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Problemi di memoria nei bambini: uno studio dimostra le colpe dell’inquinamento atmosferico

Un nuovo studio USC ha rivelato l’impatto che gli agenti inquinanti, soprattutto il particolato PM2.5 da fonti agricole, possono danneggiare memoria e apprendimento nei bambini, perpetrando gli effetti nocivi anche sul lungo periodo.
A cura di Niccolò De Rosa
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Bambini e inquinamento

Smog ed emissioni inquinanti non danneggiano solo l'apparato respiratorio, ma possono mettere in serio pericolo anche le funzioni cerebrali dei bambini. Un recente studio della University of Southern California (USC) ha rivelato un legame preoccupante tra l’inquinamento atmosferico e le capacità cognitive dei bambini. La ricerca, condotta su 8.500 ragazzi di età compresa tra i 9 e i 10 anni, ha evidenziato come il particolato fine, in particolare il nitrato di ammonio proveniente dalle attività agricole, possa influire negativamente sull’apprendimento e sulla memoria dei più giovani.

Lo studio è statopubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives e getta nuova luce sui rischi del PM2.5, una categoria di polveri sottili che, oltre a minare le capacità cognitive dei bambini, è stata associata a un rischio maggiore di Alzheimer e demenza negli adulti.

L’origine dell’inquinante: nitrato di ammonio e PM2.5

Il nitrato di ammonio si forma nell’aria quando il gas di ammoniaca, emesso principalmente dai macchinari impiegati nella attività agricole, si combina con l’acido nitrico, un sottoprodotto della combustione dei combustibili fossili. Questo composto rientra nella categoria del particolato PM2.5, ossia particelle microscopiche con un diametro inferiore a 2,5 micrometri che possono penetrare in profondità nei polmoni e, attraversando la barriera emato-encefalica, raggiungere il cervello.

Questo particolato rappresenta dunque un rischio crescente, soprattutto in aree urbane, dove alle emissioni derivate dall’agricoltura si aggiungono quelle prodotte dal traffico automobilistico e dalle industrie.

Inquinamento atmosferico e bambini

Un impatto significativo sulle capacità cognitive dei bambini

Megan Herting, professoressa di scienze della salute pubblica alla Keck School of Medicine dell’USC e autrice principale dello studio, ha sottolineato l’importanza di comprendere a fondo la composizione chimica del PM2.5 e i diversi impatti delle sue componenti. Herting ha dichiarato che la conoscenza di queste specificità rima fondamentale per definire nuove regolamentazioni sull’inquinamento e ridurre i rischi cognitivi a lungo termine.

Nella fase precedente della sua ricerca, Herting aveva analizzato l’impatto del PM2.5 come particolato complessivo, senza riscontrare evidenti correlazioni con il deficit cognitivo. Tuttavia, grazie a tecniche statistiche avanzate, il team è riuscito a isolare il ruolo del nitrato di ammonio, rivelandolo come principale responsabile del calo nelle performance di apprendimento e memoria nei bambini.

Bambini e inquinamento

Verso una regolamentazione mirata

Secondo i ricercatori, l’effetto negativo del nitrato di ammonio sulle facoltà cognitive e mnemoniche dimostra che il PM2.5 non è un fattore unico, ma un mix di sostanze dalle diverse origini e conseguenze sulla salute. Comprendere quali componenti chimiche siano più dannose potrebbe consentire una regolamentazione ambientale più mirata e una migliore protezione delle giovani generazioni.

Per il futuro, il team intende approfondire come queste combinazioni di particolato possano influenzare lo sviluppo cerebrale di bambini e adolescenti, mappando le variazioni nelle caratteristiche cognitive a seconda dell’esposizione a specifici inquinanti.

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