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Se tuo figlio prende brutti voti a scuola, non c’entra solo l’intelligenza: lo studio

Grinta, riconoscere i propri punti di forza, essere curiosi, saper aiutare il proprio compagno di banco, ecco alcune delle abilità non cognitive che uno studio pubblicato su Nature human behaviour ha definito fondamentali per ottenere buoni voti scolastici, anche più di uno sviluppato quoziente intellettivo.
A cura di Sophia Crotti
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bimba a scuola

I bambini emotivamente stabili, grintosi, capaci di regolare i propri impulsi e la propria attenzione ottengono i migliori risultati a scuola” è quanto riporta una ricerca pubblicata lo scorso 26 agosto sulla rivista scientifica “Nature human behaviour”, che non menziona solo il quoziente intellettivo, tra gli ingredienti fondamentali per prendere buoni voti a scuola.

Lo studio condotto su 10.000 bambini in età scolare, tra i 7 e i 16 anni, provenienti da Inghilterra e Galles e condotto da un team di esperti provenienti da tutto il mondo ma coordinati dalla dottoressa Margherita Malanchini della Queen Mary University di Londra e dal dottor Andrea Allegrini dell'University College di Londra, ha voluto dimostrare che i risultati scolastici non dipendono solo dall'intelligenza dei bambini anzi, un bambino sereno, grintoso e che crede in se stesso, migliora di anno in anno il suo rendimento scolastico, proprio grazie allo sviluppo di queste abilità non cognitive.

Dunque i compiti in classe e le verifiche potrebbero essere la cartina tornasole non solo dell’intelligenza del piccolo, quanto della sua serenità, e una collezione di brutti voti potrebbe voler dire che la scuola deve impegnarsi nel potenziare altre abilità negli studenti.

I risultati dello studio

I ricercatori hanno raccolto i risultati accademici degli scolari coinvolti, rifacendosi a delle prove nazionali che i giovani studenti devono superare all’età di 7,9 e 12 anni e ai loro punteggi agli esami di fine anno, che svolgono al compimento dei 16 anni. I risultati scolastici sono stati comparati alle abilità non cognitive degli studenti, come la capacità di regolare le proprie emozioni, la grinta, la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi e l’interesse per il mondo circostante, raggiunte di anno in anno. Per comprendere poi se queste abilità fossero genetiche, è stato fatto uno studio specifico sugli alunni gemelli.

Dalla ricerca è emersa una verità che ricorda ad educatori, insegnanti e genitori che l’emotività del bambino e le sue capacità non cognitive sono importantissime quando si parla di rendimento scolastico e di successo, in generale, nella vita.

bimbi a scuola

I bambini che avevano sviluppato maggiormente le abilità non cognitive legate all'ambiente scolastico, come la capacità di stare attenti, l’interesse per l’apprendimento e la fiducia nelle proprie abilità, erano anche i bambini che registravano punteggi più alti nelle prove scolastiche, dimostrando così che non è solo questione di intelligenza, ma che un buona parte della capacità di andare bene a scuola è dettata dalla serenità degli studenti.

Queste competenze non cognitive, dunque che nulla hanno a che fare con la velocità con cui i bambini imparano a fare i conti o a coniugare i verbi, sono dovute a una serie di fattori, l’ambiente che circonda i piccoli, la famiglia e anche la genetica, come dimostrano i risultati delle ricerche svolte sui gemelli.

Grinta, ambizione e curiosità: le abilità che contribuiscono ai migliori risultati scolastici dei bimbi

Ad aver analizzato le abilità non cognitive che i bambini acquisiscono grazie all’ambiente sociale e familiare che li circonda, e alla loro genetica sono stati dei test sottoposti ai genitori fino al compimento dei 16 anni di età dei ragazzi. A questo punto sono stati proprio gli alunni ormai adolescenti a dover dimostrare con un test di avere o non avere acquisito alcune abilità.

bimbi a scuola

Ecco quali sono gli ingredienti che, secondo i risultati ottenuti dagli studiosi formano un bravo studente e che non hanno nulla a che fare con l’intelligenza:

  • La grinta: i ragazzi hanno spigato di avere questa abilità spiegando quanto gli insuccessi scolastici li scoraggiavano o al contrario li convincevano a dare di più, e quanto fossero dei gran lavoratori.
  • L’ambizione: la domanda a cui gli studenti hanno dovuto rispondere per misurare il loro livello di ambizione è stata: percepisco come un obiettivo di vita raggiungere qualcosa di importante?
  • L’interesse per la scuola: questa abilità non cognitiva raccoglie la capacità degli alunni di aiutare i compagni in difficoltà, di relazionarsi positivamente con i docenti e di percepire la scuola come importante per il proprio futuro, decidendo dunque di seguire le lezioni con interesse. Ai ragazzi è stato anche chiesto se completassero i propri compiti di matematica per esempio, perché obbligati o perché davvero interessati alla materia.
  • Fiducia nelle proprie capacità: per comprendere se i ragazzi credessero in se stessi, è stato chiesto loro se vedessero come una sfida interessante svolgere compiti sempre più complessi e se si definissero intelligenti.
  • L'autoregolamentazione emotiva: questa capacità di riconoscere le proprie emozioni e saperle dunque gestire, è  stata valutata dagli insegnanti degli alunni e dai loro genitori, compilando una scala in grado di spiegare se i bambini avevano problemi di iperattività, cattiva condotta, se fossero in grado di socializzare con i compagni, di regolare le emozioni  comportarsi in maniera pro-sociale.

Tutte queste abilità, se allenate, aumentano man mano che i ragazzi crescono e, riconosciute già quando i bimbi sono alle prime armi con verifiche e interrogazioni, possono già definire coloro che saranno degli alunni modello. Per questo gli studiosi hanno concluso lo studio con un invito: “La scuola e i sistemi educativi sono molto centrati sullo sviluppo cognitivo dei bambini, ma è evidente che è importante far fare loro attività che oltre ad accrescere il loro quoziente intellettivo, permettano loro di sviluppare altre competenze”.

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