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“Perché lo facevamo?”: il ricordo di una TikToker rievoca un’abitudine passata incomprensibile per la Gen Z

Una comica australiana ha scherzato sui social sull’abitudine tipica degli anni Novanta di contattare i genitori a lavoro per i motivi più futili: “Oggi sarebbe incomprensibile”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Negli anni '90, quando la tecnologia era ben diversa da quella odierna, i figli di genitori lavoratori che tornavano a casa da scuola spesso si trovavano soli o, al massimo, sotto la supervisione di un nonno o di un fratello maggiore.

Allora le chat non esistevano e anche i cellulari erano molto rari (e di certo non erano oggetti per bambini). Pertanto, quando un figlio doveva mettersi in contatto con mamma o papà, la soluzione più pratica era quella di agguantare il telefono fisso e chiamare direttamente l'ufficio dei genitori, spesso passando attraverso una trafila di centralini, segreterie e passaggi di chiamata.

Questa scena nostalgica è stata recentemente evocata dalla comica australiana Tanya Hennessy, che in un video su TikTok ha ironizzato sulla pratica, ormai totalmente caduta in disuso, di interrompere la giornata lavorativa dei propri genitori per chiedere cose banali, come il permesso di invitare un amico a casa o di aprire una scatola di biscotti.

"Mi ricordo che una volta ho chiamato mia mamma sul posto di lavoro per chiederle se potessi prendere i piselli congelati" ha raccontato Hennessy, sottolineando come questo comportamento risulterà del tutto assurdo per le nuove generazioni, ormai abituate a poter rintracciare chiunque in qualsiasi momento.

"A volte li chiamavi più volte, parlavi con la receptionist più volte, e le domande erano così stupide perché non avevamo messaggi ed era strano inviare un fax".

Il divario generazionale

Nel video, Hennessy scherza su quanto potrebbe sembrare strano ad un ragazzo della Generazione Z o Alpha l'idea di dover passare attraverso una segretaria per poter parlare con il proprio genitore impegnato al lavoro, un compito che oggi si può liquidare con una semplice telefonata o qualche messaggio inviato su WhatsApp.

L'irreperibilità è infatti un concetto quasi sconosciuto per i ragazzi di oggi, i quali anzi hanno il problema opposto di doversi impegnare per staccarsi dal mondo iper-connesso.

Oggi occorre impostare la modalità "Non disturbare" per non essere raggiunti da messaggi e chiamate, mentre un tempo bastava che qualcuno in casa si collegasse a Internet per isolare completamente l'intera abitazione da qualsiasi comunicazione con l'esterno. È una bella differenza di prospettive nei confronti del mondo.

Dunque, simile evoluzione riflette non solo un cambiamento nelle abitudini comunicative, ma anche nelle dinamiche familiari e nel modo in cui le nuove generazioni gestiscono la loro presenza digitale. Se per i Millennials era normale ricorrere al telefono fisso per ogni necessità, la Gen Z ha sviluppato una forma di comunicazione più silenziosa e indiretta, adattandosi alle nuove tecnologie e ai ritmi di vita moderni.

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