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Quando la ricerca di una gravidanza diventa un’ossessione patologica? Il parere della psicologa

La ricerca di una gravidanza può trasformarsi in un’ossessione patologica, in grado di far sentire inadeguato l’individuo che la prova e sgretolare la coppia. La psicologa perinatale Robbiani ha spiegato a Fanpage.it quali sono i sintomi e come intervenire per preservare il benessere della famiglia.
Intervista a dott.ssa Maria Isabella Robbiani
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE)
A cura di Sophia Crotti
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infertilità
Immagine di repertorio

Desiderare un figlio e non riuscire ad averlo è una realtà con la quale nel nostro Paese sempre più coppie dovranno fare i conti, a causa del raggiungimento tardivo di una stabilità economica, che porta donne e uomini ad avvicinarsi al desiderio della genitorialità quando è troppo tardi. A causa di pressioni sociali molto forti, che portano spesso le donne, ma anche le coppie in generale, a sentirsi inadatte se non riescono a mettere al mondo una nuova vita, la ricerca di un figlio può trasformarsi in una vera e propria ossessione patologica. A Fanpage.it la dottoressa Maria Isabella Robbiani, psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE) ha spiegato fino a che punto può spingersi la ricerca spasmodica di un figlio, distruggendo il singolo o la coppia, se non ha aiuti e quel bimbo non arriva. "Bisogna dare alla coppia gli strumenti per comprendere che si può essere felici e appagati anche senza figli biologici, convincendola che riconoscere i propri limiti non significa rinunciare ma dare peso al proprio valore e alla propria storia". 

dott.ssa Maria Isabella Robbiani, psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE). Credits: Elisabetta Lizzy Furnó Photography
dott.ssa Maria Isabella Robbiani, psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE). Credits: Elisabetta Lizzy Furnó Photography

Dottoressa, può accadere che la ricerca di un figlio si trasformi in un'ossessione patologica?

Sì, il tema spesso si sottovaluta nonostante sia centrale quando si parla di salute riproduttiva e salute mentale, perché a causa di pressioni interne ed esterne al nucleo familiare, ci si convince che un bambino deve nascere per forza, senza curarsi delle sfide che la sua nascita comporterà e senza prendere in considerazione come ci si sente a riguardo. Dunque il desiderio di avere un figlio può certamente diventare patologico quando si tramuta in un pensiero che condiziona ogni aspetto della vita, sentimenti di fallimento importanti, di inadeguatezza e la convinzione erronea, soprattutto per le donne, che la propria identità si realizzi unicamente attraverso la maternità. Nella mia esperienza come psicoterapeuta, soprattutto nell'accompagnamento di coppie che affrontano la PMA, oppure che hanno vissuto un lutto perinatale, questa pressione cresce portando le persone a sentirsi schiacciate tra le aspettative sociali, familiari, personali e dunque il desiderio naturale e legittimo di avere dei figli diventa una fonte di sofferenza costante.

In che modo una coppia o un membro di essa può manifestare il fatto che il suo desiderio di avere un figlio è diventato un'ossessione?

Il disturbo si manifesta con l' incapacità di uno o entrambi i membri della coppia di pensare ad altro, perché il desiderio di avere un figlio si fa ossessivo e totalizzante. La coppia dunque trascura gli altri aspetti della vita, siano i progetti personali, la famiglia, gli amici e tende ad isolarsi perché attorno a lei ci sono persone in gravidanza o con dei bambini piccoli e anche solo all'idea di incontrarli prova dolore e sofferenza. Nella mia esperienza clinica ho incontrato coppie che dopo anni di tentativi falliti si lasciano travolgere da questo senso di insoddisfazione, smettendo di prendersi cura del proprio benessere individuale e di coppia. Tra i sintomi vi è anche una ricerca compulsiva di soluzioni mediche, che porta anche a vivere la sessualità come solo finalizzata al concepimento, oppure a cominciare dei percorsi di PMA con l'idea che sia l'ultimo tentativo per poi vivere un ulteriore fallimento che crea forte frustrazione.

Se questa ossessione si instaura in uno solo dei membri della coppia, come si può gestire questo malessere senza sminuirlo e senza fomentarlo?

La situazione sarà sicuramente critica ma è meglio che l'ossessione per la gravidanza si instauri in uno solo dei due membri della coppia, ma anche in questo caso, si tratta di una grande prova per entrambi. La cosa importante è guardarsi negli occhi, esprimere la propria preoccupazione con rispetto e chiedere aiuto, necessario sia per la persona che per la sopravvivenza della coppia. Il rischio è che la coppia diventi un luogo di colpe implicite ed esplicite, perché se il problema é l'infertilità di uno dei due, la persona potrebbe sentirsi in colpa o colpevolizzata a causa dell'ossessione dell'altro.

Ci sono delle domande e delle pressioni esterne che la società impone alle donne e alle coppie, che potrebbe dare vita a questa ossessione per la genitorialità?

Sì, esistono giudizi, commenti superficiali e pressioni che possono aumentare la sofferenza soprattutto della donna, che ancora socialmente è ritenuta "il problema" se la coppia non riesce ad avere figli, dunque lei rischia di sentirsi inadeguata, inferiore alle altre donne che riescono ad avere figli. Questo accade perché le donne per conformazione fisica possono procreare e questo porta loro, quando non riescono ad avere figli, a sentire il desiderio di avere un figlio come una gabbia e a guardare al corpo come ad un nemico che definisce il proprio valore personale e sociale. Io credo che sia necessario fare un passo avanti, perché l'infertilità è sempre più comune e la società dovrebbe farsi carico di dare sostegni emotivi, economici e energetici, affinché le coppie arrivino alla scelta di fare figli in tempi ed età fertile.

A chi bisognerebbe chiedere aiuto nel caso in cui ci si accorgesse che il desiderio di un figlio è diventato un'ossessione?

Esistono percorsi di sostegno che offrono gli strumenti per affrontare questa sofferenza, perché ognuno ha il diritto di trovare la propria strada verso una vita più appagante, teoricamente nei percorsi di PMA dovrebbe essere integrato uno psicologo specializzato ed esperto in questo tipo di percorsi, io collaboro con il centro della salute riproduttiva dell'Ospedale pubblico di Chioggia e faccio parte del team consulenziale per le coppie che si rivolgono a questo centro. Purtroppo però vedo molte coppie che non hanno mai visto uno psicologo nonostante la fatica emotiva e relazionale che questo percorso comporta. Se da una parte è fondamentale che la coppia cerchi aiuto, è altrettanto fondamentale che i centri di PMA si facciano carico di questo aspetto, portando le coppie a capire che l'aspetto psicologico è fondamentale in questo percorso.

Quali conseguenze negative può avere la ricerca spasmodica di un figlio?

Un senso di disistima verso se stessi e di inadeguatezza; spesso si inizia a pensare che la propria vita e la propria identità siano vuote, si prova anche un senso di ingiustizia e rabbia verso il proprio corpo, verso il partner e verso gli amici o i parenti che hanno avuto figli. Un'altra conseguenza è l'isolamento sociale e lo sviluppo di problematiche sessuali nella coppia, si perde infatti il piacere di stare insieme e avere rapporti, al di là dei figli. Per questo è importante spiegare che si può essere felici e appagati anche senza figli biologici, convincendo le coppie che riconoscere i propri limiti non significa rinunciare ma dare peso al proprio valore e alla propria storia. 

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