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“Qui la scuola è tutta gratis e i bambini si spostano da soli”: Italiana racconta a Fanpage.it la vita da mamma in Islanda

Sara Bianchi si è trasferita più di 16 anni fa e si è costruita una famiglia a Reykjavík, tra quartieri sicuri e scuole efficienti. Nulla però è e perfetto: la vita sociale limitata e l’elevato costo della vita sono realtà con cui un genitore deve fare i conti.
A cura di Niccolò De Rosa
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Bambini in Islanda

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano la maternità e l’essere genitori all'estero.  Se avete una storia da raccontarci, o leggendo queste parole pensate di avere vissuto una situazione simile, potete scriverci cliccando qui.

Da Pesaro a Reykjavík. Sara Bianchi è arrivata in Islanda 16 anni fa per motivi lavorativi e dopo due anni dopo ha conosciuto il padre dei suoi due bambini, A. e L., che oggi hanno rispettivamente 11 e (quasi) 3 anni.

La vita nella terra del ghiaccio è dei vulcani è tranquilla e per molti versi rappresenta un'isola felice dove crescere i propri figli, tanto che l'Unicef inserisce il Paese al terzo posto nella classifica del benessere di bambini e adolescenti relativa alle  nazioni economicamente sviluppate.

Anche all'estremo Nord non mancano però i problemi e tra costi esorbitanti e differenti abitudini sociali, ogni tanto la nostalgia di casa arriva a bussare alla porta.

I tuoi figli hanno mantenuto un legame con l'Italia?

Sì, appena posso li porto in Italia per visitarla e vedere i parenti. Qui a Reykjavík poi abbiamo istituito un progetto in cui una volta al mese per facciamo incontrare le famiglie di origini italiane. In questi appuntamenti i bambini giocano, leggono, fanno laboratori e parlano un po' la nostra lingua.

Com'è crescere dei bambini in una società così diversa?

Proprio queste differenze rendono difficile il paragone. In Italia vivono 60 milioni di persone, qui da noi non siamo nemmeno 400.000. È molto più facile organizzare la vita così, tutto è molto più raccolto e vicino.

Come funziona il sistema scolastico?

La scuola è completamente gratuita, almeno fino alle elementari e alle secondarie inferiori. I genitori pagano solo i pasti dei bambini. Per mio figlio, ad esempio, la scuola ha coperto ogni cosa, dai libri alle matite. Alle superiori e all'università invece s devono sostenere delle spese maggiori.

Famiglia italiana in Islanda

In che modo lo Stato islandese supporta le famiglie?

Sono previste sovvenzioni trimestrali che vengono erogate in base al reddito e al numero di figli fino ai 18 anni. Qui però la vita è molto più cara.

Gli stipendi sono adeguati?

Potrebbero essere molto più alti. Qui i salari sono tutto sommato normali, anche per gli standard italiani, e si pagano molte tasse. Conosco molte persone che faticano ad arrivare alla fine del mese o non riescono ad acquistare una casa propria. È un aspetto che traspare poco quando si parla dell'Islanda, ma soprattutto gli stranieri fanno fatica.

Anche la conciliazione lavoro-famiglia ne risente?

Dipende molto dalle situazioni. Qui si fa orario continuato e spesso alle 16 la giornata lavorativa è finita e si va a casa dai figli. Tanti miei conoscenti però devono fare il doppio lavoro. Quindi sì, si vive bene ma non è tutto così roseo come si racconta.

L'Islanda però è tra i primi posti nelle politiche a sostegno delle nascite

Per quanto riguarda la maternità è effettivamente molto meglio, perché qui il congedo parentale (dal 2021 passato da nove a dodici mesi cumulativi per entrambi i genitori, n.d.r) lo paga lo Stato e l'indennità è commisurata al reddito. Ciò aiuta anche il rapporto con colleghi e datori di lavoro. In Italia se fai tanti figli iniziano a guardarti male perché ti assenti troppo, mentre qui questo problema non si pone.

L'Unicef cita l'Islanda anche tra i Paesi dove i bambini sono più felici

In effetti per i bambini è molto bello crescere in Islanda. Mio figlio ha 11 anni e da tempo va scuola da solo, ha le chiavi da casa e si sposta in modo autonomo. In Italia, soprattutto nelle grandi città, sarebbe impensabile.

Come mai tanta differenza?

Qui la realtà è molto più piccola, ci conosciamo tutti e i livelli di delinquenza sono più bassi. Se c'è in giro una macchina sospetta la chat di quartiere avvisa subito tutto il vicinato: è come vivere in un grosso paesello, basti pensare che Reykjavík è la capitale e ha poco più di 137,000 abitanti.

Come vivono il tempo libero i più piccoli?

I bimbi hanno a disposizione molte aree gioco e spazi dedicati per fare sport. In più le famiglie possono portare i figli a giocare negli asili e nelle strutture scolastiche anche fuori dall'orario di apertura. Però, nonostante tutta questa disponibilità, è molto più difficile che i bambini facciano gruppo o creino grosse compagnie di amichetti.

Come mai?

È un'altro tipo di socialità. Nella cultura islandese è molto radicato il concetto di famiglia e la maggior parte delle attività vengono svolte in famiglia, con genitori, zii, nonni o cugini. Certo, si fanno cose anche con gli amici, ma non è come in Italia. Un esempio: se si esce il sabato sera in un ristorante, non si trovano quasi mai famiglie con i bambini, perché si trovano tutti insieme a casa.

Hai mai pensato di tornare?

Al momento non è nei piani. La nostra vita è qui e torniamo in Italia solo una volta l'anno. Quando sarò in pensione però farò molto più spesso avanti indietro.

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