che quella delle verità scientifiche,

Le caratteristiche dei figli unici

Secondo la vulgata popolare – che però fino agli anni Cinquanta era condivisa anche da buona parte della comunità scientifica – i figli unici sono spesso viziati, concentrati su loro stessi, molto sensibili (anzi, troppo) e più carenti nelle abilità sociali rispetto a chi è cresciuto dovendo condividere tutto, dalle attenzioni genitoriali ai giocattoli, con i propri fratelli e sorelle.

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Tali predisposizioni comporterebbero dunque sia dei vantaggi che degli ostacoli per la vita adulta. Tra gli aspetti positivi, ad esempio, spesso vengono citate le relazioni più intense con i genitori, le migliori attitudini all'autonomia e le maggiori opportunità educative, visto che la concentrazione delle risorse su un solo figlio consente un ambiente stimolante dal punto di vista scolastico e professionale, con una spinta naturale verso l’eccellenza.

D'altro canto, il fatto di crescere senza fratelli è spesso stato associato a un comune senso di solitudine, soprattutto durante l’infanzia, e una maggiore nella gestione delle aspettative genitoriali. Essendo l’unico centro di attenzione, il figlio unico potrebbe infatti avvertire una forte pressione nel soddisfare le ambizioni dei genitori, con il rischio di sviluppare ansia da prestazione o un perfezionismo eccessivo.

Sfatare i miti sul figlio unico

Nonostante tanti elementi che possono trovare un effettivo riscontro anche nella percezione comune, ad oggi non esiste alcuna base scientifica che confermi l’esistenza di una vera e propria "sindrome del figlio unico". Ogni bambino viene infatti influenzato da molteplici fattori – tra cui il tipo di educazione ricevuta, l’ambiente sociale e il carattere personale – che poco hanno a che vedere con la presenza di fratelli o sorelle, anche se questi possono certamente influenzare lo sviluppo di un individuo.

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Uno dei primi filoni di ricerche che sono state in grado di superare simili pregiudizi è senza dubbio rappresentato dal lavoro della psicologa americana Toni Falbo. Falbo, probabilmente condizionata dalla propria esperienza personale di figlia unica, ha infatti studiato per oltre 40 anni le dinamiche inerenti alla crescita dei bambini senza fratelli, giungendo alla conclusione che, dei tanti falsi miti sui figli unici, l'unico che potrebbe effettivamente trovare riscontro riguarda il maggiore attaccamento alla figura genitoriale.

I numerosi studi successivi all'opera di Falbo – i più importanti dei quali sono stati riassunti in un articolo del 2024 scritto dalla giornalista Zar Abrams per l'American Psychological Association – hanno poi confermato come le differenze di personalità tra figli unici e non siano minime. Molti figli unici infatti sviluppano qualità come un forte senso responsabilità o una grande capacità di adattamento che dovrebbero essere peculiari dei figli con fratelli, mentre altrettanti ragazzi con fratelli o sorelle non di rado sviluppano tratti egoistici ed egocentrici, ascrivibili invece ai figli unici.

Insomma, la sindrome del figlio unico appare più come una leggenda che come un fenomeno scientificamente definito e dimostrato. E in una società in cui le famiglie con un solo figlio sono sempre più numerose appare molto importante superare i luoghi comuni e riconoscere che ogni percorso di crescita è unico e dipende da molteplici variabili.

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