“Queste sono le 5 cose che ho imparato da mia figlia con la sindrome di Down”: il racconto di una mamma
Carrie McLaren è una mamma americana che ha condiviso i 5 insegnamenti che la vita le ha regalato, da quando si è confrontata con la diagnosi di sindrome di Down della propria bambina.
“Gli altri sono cauti quando si avvicinano a mia figlia, è sempre così quando ci si interfaccia con la disabilità, quindi da quando la mia bimba è al mondo ho imparato a rompere il ghiaccio, se qualcuno ci osserva gli sorrido e inizio a chiacchierare" ha detto McLaren alle pagine di Today.com.
Ricevere la diagnosi
McLaren ha raccontato alle pagine di Today.com come sia cambiata la sua vita con l’arrivo della diagnosi per la sua bambina. “Abbiamo scoperto della sindrome di Down di Molly il giorno in cui è nata, nel 2010, e a quel punto oltre alla difficile diagnosi sono comparse una serie di criticità davanti a noi”.
La mamma spiega che i medici avevano pronosticato, tra le eventualità, che Molly non avrebbe mai camminato, parlato o mangiato tenendo tra le sue mani il suo cucchiaio da sola. “Sono state notizie davvero complesse da mandare giù” ha raccontato.
La coppia si è fatta forza e ha lasciato semplicemente che la vita della loro bimba accadesse, e alla fine Molly ha contraddetto tutti i pronostici, diventando una gran chiacchierona, mangiona (anche in autonomia) e una provetta cantante. Ad essere cambiata, però è la vita della sua mamma che ha imparato 5 lezioni fondamentali, proprio grazie alla sua bambina.
"Rallenta, non serve sempre andare di corsa"
La prima lezione che la mamma ha condiviso alle pagine di Today.com, deriva proprio dalla difficoltà di sua figlia Molly a fare tutto alla stessa velocità dei coetanei. Molly è in grado, in una società che corre veloce, di ricordare ai suoi genitori quanto sia sano prendersi una pausa.
“Sappiamo che se andiamo al parco divertimenti nostra figlia avrà bisogno anche di una pausa e in quei momenti di calma abbiamo imparato a goderci il paesaggio e ad accorgerci di cose che mai avremmo immaginato”.
"Non essere timido, saluta chi ti osserva"
Avere un figlio con una disabilità, inevitabilmente porta ad accorgersi di tutti quegli sguardi indiscreti che bambini e adulti riservano a lui.
“Molly una volta ha detto un fragoroso ciao a un bambino che la osservava, da lì è nata una profonda e dolce conversazione, così ho imparato a vincere la mia timidezza e a fare lo stesso”.
McLaren ha dunque spiegato che ogni volta che si sente osservata da una famiglia, mentre è con sua figlia, la saluta e rompe il ghiaccio.
"Lascia stare numeri e percentuali, non misurano la felicità"
La piccola Molly, come spiega la sua mamma, fin da prima di nascere era stata definita con una serie di numeri dai medici, la percentuale di possibilità che camminasse, la percentuale che riuscisse o non riuscisse a parlare e, vista le sue incredibili capacità, ha deciso di smettere di dare tutta quella rilevanza ai numeri.
“I numeri che la confrontano con i coetanei neurotipici ovviamente la definiscono sempre indietro, i voti fanno lo stesso e anche le pagelle, quindi ho deciso di concentrarmi solo sui suoi miglioramenti”.
Alla mamma oggi interessa solo che Molly sia felice che riceva quegli strumenti necessari a raggiungere il livello dei coetanei.
"I piccoli gesti sono enormi traguardi"
"Mai avrei pensato che un'azione come tagliare un'etichetta fosse un gesto incredibilmente importante" ha spiegato McLaren alle pagine di Today.com. Avere a che fare con le difficoltà della sua bambina, però, per esempio quella di sopportare il prurito che le provocano le etichette, le ha insgenato che ogni gesto è di fondamentale importanza.
"Un'altra cosa che faccio per Molly è accettare la sua passione per il viola, le acquisto ogni cosa in viola, so che i suoi non sono capricci, è il desiderio di sentire che gli oggetti le appartengono".
"Non è certo una bambina atipica"
Quando nasce un bambino con una disabilità o con la sindrome di down, secondo McLaren si cade nel tranello di pensare che si debba fare ogni cosa per lui, che ci si debba sostituire per rendere così ogni difficoltà meno complessa.
"Molly può fare ogni cosa, la sindrome non la definisce di certo. A casa nostra fa le faccende domestiche, sceglie i suoi vestiti per la scuola e si rifà lo zaino, come i coetanei" conclude McLaren a Today.com.