Perché sempre più bambini diventano astigmatici: l’ipotesi in uno studio

Sempre più bambini stanno diventando astigmatici e, secondo un recente studio, tale incremento potrebbe essere l'ennesima eredità lasciata dal periodo pandemico. Se infatti negli ultimi anni l'attenzione della scienza si è è spesso concentrata sugli aspetti psicologici e sul rendimento scolastico, una recente ricerca pubblicata su JAMA Ophthalmology ha evidenziato come la ridotta esposizione alla luce naturale e il prolungato utilizzo di dispositivi digitali – entrambi elementi ricorrenti nei tribolati mesi di lockdown – sembrano aver modificato la curvatura della cornea, con conseguenze sulla visione a lungo termine.
Cos'è l'astigmatismo
L'astigmatismo è un comune difetto della rifrazione dell'occhio che impedisce una buona messa a fuoco a causa della deformazione della cornea, la superficie trasparente dell'occhio. Questa condizione interessa circa il 15% dei bambini in età scolare ed è spesso associata alla miopia, ossia la scarsa capacità di vedere bene gli oggetti da una certa distanza. Oltre a compromettere la nitidezza delle immagini sia da vicino che da lontano, l'astigmatismo può aumentare il rischio di ambliopia, il cosiddetto "occhio pigro", una condizione in cui il cervello smette progressivamente di elaborare le informazioni provenienti dall'occhio meno performante.
Lo studio di Hong Kong
Durante il periodo di chiusura delle scuole e di confinamento domestico imposto dalla pandemia, la vita dei bambini si è svolta prevalentemente all'interno delle abitazioni: le ore trascorse all'aria aperta si sono drasticamente ridotte, mentre il tempo dedicato alla lettura, allo studio e all'uso di dispositivi digitali è aumentato in modo significativo. Un abitudine che, tra l'altro, in molte famiglia è proseguita anche dopo la fine della crisi pandemica. Se il legame tra l'attività da vicino e la miopia è ben documentato, l'impatto di queste abitudini sull'astigmatismo era finora poco chiaro.

Per indagare questa correlazione, un team di ricercatori di Hong Kong ha condotto un'indagine analizzando i dati di 21.665 bambini con un'età media di 7,3 anni, esaminati in due momenti distinti tra il 2015 e il 2023. L'obiettivo era verificare eventuali variazioni nella prevalenza dell'astigmatismo prima, durante e dopo la pandemia.
I risultati della ricerca
Dai dati raccolti è così emerso un aumento significativo dell'astigmatismo nella fascia pediatrica. Prima della pandemia, la prevalenza dell'astigmatismo interno e di quello corneale era rispettivamente del 23,4% e del 60%. Nel periodo post-pandemia, i valori sono saliti rispettivamente al 34,7% e al 64,7%, con un incremento maggiore nei bambini tra i sei e gli otto anni. Inoltre, chi è stato valutato durante la pandemia ha mostrato un rischio più alto del 20% di sviluppare astigmatismo interno e del 26% di sviluppare quello corneo rispetto ai coetanei esaminati in precedenza.

Secondo i ricercatori, sono diversi fattori potrebbero aver contribuito a questa crescita. La riduzione del tempo trascorso all'aperto, sceso mediamente di 0,3 ore al giorno, e l'aumento delle attività da vicino, passate da 3,3 a 4,9 ore al giorno, hanno probabilmente avuto un ruolo chiave. Gli esperti hanno anche ipotizzato che la pressione costante delle palpebre sulla cornea durante la lettura o l'uso degli schermi possa aver modificato gradualmente la curvatura corneale, con effetti che non si sono rivelati temporanei, come si credeva in passato.
Come sottolineato dagli stessi autori dello studio, saranno necessari ulteriori approfondimenti per comprendere meglio il legame tra stile di vita e sviluppo visivo e, eventualmente, fornire nuove linee guida per proteggere la vista delle generazioni più giovani.