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Perché immunizzare i neonati contro il virus respiratorio sinciziale? “È un’arma rivoluzionaria per salvarli” 

Per la Regione Lombardia da domani prende avvio una campagna rivoluzionaria che per la prima volta propone ai bambini sani nati tra il mese di gennaio di quest’anno e il mese di marzo del prossimo anno l’immunizzazione tramite anticorpo monoclonale contro il virus RSV, responsabile di una patologia come la bronchiolite che spesso causa l’ospedalizzazione dei neonati.
Intervista a dott.ssa Paola Marchisio
Pediatra presso il Policlinico di Milano. Direttore di Struttura Complessa. Referente centro di riferimento. Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica e Professore Associato di Pediatria, Università degli Studi di Milano
A cura di Sophia Crotti
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immunizzazione RSV

Straordinario, rivoluzionario, un’arma di difesa. Sono tre parole che la pediatra e direttrice di struttura complessa presso il Policlinico di Milano, Paola Marchisio, ripete spesso, entusiasta nel raccontare a Fanpage.it la campagna di immunizzazione gratuita con anticorpo monoclonale contro il virus sinciziale, in avvio domani in Lombardia, per tutti i bimbi nati tra il 1 gennaio di quest’anno, fino al 31 marzo del prossimo anno.

Per la prima volta, infatti, esiste una protezione contro il virus respiratorio sinciziale che nel 2023 ha causato l'ospedalizzazione di circa 3000 neonati in Lombardia, e che, soprattutto, sottolinea la dottoressa Marchisio, ad oggi non ha ancora una terapia specifica. Così tra le mani i medici e da domani anche le famiglie lombarde avranno un'arma per prevenire bronchioliti, polmoniti, asma in età adulta e per proteggere tutta la famiglia: "Un bimbo di un mese ospedalizzato per il virus respiratorio sinciziale (RSV) ha bisogno dell'ossigeno terapia, dunque non riesce a mangiare, a volte finisce in terapia intensiva neonatale. È evidente che l'immunizzazione protegge loro e tutta la loro famiglia".

dott.ssa Paola Marchisio (Pediatra. Direttore di Struttura Complessa. Referente centro di riferimento. Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica e Professore Associato di Pediatria, Università degli Studi di Milano)
dott.ssa Paola Marchisio (Pediatra. Direttore di Struttura Complessa. Referente centro di riferimento. Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica e Professore Associato di Pediatria, Università degli Studi di Milano)

Qual è la differenza tra vaccino e anticorpo monoclonale contro l’RSV?

Il vaccino contro l’RSV per i bambini, in grado dunque di dare loro una componente virale per stimolarne l’immunità, non esiste. L'anticorpo monoclonale, che al  bambino viene dato attraverso una singola iniezione intramuscolare nella coscia, è un anticorpo umano, quindi il prodotto dell'incontro tra i linfociti e il virus RSV, in formulazione adatta per essere somministrato.

Se il bambino ha da poco ricevuto il vaccino antinfluenzale, può comunque ricevere l'iniezione dell’anticorpo monoclonale?

Se vuole sì. Il problema non si pone per i bambini a cui è destinata la campagna che nasceranno da domani, dal momento che il vaccino antinfluenzale può essere fatto dai 6 mesi di vita. Ma se pensiamo a un bambino nato i primi mesi di quest’anno, a cui la campagna è estesa, che magari ha 8 mesi e ha già ricevuto il vaccino antinfluenzale, può tranquillamente fare l’immunizzazione contro l’RSV dal momento che si tratta di due cose distinte, con due obiettivi diversi. Il vaccino antinfluenzale agisce contro l’influenza stagionale, mentre l’anticorpo monoclonale è solo contro il virus respiratorio sinciziale.

Perché è importante che i genitori dei bambini accolgano questa campagna contro la RSV?

