Settimana lavorativa di 4 giorni per aiutare le giovani coppie a fare figli: l’iniziativa di Tokyo per combattere la denatalità
Tokyo si prepara a introdurre una politica rivoluzionaria per i suoi dipendenti pubblici: dal 2025, i lavoratori del governo metropolitano potranno optare per una settimana lavorativa di quattro giorni. La misura, annunciata lo scorso mercoledì dalla governatrice Yuriko Koike, segna quindi l'ennesimo tentativo di dare una scossa alla cronica crisi delle nascita che quest'anno segnerà con ogni probabilità un nuovo minimo storico.
"Ora è il momento per Tokyo di prendere l'iniziativa per proteggere e migliorare le vite, i mezzi di sussistenza e l'economia della nostra popolazione in questi tempi difficili per la nazione", ha dichiarato Koike durante una sessione dell'Assemblea Metropolitana. La nuova misura mira a offrire maggiore flessibilità lavorativa, permettendo ai dipendenti pubblici di bilanciare meglio carriera e vita privata, specialmente durante eventi cruciali come la nascita e la cura dei figli.
Politiche per sostenere i genitori
Oltre alla settimana corta, il governo metropolitano introdurrà anche un'altra innovazione: i genitori con figli in età scolare elementare – ma solo dalla prima alla terza elementare – potranno terminare la giornata lavorativa in anticipo, accettando una riduzione proporzionale dello stipendio. Queste politiche sono state pensate per incoraggiare le coppie a formare famiglie più numerose, in un Paese dove il tasso di fertilità ha raggiunto il minimo storico di 1,2 figli per donna nel 2023.
Secondo gli esperti, per mantenere stabile la popolazione sarebbe necessario un tasso di almeno 2,1 figli per donna. Una missione praticamente impossibile nel breve-medio periodo, ma l'Amministrazione della capitale spera che i nuovi provvedimenti possano segnare una svolta culturale che finga da traino anche per il resto del Paese
Un declino preoccupante
Negli ultimi dieci anni, il numero di nascite a Tokyo è diminuito di oltre il 15%, riflettendo una tendenza nazionale che continua da 16 anni consecutivi. Questo declino, suggeriscono analisti e sociologi, è aggravato da una cultura lavorativa estremamente esigente. In Giappone, esiste persino un termine specifico per indicare la "morte da superlavoro": karoshi, un termine che a partire dagli anni '90 è stato adottato ufficialmente anche dalle linee guida del sistema sanitario nipponico.
L'altro grande problema risiede poi nel grave gender gap che ancora oggi contraddistingue molti aspetti della società e della cultura giapponese, la quale spesso costringe le donne a scegliere tra carriera e famiglia ed esclude l'uomo dalla condivisione di gran parte dei compiti di cura. Non è un caso che il Paese registri il più ampio divario di genere nella partecipazione alla forza lavoro tra le nazioni ad alto reddito, con un tasso del 55% per le donne contro il 72% per gli uomini, secondo la Banca Mondiale.
Soluzioni innovative e ostacoli culturali
La combinazione di un basso tasso di natalità, combinata con una forza lavoro ridotta e un crescente numero di anziani, sta creando una situazione critica sia per l'economia, sia per il sistema di welfare del Giappone. Negli anni i vari governi hanno sperimentato diverse strategie per affrontare la crisi demografica, introducendo via incentivi economici per le famiglie numerose, agevolazioni fiscali, l'apertura di nuovi asili nido e persino un'app di incontri sponsorizzata dal governo di Tokyo per promuovere nuove relazioni e matrimoni.
Eppure, il cambio di mentalità richiesto per superare le abitudini lavorative (in Giappone è opinione diffusa considerare il tempo trascorso a lavorare come un atto di fedeltà nei confronti dell'azienda) e i radicati preconcetti di una società fondata su tradizioni secolari rimane una sfida.
"Rivedremo i modelli di lavoro con flessibilità, garantendo che nessuno debba rinunciare alla carriera per eventi della vita come la nascita di un figlio", ha sottolineato Koike, sperando di seguire il solco dei successi ottenuti da simili iniziative in altre parte del mondo.