Pisolini e nanne difficili? La “tecnica del robot” fa discutere genitori ed esperti

Molti genitori sono fermamente convinti che il pisolino pomeridiano sia essenziale per il benessere dei loro figli, aiutandoli a recuperare energie e migliorare l’umore. Tuttavia, non tutti i bambini accettano facilmente di addormentarsi: c’è chi si agita, chi resiste ostinatamente e chi sembra non averne affatto bisogno. Di fronte a queste difficoltà, mamme e papà spesso cercano soluzioni online per rendere più semplice il momento del riposo e tra le tante strategie discusse nei forum e nei social, può capitare d'imbattersi nella cosiddetta "tecnica del robot", un metodo che promette di aiutare i bambini a prendere sonno senza conflitti.
Questa strategia viene spesso suggerita con entusiasmo dai genitori che l'hanno sperimentata ma le particolari modalità con cui viene applicata ha suscitato un acceso dibattito tra gli esperti sul suo valore e sulle possibili implicazioni per il benessere dei bambini.
La tecnica del robot: in cosa consiste
La "tecnica del robot" prevede che il genitore, mantenendo un'espressione neutra e senza interagire emotivamente, riporti il bambino a letto ogni volta che tenta di alzarsi durante l'orario del pisolino o della nanna serale. L'obiettivo è stabilire confini chiari senza ricorrere a urla, minacce o contrattazioni.
Chi ha sperimentato questa tecnica ha spesso riferito di essere riuscito nel proprio intento, anche se solo dopo numerosi tentativi. nel rimettere il piccolo a nanna è infatti importante mantenere la calma e la fermezza, evitando qualsiasi forma di coinvolgimento emotivo durante il processo. Un compito non semplice e che non ha mancato di sollevare dubbi sugli effettivi benefici della pratica.
Le opinioni degli esperti: pro e contro
La comunità degli esperti è divisa riguardo all'efficacia e all'appropriatezza della "tecnica del robot". Emily Whalley, consulente del sonno olistico, è ad esempio intervenuto sull'HuffPost UK per esprimere le proprie preoccupazione riguardo una pratica basata sull'assenza di espressioni emotive nel rapporto con il piccolo. Whalley ha infatti citato i risultati riportati dall'esperimento del still face experiment dello psicologo Ed Tronick, in cui i bambini, di fronte a un genitore con espressione neutra, mostravano segni di confusione e disagio, cercando disperatamente di ristabilire la connessione emotiva.
Il bambino, in qualsiasi fase del suo sviluppo, ha bisogno dei connessione, presenza e affetto" ha ribadito la consulente, poco incline a consigliare la "tecnica del robot" per indurre il piccolo al sonno.

Secondo Rosey Davidson, altra consulente del sonno intervenuta sull'HuffPost, la tecnica rappresenta semplicemente una variante dell'approccio del "Rapid return" consigliato da molti esperti (lo cita anche il servizio sanitario nazionale britannico) per rafforzare le routine del sonno nei piccoli. Questo metodo prevede di riportare il bambino a letto con interazioni minime, evitando sia attenzioni positive che negative, affinché il bambino comprenda che l'unica opzione è rimanere a letto e dormire.
Anche Davidson ha però avvertito che questo metodo potrebbe non essere adatto a tutti i bambini, specialmente a quelli che necessitano di maggiore connessione e rassicurazione per sentirsi al sicuro durante il momento della nanna.
Considerazioni sull'età e le esigenze del bambino
Un aspetto fondamentale da considerare è pertanto l'età del bambino in relazione alle sue esigenze di sonno. Con il crescere dell'età, infatti, i bambini potrebbero sentire sempre meno il bisogno di schiacciare un pisolino durante il giorno, pertanto, come suggerito dalla stessa Whalley suggerisce, le difficoltà a prendere sonno potrebbero essere il segnale per interrompere l'abitudine del sonnellino pomeridiano. Meglio arrivare un po' più stanchi all'ora della nanna che sforzarsi di dormire durante la giornata per poi non riuscire a riposare di notte.