Perché sarà una rivoluzione. L’RSV ha costituito per decenni l’angoscia di chi lavora in ospedale da novembre fino a fine marzo, dal momento che i bambini con la bronchiolite arrivano negli ospedali a centinaia, solo nel mio reparto lo scorso anno ne sono stati ricoverati circa 150. Si tratta di bambini davvero piccoli, a cui noi non possiamo fare nient’altro, dal momento che non esiste una terapia specifica per curare l’infezione, se non idratarli o garantire loro ossigenoterapia se ne hanno bisogno. Se ad un bambino di un mese viene la bronchiolite, può sviluppare un’insufficienza respiratoria, per la quale ha bisogno dell’ossigeno, non mangia, sta male, finisce in terapia intensiva neonatale, ma dove questo iter non c’è, per lui il rischio di avere complicanze gravi aumenta.

I bambini riceveranno l’anticorpo monoclonale dal 1° novembre perché l’RSV è stagionale?

L’RSV è tendenzialmente stagionale e normalmente va da novembre a fine marzo, la campagna in realtà doveva iniziare il 1° ottobre ma c’è stata una difficoltà nell’approvvigionamento dell’anticorpo ma siamo in tempo. Il picco, infatti, si registra attorno a fine novembre – metà dicembre e può accadere che si raggiunga la saturazione dei post letto. Anche i bambini che si curano a casa necessitano di un controllo continuativo da parte del pediatra che manda in tilt l’organizzazione a livello ospedaliero e territoriale. Sarà una rivoluzione questa immunizzazione, che forse non vedremo quest’anno ma di cui ci accorgeremo presto, infatti, la Val d’Aosta che ha iniziato lo scorso anno con un progetto pilota, ha avuto una netta riduzione delle ospedalizzazioni ma allo stesso modo in Spagna c’è stato un crollo del 90% dell’ospedalizzazione causata dalle infezioni da RSV gravi.

Siamo nella stagione dei malanni autunnali, se il bambino è influenzato può comunque fare l’immunizzazione o deve aspettare di stare meglio?

Se il bimbo ha una forma febbrile in atto non gli viene somministrato l’anticorpo, ma c’è da dire che se il vaccino richiede che il sistema immunitario sia in perfetto stato perché deve reagire alla parte di virus che viene somministrata, in questo caso si da ai bambini l’anticorpo monoclonale che è “già pronto” e dunque non c’è la stessa esigenza di perfetta salute. In ogni caso dal momento che l’immunizzazione verrà fatta ai bambini che nasceranno da domani, prima di essere dimessi, e a quelli richiamati dal pediatra di famiglia, probabilmente in contemporanea con altre vaccinazioni, è abbastanza improbabile che i piccoli si troveranno ad essere immunizzati con un episodio febbrile in atto.

Cosa risponde ad un genitore che non aderirà alla campagna perché “tanto il suo bambino si ammalerà lo stesso”?

Illustrerei al genitore i rischi che il bambino corre se si ammala di bronchiolite, oltre all’ospedalizzazione più o meno lunga, può scatenare in lui broncospasmo ricorrente nei primi anni di vita o asma in età adulta. Direi loro che l’RSV è pericoloso anche per un bambino sano dal momento che nel 70% dei casi i bimbi ospedalizzati per RSV non hanno alcuna patologia pregressa. E poi direi al genitore che abbiamo in mano un’arma che la scienza ci dice essere senza alcun effetto collaterale di rilievo per difendere i bambini dall’ infezione e dall'ospedalizzazione.

Mi auguro che tutti i genitori capiscano anche che ad essere protetto non sarà solo il loro bambino ma tutto il mondo, durante il lockdown l’isolamento e tutte le altre misure hanno tenuto lontano dai piccoli l’RSV, ma oggi siamo tornati a stare vicini gli uni agli altri, e un bimbo che ha l’RSV e si trova a stare con il nonno di settant’anni, per il quale il vaccino non è ancora disponibile, rischia di scatenare in lui una gravissima polmonite.

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