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Perché tanti giovani odiano loro stessi? Lo psichiatra spiega ai genitori come aiutarli: “Sedetevi con loro e ascoltateli”

L’autodisprezzo negli adolescenti è un problema in crescita, spesso radicato in esperienze precoci e amplificato dai social media. Nel corso di una recente intervista, lo psichiatra Blaise Aguirre ha approfondito le cause, impatti e le possibile strategie per contrastarlo: “Ascoltare i bambini è la chiave per crescerli più sicuri”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Negli ultimi anni, un numero crescente di adolescenti sembra lottare contro un profondo senso di autodisprezzo, attirando l'attenzione degli esperti di salute mentale. Complice la pervasività sempre più capillare dei social e dei modelli irrealistici che essi propongono quotidianamente, i ragazzi appaiono infatti sempre più fragili e insicuri non solo nei confronti degli altri, ma anche nel rapporto verso sé stessi, giudicandosi spesso non all'altezza o incapaci di poter soddisfare le aspettative (proprie o altrui).

Questo argomento è stato recentemente affrontato dallo psichiatra Blaise Aguirre in un'intervista rilasciata alla CNN, nella quale il professore assistente di psichiatria alla Harvard Medical School e specialista in terapia dialettico-comportamentale (DBT)  ha esplorato le radici di questo problema e le possibili soluzioni. Aguirre ha infatti dedicato decenni allo studio del fenomeno, convincendosi del fatto che anche se società, famiglia e ed esperienze precoci possono giocare un ruolo cruciale nella formazione dell'autostima di un individuo, con il giusto aiuto è possibile intervenire per aiutare i giovani ad arginare questa spirale di negatività.

Cosa si intende per autodisprezzo

L'autodisprezzo, ha spiegati l'esperto, non è una semplice insoddisfazione di sé, ma un senso di inadeguatezza radicato che può condizionare scelte e comportamenti per tutta la vita. Tale sentimento nasce spesso in tenera età, quando i bambini interiorizzano messaggi impliciti o espliciti sulla loro presunta inadeguatezza. Un bambino con difficoltà di apprendimento, un disturbo fisico o mentale, o che subisce bullismo, può ad esempio crescere con la convinzione di non essere abbastanza bravo, forte o intelligente.

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Quando questa percezione diventa parte integrante della propria identità, allora il rischio è che si inneschi un ciclo autodistruttivo che influenza ogni aspetto della vita, dalle relazioni alle opportunità lavorative, fino alla salute mentale.

Perché alcuni ragazzi odiano sé stessi?

Secondo Aguirre, una delle caratteristiche comuni tra chi sperimenta un profondo autodisprezzo è l'ipersensibilità emotiva. Le persone particolarmente reattive agli stimoli esterni tendono infatti a interpretare gli eventi in modo negativo e viscerale, incorporando queste interpretazioni nel proprio senso di identità. Inoltre, le esperienze precoci di abuso, trascuratezza o bullismo possono rafforzare questa percezione negativa.  Il problema è che, crescendo, questi individui filtrano tutte le nuove esperienze attraverso la lente della propria autovalutazione distorta, consolidando la convinzione di essere intrinsecamente sbagliati.

Come se non bastasse, social media e modelli esterni possono accentuare ulteriormente tale senso di inadeguatezza. "Le grandi aziende hanno imparato a usare la tecnologia per fare marketing dell'odio verso se stessi" ha affermato il professore. "I messaggi sono: non sei abbastanza alto, non sei abbastanza carino, la tua pelle non sembra abbastanza giovane, non sei abbastanza magro, non sei abbastanza forte, i tuoi muscoli non sono abbastanza grandi e non sei abbastanza intelligente".

Questa narrazione può essere particolarmente dannosa per chi già lotta con l'autostima, amplificando il senso di insoddisfazione personale.

Differenze tra autodisprezzo e depressione

L'autodisprezzo non è sinonimo di depressione, anche se i due fenomeni possono coesistere. Una persona depressa potrebbe odiare la propria condizione o le circostanze della propria vita, ma non necessariamente se stessa. Al contrario, chi soffre di autodisprezzo mantiene una visione negativa di sé anche quando i sintomi della depressione vengono trattati.

A tal proposito Aguirre ha spiegato che molte persone con disturbi alimentari, ad esempio, continuano a provare disgusto per sé stesse anche dopo aver superato il problema del peso o della dieta. Questo suggerisce che l'autodisprezzo sia una condizione radicata che va affrontata direttamente.

Il ruolo della terapia

Uno degli approcci più efficaci per contrastare l'autodisprezzo è la terapia dialettico-comportamentale (DBT), di cui Aguirre è uno dei massimi esperti. Questa tecnica si basa su quattro pilastri fondamentali: mindfulness, efficacia interpersonale, regolazione emotiva e tolleranza alla sofferenza. Molti giovani che partecipano a questi programmi imparano a riconoscere e gestire le proprie emozioni in modo più costruttivo, riducendo comportamenti autodistruttivi e migliorando la qualità della vita.

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I genitori protagonisti del cambiamento

I genitori possono ovviamente (e per fortuna) svolgere un ruolo cruciale nel contrastare l'autodisprezzo nei figli. Per Aguirre la strada pià efficace è quella rappresentata dalla validazione emotiva: ascoltare senza giudicare e senza minimizzare il dolore dei ragazzi, facendoli quindi sentire compresi.

Frasi come "Sei amato" o "Andrà tutto bene" possono sembrare rassicuranti, ma spesso non aiutano molto chi sta soffrendo. È più efficace invece accogliere il dolore dell'adolescente e chiedere come ci si possa rendere utili, creando un ambiente di sicurezza emotiva. Questo processo può davvero fare la differenza nel percorso di ricostruzione dell'autostima.

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