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“Sentirsi più affini ad uno dei propri figli non significa amare meno agli altri”: il pedagogista

Il figlio preferito esiste? Secondo il pedagogista Luca Frusciello no ma esiste il figlio che si ritiene più affine a sé, con il quale si tende dunque a trascorrere più tempo, atteggiamento che non c’entra nulla con l’amore che si prova per tutti i propri figli.
Intervista a Luca Frusciello
Pedagogista
A cura di Sophia Crotti
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gelosia tra fratelli

Un recente studio ha dimostrato che il figlio preferito da mamme e papà esiste davvero. Accade infatti che, per le sue peculiarità caratteriali, un bambino sia più semplice da gestire, o sia più simile ad uno dei due genitori, portando così questi, involontariamente, a trascorrere più tempo con lui o a dimostrarsi più accondiscendenti.

Ecco che in casa nascono discordie tra fratelli, che potrebbero apostrofare i genitori, al culmine di una lite con un: "Ecco, come al solito preferisci mia sorella!".

Abbiamo chiesto al pedagogista Luca Frusciello di spiegarci come i genitori possono far fronte alle parole dei loro figli, soprattutto se li obbligano a confrontarsi con effettive preferenze.

"La cosa importante è ricordarsi sempre che amare un figlio è la cosa più lontana dall'accettarlo solo quando piacciono o si ritengono più affini ai propri i suoi atteggiamenti".

Luca Frusciello
dottor Luca Frusciello (pedagogista)

Quando si parla di figli non si tratta di preferenze ma di affinità

Secondo il pedagogista Luca Frusciello, la tesi espressa dallo studio pubblicato sul Psychlogical Bulletin è del tutto valida, dal momento che è normale tra esseri umani, sentirsi più affini ad uno o ad un altro individuo.

"Non parlerei però di preferenze, un genitore non preferisce un figlio ad un altro, perché la preferenza prevede un gusto, tuttavia un genitore può sentirsi più affine a uno dei suoi figli".

Frusciello spiega che se si parla di "figlio preferito" inevitabilmente si genera una sorta di classifica, che porta i bambini a pensare di essere più o meno amati, rispetto al fratello o alla sorella, dal genitore. Senza contare che si delegittimerebbero i genitori di figli unici dalla possibilità di interrogarsi su quanto si sentano, o non si sentano, affini al proprio figlio. "Anche il genitore di un figlio unico potrebbe non sentirsi troppo allineato al suo bambino, perché per esempio sa di essere molto pacato, mentre il suo bimbo è molto agitato ed è giusto che si interroghi e accetti il suo stato d'animo a riguardo".

In ultimo, quando si parla di affinità tra genitori e figli i benefici sono per tutti: "Se la questione si sposta dalle preferenze alle affinità, la responsabilità è al centro e anche i figli hanno voce in capitolo".

I figli possono così comprendere che è normale proprio per le loro caratteristiche e i loro interessi, più o meno simili a quelli della mamma o a quelli del papà, sentirsi loro per primi più affini all'uno o all'altro genitore, senza per questo provare sensi di colpa.

Le preferenze per i figli non c'entrano con il sentimento che si prova per loro

Una delle critiche che più spesso i figli muovono ai genitori, durante una lite, o che i fratelli maggiori lamentano alla nascita di un nuovo bebè che stravolge gli equilibri familiari è: "Ecco tu vuoi più bene alla mia sorellina (o al mio fratellino)che a me". Se ciò dovesse accadere, il dottor Luca Frusciello raccomanda di non dare ai bambini la risposta migliore, per evitare di arrecare loro un qualche trauma, quanto più di indagare da quale mancanza sia mossa la domanda. "Cerchiamo di capire cosa sta cercando di dirci il piccolo con quella provocazione e apriamoci al dialogo e al cambiamento, mettendo in discussione i motivi per cui magari tendiamo ad accettare il comportamento di un figlio, più degli atteggiamenti di un altro" spiega il dottore.

figlio preferito

Frusciello infatti sostiene che le preferenze che un figlio può recriminare al genitore non c'entrano nulla con l'affetto o il volere bene più a un figlio che ad un altro, per un semplice motivo: "Amare un figlio è la cosa più lontana dall'accettarlo solo quando piacciono o si ritengono più affini ai propri i suoi atteggiamenti". Per comprenderlo il pedagogista invita i genitori a chiedersi perché amano ciascuno dei loro figli, così da scoprire che non esistono classifiche o preferenze quando si parla di volere bene ai propri bambini.

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