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“Queste sono le 5 cose che non farei mai con i miei figli”: il parere di un’educatrice

Amy McCready è un’educatrice che ha dato cinque consigli ai genitori, invitandoli a non mettere in atto certe condotte comuni ma diseducative per i figli.
A cura di Sophia Crotti
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mamma e figlio

Amy McCready fa l'educatrice genitoriale e spesso trasmette, durante i suoi appuntamenti con i genitori delle strategie educative che ha appreso crescendo proprio i suoi figli.

Alle pagine di Today.com ha suggerito a madri e padri di evitare cinque atteggiamenti, secondo lei poco funzionali nel tentativo di ogni genitore di crescere ed educare i propri figli.

Non dare mai la paghetta ai figli

Quanti di noi hanno ricevuto, dopo aver sistemato camera proprio o riordinato il salotto una paghetta? Qualche moneta per comprarsi un gelato con gli amici o uscire il sabato sera, da ragazzi. Tuttavia, secondo McCready non c'è nulla di più sbagliato di lasciare che i propri figli adempiano ai loro compiti di pulizia dei loro spazi, solo per ottenere una ricompensa economica. "Si tratta di un gesto che non li aiuta a imparare l'etica del lavoro, anzi li danneggia" spiega l'esperta.

Nei figli è importante smuovere una motivazione interna che li porti a capire che una volta messi in disordine gli spazi, vanno sistemati per il bene di tutti e non per ottenere una ricompensa esterna. "Si instillano una serie di problemi, se il bimbo rifà il letto male e velocemente li merita ancora quei soldi? E se la volta dopo pretende di più perché ha lavorato meglio?" spiega l'esperta che invita i genitori a far capire ai figli, fin da molto piccoli che i lavori domestici non sono appannaggio del singolo ma un lavoro di squadra.

Non mettere i bambini in punizione

Il secondo consiglio di McCready è contro un'usanza ancora in voga tra molti genitori, che decidono di ritirare il cellulare ai figli, non farli uscire di casa o farli filare in camera loro per ripensare a ciò che hanno fatto.

Secondo l'esperta non si tratterebbe di una tecnica vincente dal momento che altro non è che una lotta di potere tra adulti e bambini. "Se un bimbo si sta comportando male non ha senso etichettarlo come il cattivo e mandarlo via. Bisogna stare con lui nella rabbia, chiedendogli il perché delle sue azioni e spiegandogli perché sono sbagliate".

No alle etichette

"Ma cosa fai il timido?" quante volte capita di sentire genitori che si rivolgono così ai loro bambini che, in preda all'imbarazzo, si nascondono tra le loro gambe. Secondo McCready ogni etichetta per i bambini è sbagliata, dal momento che, anche fosse positiva, crea in lui e tra i suoi coetanei un senso di competizione e confronto. "Ogni etichetta è un limite per il bambino o per chi gli sta intorno, se chiamate un figlio "aiutante", l'altro non si cimenterà nel darvi una mano, se chiamate l'altro "lo sportivo" dovendo decidere tra un percorso di studi e lo sport si sentirà ingabbiato nella vostra etichetta" ha spiegato.

Mai obbligare i bambini a mangiare

I bambini devono poter mangiare quanto desiderano e sperimentare ogni sapore, grazie all'impegno e all'esempio degli adulti. "Se il bimbo vede i genitori inorridire all'odore dei broccoli farà lo stesso" spiega l'esperta che invita i genitori a non promettere mai ricompense o mettere in atto ricatti emotivi.

Dire a un bambino che se non mangia quello che abbiamo cucinato significa che non ci vuole bene o che potrà avere il dolce solo se mangerà tutta la minestra, secondo l'esperta potrebbe contribuire ad originare in lui dei disturbi alimentari.

Le botte non sono mai la soluzione

I bambini non si sculacciano, mai, dal momento che fare violenza di qualsiasi tipo su di loro significa proprio insegnare ad essere violenti. "La violenza sui bambini aumenta la loro aggressività, li incoraggia a mentire per evitare ulteriori punizioni e rovina per sempre il rapporto con i suoi genitori". Il bimbo, messo in queste condizioni, non comprende cosa ha sbagliato, tende solo a scappare da tutte le situazioni che potrebbero esporlo alle botte per paura.

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