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Sempre più giovani si diagnosticano l’ADHD su TikTok: gli errori, i rischi e cosa può fare un genitore

I social brulicano di contenuti sul disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ma spesso le informazioni circolano in modo impreciso, favorendo disinformazione e la tendenza a erronee autodiagnosi. Uno studio ha recentemente analizza la diffusione di contenuti fuorvianti su TikTok, evidenziando le difficoltà di distinguere tra diagnosi vere e fantasiose, con effetti negativi sulla comprensione del disturbo. Gli esperti: prediligere informazione di qualità e supporto professionale.
A cura di Niccolò De Rosa
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Contrariamente a quanto accadeva fino a qualche tempo fa, oggigiorno i giovani parlano apertamente del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Tale dibattito, però, avviene soprattutto sui social, dove la scarsa consapevolezza sull'argomento rischia di contribuire a una percezione fuorviante del problema, alimentando fantasiose autodiagnosi che finiscono per banalizzare la complessità del disturbo e portano a sottovalutare la necessità di una diagnosi professionale.

Un recente studio pubblicato su PLOS One ha infatti dimostrato come TikTok in particolare sia una vera e propria miniera di inesattezze e falsità sull'ADHD, con meno della metà delle informazioni contenute nei video più popolari che risulta conforme ai criteri diagnostici ufficiali o alle raccomandazioni mediche. Secondo la ricerca, il livello di disinformazione è tale che persino le persone già diagnosticate con ADHD faticano a distinguere le informazioni affidabili da quelle ingannevoli.

Lo studio: social inaffidabili sul tema

Secondo gli autori dell’indagine, quasi la metà dei creatori di contenuti analizzati aveva utilizzato TikTok per vendere prodotti o servizi senza possedere qualifiche nel campo della salute mentale. Questa mancanza di rigore ha portato a una semplificazione eccessiva dei sintomi: la difficoltà di concentrazione, ad esempio, viene spesso presentata come un segnale inequivocabile di ADHD, senza considerare che potrebbe dipendere anche da stanchezza, ansia o depressione. Di conseguenza, per molti ragazzi diventa più facile convincersi di soffrire del disturbo.

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Per raccogliere questi dati, la ricerca coordinata dalla dottoressa Vasileia Karasavva dell’Università della British Columbia ha analizzato i 100 video più visualizzati su TikTok con riferimenti all’ADHD in un giorno di gennaio 2023. Un team di psicologi clinici ha quindi valutato l’aderenza delle informazioni ai criteri diagnostici ufficiali e, in caso di discrepanze, ha verificato se i sintomi descritti potessero essere attribuiti ad altri disturbi. Gli studiosi hanno poi assegnato a ciascun video un punteggio da 1 a 5 in base alla sua affidabilità come strumento educativo. I risultati hanno così potuto confermare quelli di uno studio del 2022, che aveva già evidenziato una diffusione significativa di contenuti fuorvianti sulla piattaforma.

Il rischio della superficialità

Secondo gli esperti, uno dei pericoli più importanti dietro un approccio tanto raffazzonato risiede nel fatto che i ragazzi che vedono video di questo tipo, potrebbero iniziare a chiedersi se anche loro soffrano del disturbo, senza considerare che molte caratteristiche dell’ADHD si sovrappongono a comportamenti normali legati allo stress, alla pubertà o ad altri disturbi psicologici.

Amber Young, psicoterapeuta e fondatrice di Cope & Calm Counseling, ha recentemente spiegato sul sito Parents che simili contenuti possono distorcere enormemente la comprensione che i giovani hanno del disturbo, creando un "cambio di prospettiva" dove i sintomi dell’ADHD vengono rinforzati, spingendo alcuni a identificarsi con il disturbo, anche senza soddisfare i criteri clinici.

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Non solo. Come sottolineato dallo psicologo infantile Daniel Huy, gli utenti esposti a video che propinano diagnosi e soluzioni semplicistiche potrebbero cercare autonomamente rimedi inappropriati – come assumere farmaci – oppure decidere di non affrontare le difficoltà con terapie serie e strutturate. L'altro grosso pericolo avvertito dagli esperti riguarda poi il timore che tale atteggiamento possa ritardare la diagnosi di altre condizioni che invece necessiterebbero di un trattamento specifico, come ansia, depressione o difficoltà dell’apprendimento.

I veri segnali dell'ADHD nei giovani

Per diagnosticare l'ADHD, ha ricordato Huy, i medici non si limitano all'analisi di pochi casi isolati – come invece tendono a fare i guru dei social, molto facili alle generalizzazioni – ma prendono in considerazione vari fattori. Tra i segnali più comuni nei bambini e adolescenti ci sono difficoltà a mantenere l’attenzione, rigidità di comportamenti e di pensieri, scarse capacitò di pianificazione e organizzazione, problemi con l’ascolto e con la memoria. Nei soggetti con ADHD possono inoltre manifestarsi difficoltà nel rimanere fermi, nell'attendere il proprio turno o nel regolare i propri impulsi. È infine importante non sottovalutare mai storia familiare, poiché l’ADHD ha anche una componente genetica.

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Cosa fare se un ragazzo pensa di avere l'ADHD

Se un giovane esprime il sospetto di avere l'ADHD, per Huy e Toung è fondamentale che i genitori prestino la massima attenzione alla cosa, senza giudicarlo né sminuendo a priori i suoi timori. Secondo la dottoressa Young, ascoltare senza minimizzare il problema è essenziale, poiché potrebbe trattarsi di difficoltà reali, indipendentemente dalla diagnosi. A tal proposito, può essere utile porre domande che esplorino meglio le sue esperienze, come: "Cosa ti fa pensare che tu abbia l'ADHD?" o "Come queste difficoltà influenzano la tua vita quotidiana?"

Infine, è assolutamente consigliato rivolgersi a un professionista serio, come uno psicologo o uno psichiatra, per una valutazione approfondita. Nel frattempo però, mamme e papà dovrebbero continuare a supportare il giovane nell’organizzare le sue attività e nell'affrontare le proprie emozioni: quest'ultima accortezza può rivelarsi un passo fondamentale, utile anche se non si dovesse confermare la diagnosi di ADHD.

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