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Piccoli disturbatori o semplici bambini? Come gestire il disagio senza giudicare: “I genitori meritano comprensione”

Molti trovano irritanti i bambini in luoghi pubblici, ma spesso dietro certi comportamenti si celano ragioni complesse. Un gruppo di esperti ha quindi proposto alcune strategie per gestire la frustrazione e adottare un atteggiamento più comprensivo nei confronti dei più piccoli e dei loro genitori, che spesso sono i primi a dispiacersi di simili situazioni.
A cura di Niccolò De Rosa
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Chiunque si sia trovato in un ristorante, su un volo o in un luogo pubblico affollato avrà probabilmente avuto a che fare almeno una volta nella vita con bambini che sembravano sfidare ogni regola del quieto vivere. In casi simili, soprattutto quando le urla e il caos creato impediscono perfino di ascoltare i propri pensieri, è del tutto naturale infastidirsi e cadere nella tentazione di giudicare tanto i bimbi, quanto i loro genitori: "Ma questi piccoli terremoti come sono stati cresciuti?".

Dietro ogni situazione si cela però una storia differente e molto spesso le cose possono essere ben più complesse di come appaiano. Magari il bambino che sta scalciando il nostro sedile ha un disturbo dell'attenzione; magari i piccoli stanno approfittando di un singolo momento di distrazione da parte di un genitore spossato da una giornata lunga e particolarmente faticosa. Insomma, per quanto i figli altrui possano sembrare irritanti, possono essere molte le giustificazioni dietro anche il più sconveniente dei comportamenti.

Per questo alcuni esperti hanno recentemente condiviso con l'HuffPost alcuni consigli pratici per aiutare gli adulti – anche quelli senza figli – a mantenere la calma e adottare un atteggiamento più comprensivo nei confronti dei più piccoli e dei loro genitori in difficoltà, evitando così di alimentare ulteriormente una narrazione ostile ai bambini che troppo spesso sembra contraddistinguere molti aspetti della società moderna.

Lavorare sull'empatia

Secondo il dottor Matthew Morand, psicologo e psicoterapeuta americano, lo strumento principale per porre un freno al fastidio generato dalle intemperanze dei bimbi è quello dell'empatia, che ci permette di metterci nei panni dell'altro. In altre parole, prima di condannare il comportamento di un bambino, bisognerebbe chiedersi se i propri figli o se stessi da piccoli non si siano mai comportati in modo simile.

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A chi non è capitato di fare una scenata in pubblico per un capriccio? Quale genitore non si è mai trovato nell'imbarazzo di provare a calmare il pianto inconsolabile di un bimbo davanti a decine di sconosciuti? Per Morand, pensieri come questi possono contrastare la naturale tendenza del nostro cervello a enfatizzare gli aspetti negativi ed esprimere giudizi affrettati.

I bambini devono imparare a stare al mondo

Per la psicologa Kristen Piering, invece, un punto importante e troppo spesso sottovalutato riguarda il fatto che i bambini debbano necessariamente fare esperienza dei luoghi pubblici per imparare a comportarsi correttamente. A volte, un atteggiamento che gli adulti etichettano come "maleducato" o "fastidioso" non è altro che il riflesso di una giornata storta o di una difficoltà momentanea. Come tutti, anche i ragazzini possono soffrire momenti di stress, frustrazione o semplice stanchezza.

Il problema è il bambino o il genitore?

Un altro elemento da considerare riguarda poi una domanda che tutti dovrebbero porsi quando un bambino sta creando scompiglio: i genitori sono consapevoli del comportamento del proprio figlio? In caso di risposta affermativa, Morand ha quindi invitato a valutare se la mamma o il papà in questione sta effettivamente cercando di gestire la situazione. L’educazione è un processo complicato e chiunque abbia figli sa che certe situazioni sfuggono di mano. Tuttavia, quando i genitori adottano un atteggiamento troppo permissivo o disinteressato, la frustrazione può aumentare.

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A questo proposito però, Piering ricorda che ogni famiglia ha il proprio metodo educativo, e ciò che potrebbe sembrare un’assenza di controllo, in realtà potrebbe essere frutto di strategie pensate nel lungo periodo. Se ad esempio un genitore non interviene subito per zittire con energia un bambino in preda a una crisi (urla, pianti, movimenti febbrili o scatti di aggressività) ma si limita a rimanere nelle vicinanze del piccolo per metterlo in sicurezza e provare a calmarlo, ebbene quel genitore non se ne sta lavando le mani, ma sta contenendo il comportamento del piccolo (la vicinanza serve a tranquillizzarlo e assicurarsi che non possa fare male a sé stesso o agli altri) in attesa che il bimbo sia abbastanza sereno per poter interagire con lui.

Le strategie per non perdere la pazienza

La psicologa scolastica Shira Schwartz ha infine consigliato una semplice regola suddivisa in tre step per affrontare la presenza di bambini molesti senza esasperarsi: ignorare, reindirizzare e resistere alla tentazione di educare.

  • Ignorare: Molti comportamenti fastidiosi sono semplici richieste di attenzione. Se non vengono rinforzati, tendono a diminuire. Un bambino che canta ad alta voce per attirare l’attenzione potrebbe smettere se non ottiene la reazione sperata.
  • Reindirizzare: Spostare l’attenzione del bambino su un’attività diversa può risolvere la situazione senza conflitti. Un genitore in un museo potrebbe distogliere il figlio dalla noia facendogli cercare dettagli nascosti in un’opera d’arte, trasformando la frustrazione in coinvolgimento.
  • Resistere alla tentazione di educare: Non spetta agli estranei disciplinare i bambini altrui, ma stabilire confini chiari è lecito. Dire con fermezza “Questo non mi piace, per favore smetti” è un modo efficace per comunicare il proprio disagio senza oltrepassare i limiti del proprio ruolo.

E se tutto il resto fallisce, un respiro profondo e un po’ di distacco rimangono sempre la soluzione migliore.

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