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Proteggere i figli dalle relazioni tossiche: i consigli delle esperte per prevenire e sventare i casi di violenza

La violenza nelle relazioni adolescenziali può assumere forme subdole, come il controllo coercitivo e la manipolazione emotiva. Riconoscere i segnali d’allarme è fondamentale per prevenire abusi e in questo il ruolo di genitori ed educatori può risultare cruciale per gestire situazioni tanto spinose e promuovere relazioni più sane e consapevoli.
A cura di Niccolò De Rosa
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La violenza nelle relazioni tra gli adolescenti è un fenomeno spesso sottovalutato, ma con conseguenze che possono essere profonde e durature. Impedire al partner di coltivare i propri hobby, minarne l'autostima con insulti o ricorrere a minacce ogni volta che si sente messa in discussione la propria volontà non sono semplici contrasti di coppia, ma forme di abuso capaci di soffocare la serenità e la crescita stessa dei giovani.

I ragazzi e le ragazze che si trovano a essere vittime di simili situazioni sono infatti più esposti al rischio di sviluppare disturbi come ansia, depressione, abuso di sostanze e comportamenti aggressivi, fino ad arrivare a pensieri suicidari. Per non parlare poi di quei casi limite in cui la violenza delle parole si trasforma in aggressività fisica, giungendo talvolta a epiloghi drammatici e irreparabili.

Fare i conti con simili situazioni non è affatto semplice, tuttavia la presenza del genitore potrebbe rivelarsi decisiva per la salvaguardia del figlio o della figlia in pericolo. Il tema è stato recentemente affrontato dalla giornalista Julianna Bragg della CNN, la quale ha interpellato alcune esperte per fornire alle madri e ai padri con figli teenager alcuni riferimenti utili per prevenire e gestire tali episodi di violenza.

Segnali precoci di una relazione tossica

Quando si parla di violenza nelle relazioni, si pensa spesso a episodi di aggressione fisica come spinte, schiaffi o violenze sessuali. Tuttavia, esiste anche una forma più subdola e difficile da individuare: il controllo ossessivo e coercitivo. Questa forma di abuso psicologico viene utilizzata per esercitare potere sulla vittima, inducendola a isolarsi e a vivere nella paura. E in un'età delicata come quella adolescenziale, dove ragazzi e ragazze stanno ancora costruendo la propria personalità, un simile squilibrio nelle dinamiche delle relazioni possono risultare devastanti sia per il loro presente che per la loro crescita come individui.

Sherry Hamby, docente di psicologia presso l'Università del Sud a Sewanee, Tennessee, e direttrice del Life Paths Research Center, ha recentemente evidenziato sulla CNN alcuni segnali comuni di questo tipo di controllo: richieste insistenti di conoscere la posizione del partner, l'obbligo di condividere password o informazioni private, continue pressioni per inviare foto intime e tentativi di isolamento, scoraggiando la frequentazione di amici e familiari.

Eppure, troppo spesso gli adolescenti non riconoscono questi comportamenti come chiari segnali di allarme, anche a causa dell'influenza di una cultura, molto diffusa tra i giovani, che tende a romanticizzare la gelosia come dimostrazione d'amore travolgente.

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Anche quello della violenza sessuale è un tema da non sottovalutare. Anche in assenza di un vero e proprio stupro, infatti, qualsiasi forma di coercizione – come baci forzati, tocchi non consensuali o pressioni per avere rapporti sessuali – rientra nella categoria delle aggressioni sessuali. E contrariamente a ciò che molte persone (inclusi tanti adulti) sembrano pensare, anche persone con cui si sta intrattenendo una relazione possono commettere questa violenza. Il consenso, ricorda Hamby, deve essere sempre esplicito, entusiasta e continuo: ciò significa che può essere revocato in qualsiasi momento e che non è mai implicito o scontato.

Anche in questo caso, gli adolescenti molto spesso faticano a riconoscere questa forma di abuso. Per questo, avvertono gli esperti, è molto importante che i genitori mostrino sempre particolare attenzione a simili comportamenti, rimanendo pronti ad attivarsi per far aprire gli occhi ai figli di fronte ad atteggiamenti tanto malsani prima che la situazione degeneri .

Riconoscere una relazione sana

Intervenire in una relazione adolescenziale problematica non è affatto semplice, anche perché i giovani tendono a resistere alle interferenze degli adulti. Impedire di punto in bianco a un figlio o una figlia di vedere il proprio partner potrebbe, ad esempio, sortire l'effetto contrario a quello desiderato, spingendo il giovane o la giovane a legarsi ancora di più nella relazione tossica.

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Un primo passo potrebbe essere quindi quello di portare i ragazzi a valutare da soli la salute della loro relazione. La strada migliore, suggerisce Hamby, è quindi quella di fare tante domande: in questo modo, non solo mamme e papà avranno sempre contezza della situazione, ma si alimenta la speranza che, trovandosi a raccontare i comportamenti del proprio fidanzato o della propria fidanzata i giovani possano rendersi conto della presenza di un problema.

Affrontare il problema: i consigli ai genitori

Quando i comportamenti tossici diventano evidenti, i genitori hanno la responsabilità di prendere in mano la situazione.

Secondo Hamby si potrebbe iniziare fornendo ai ragazzi materiali informativi o occasioni di riflessione sulle relazioni tossiche, lasciandoli liberi di approfondire il tema senza sentirsi obbligati a parlarne. Un'altra strategia efficace può essere anche coinvolgere una figura di riferimento esterna ma che gode della fiducia del figlio o della figlia, come un parente o un amico più grande che possa offrire un punto di vista oggettivo.

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Per Krista Mehari, psicologa clinica e docente alla Vanderbilt University, un aspetto cruciale sul quale lavorare è poi quello dell'assertività. Le ragazze, in particolare, vengono infatti spesso educate a evitare di dire "no" per non risultare scortesi, il che può renderle più vulnerabili alla coercizione sessuale. Insegnare fin dall'infanzia a stabilire confini chiari e a esprimere il proprio dissenso può pertanto aiutare a sviluppare relazioni più equilibrate e sicure.

Promuovere modelli di relazione positiva

I genitori hanno poi un ruolo chiave nel mostrare ai figli come dovrebbe essere una relazione sana. Dimostrare rispetto, comunicazione efficace, gentilezza e il rispetto dei confini personali sono esempi fondamentali da trasmettere ai giovani. Tuttavia, l'esempio da solo non è sufficiente: è necessario fornire anche indicazioni concrete su come affrontare le difficoltà relazionali. Per fare ciò, Mehari consiglia di attingere a piene mani da canzoni, film o serie TV per offrire ai ragazzi un riferimento più "tangibile" per distinguere tra comportamenti sani e dannosi.

Infine, per favorire un dialogo aperto, rimane essenziale creare un ambiente familiare privo di giudizi, in cui gli adolescenti si sentano liberi di esprimersi senza temere punizioni immediate. Secondo Mehari in simili dinamiche risulta di primaria importanza la costruzione nel tempo di un rapporto di fiducia in cui i ragazzi sanno che i genitori li ascolteranno sempre con curiosità e comprensione, senza giudizi affrettati o reazioni impulsive. In questo modo, sarà più facile per loro chiedere aiuto in caso di difficoltà.

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