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Perché sbaglia Barbara Palombelli a definire “fabbriche di bambini” i laboratori per la Pma

La giornalista Barbara Palombelli dopo aver raccontato il suo personale percorso di adozione alla trasmissione “Le Iene” ha apostrofato le tecniche di procreazione medicalmente assistita identificandole come un modo per fabbricare dei bambini. La psicologa Maria Isabella Robbiani, specializzata nel seguire le coppie che intraprendono questo percorso, ha spiegato a Fanpage.it perché è sbagliato parlare in questi termini della PMA.
Intervista a dott.ssa Maria Isabella Robbiani
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA e Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE)
A cura di Sophia Crotti
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Barbara-Palombelli
Barbara Palombelli, Credits: getty Images

Durante un momento a lei dedicato, la giornalista Barbara Palombelli, nella serata di martedì 28 gennaio, alla trasmissione “Le Iene” ha raccontato la sua esperienza di madre, partendo dai suoi più grandi sogni realizzati: diventare una professionista della notizia e adottare dei minori.

Palombelli ha cercato di smuovere l’opinione pubblica sul tema dell’adozione, raccontandola per come è stata per lei: un percorso difficoltoso, fatto di amore smodato e a volte rifiuto proveniente dai suoi figli, comprensibilmente arrabbiati con la vita e un difficile iter burocratico, cercando di fare breccia sul cuore di chi, come lei, soffre all’idea che ci siano dei bambini negli istituti.

Non si è limitata, però, al racconto della sua personale idea di adozione e famiglia, ma ha continuato cercando di rendere universale un concetto che per fortuna non lo è: “Capisco le difficoltà di chi ha paura, di chi preferisce fabbricare un figlio in questi meravigliosi laboratori dove tutti sorridono, dove tutto è profumato, dove c’è una bella atmosfera ma rifarei la scelta dell’adozione tutta la vita, un milione di volte” ha detto ad Italia 1, rimandando alla procreazione medicalmente assistita.

La dottoressa Maria Isabella Robbiani, Psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA e Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE) ha spiegato a Fanpage.it, perché quando si parla di infertilità nessuno sorride e perché la PMA è tutto tranne che un modo per fabbricare nuove vite.

Palombelli ieri ha parlato di persone che, ricorrendo alla PMA, preferiscono fabbricare un figlio. Cosa c'è di sbagliato in questa narrazione?

Purtroppo ritenere la Procreazione Medicalmente Assistita un processo artificiale e una vera e propria fabbrica di bambini è un pregiudizio comune sulla PMA. Si tratta però di un discorso superficiale e svalutante, di un percorso molto complesso sia dal punto di vista medico che emotivo. La PMA, infatti, è un trattamento medico, che aiuta chi ha difficoltà a concepire naturalmente, non si tratta di costruire bambini in laboratorio, ma di supportare un processo naturale, laddove ci sono ostacoli fisici o biologici. Anche perché se si fabbricassero davvero i bimbi allora la PMA non dovrebbe mai essere fallimentare, permettendo sempre a tutti di diventare genitori, ma non è così. Il termine fabbricare è sbagliato, poi, anche perché la PMA è un trattamento medico veicolato dalla legge, che è molto chiara sui limiti dello stesso. Non si possono scegliere le caratteristiche genetiche del bambino, infatti gli embrioni non si selezionano in base a tratti estetici o di personalità, la selezione viene effettuata solo per garantire maggiore possibilità di impianto o di salute, se a ricorrere alla PMA è una coppia in cui, per esempio, i membri sono portatori sani di malattie genetiche.

dott.ssa Maria Isabella Robbiani, psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE). Credits: Elisabetta Lizzy Furnó Photography
dott.ssa Maria Isabella Robbiani, psicologa e psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA, Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE). Credits: Elisabetta Lizzy Furnó Photography

Ci sono altri luoghi comuni attorno alla PMA? Palombelli parla di un luogo dove tutti sono sorridenti, dove si respira una bella atmosfera…

Sì, forse perché si tratta di tecniche anche a pagamento, capita che le persone reputino la PMA un lusso di pochi, forse un capriccio. L'immagine di un luogo meraviglioso dove tutti sono sorridenti, però, è molto diversa dalla realtà, preceduta dal vissuto difficile di chi fa i conti con l'infertilità. Quello che mi sento di dire è che nessuno riterrebbe mai un capriccio portare gli occhiali, quando non si vede da lontano o da vicino, allo stesso modo bisognerebbe imparare a parlare correttamente della PMA.

Perché è sbagliato, invece, paragonare la PMA all'adozione?

Paragonare la PMA all'adozione non solo è sbagliato, ma mostra una comprensione parziale di entrambe le realtà. Ogni bimbo nato da PMA è il frutto di un desiderio profondo e di un percorso spesso lungo e doloroso, ma PMA ed adozione rispondono a due bisogni diversi, se la PMA permette di diventare genitori biologici superando le difficoltà riproduttive, l'adozione pone al centro i bisogni di un bambino già nato con un vissuto spesso difficile alle spalle. Infatti, uno dei primi processi che si fanno, accompagnati da una psicologa, è comprendere se la coppia che ha fatto la domanda di adozione abbia elaborato il lutto della genitorialità biologica per essere adatti alla adozione. Perché per un bimbo adottato può essere svilente sentirsi la seconda scelta dinnanzi al desiderio dei loro genitori di avere un figlio biologico, se non è stato elaborato questo lutto. Capisco che la Palombelli volesse valorizzare il proprio percorso di adozione, ma per farlo non è necessario offendere chi fa percorsi difficili e già pieni di pregiudizi. Si tratta sempre di scelte personali, intime e non intercambiabili, perché sono due processi differenti, anche se entrambe le strade portano a divenire genitori, si tratta di modalità che vanno distinte, perché non tutte le coppie sia che possano, sia che non possano avere dei figli biologici, sono adatte all'adozione. Infatti, chiedere ad una coppia che desidera un figlio biologico, nonostante i propri problemi di fertilità, "perché non adottate?" è come domandarlo ad una coppia senza problemi di fertilità. Tuttavia la PMA dovrebbe a mio avviso guardare all'iter preadottivo, non dico che servirebbe un'idoneità, ma professionisti che aiutino le persone a darsi dei limiti, ad accettare l'infertilità e a non finire vittima di una serie infinita di tentativi fallimentari.

Palombelli ad un certo punto dice che immagina le paure delle coppie che decidono di non avvicinarsi al mondo dell'adozione, ma anche la PMA può non essere psicologicamente un percorso per cui tutti sono pronti?

Sì, certo, può capitare che una coppia non ritenga adatta al suo sentire e al suo vissuto la PMA e che quindi valuti una adozione, o non la valuti affatto, dal momento che PMA e adozione non sono due scelte alternative. É importante che non si arrivi a pensare che se non si possono avere figli in altro modo, neanche con la PMA, allora si debba per forza ricorrere all'adozione, il rischio altrimenti è che questo desiderio si trasformi in un'ossessione con delle pressioni sociali annesse.

Dal discorso sembra emergere che i genitori adottivi siano dei benefattori, è così?

No, anzi, un altro concetto che viene smontato quando una coppia desidera adottare è l'idea che siano benefattori, l'adozione è la possibilità di incontrare un bambino, senza pensare di salvarlo però. Il narcisismo di un genitore che ha bisogno di sentirsi un salvatore e benefattore, è uno degli elementi, insieme all'elaborazione del lutto della genitorialità biologica, che viene indagato e risulta un campanello d'allarme quando si cerca di capire se la coppia è pronta all'adozione.

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