video suggerito
video suggerito

Perché il bambino non vuole andare a scuola? Per gli esperti ci sono due possibilità che i genitori devono conoscere

Un gruppo di psicologi e esperto di educazione ha recentemente spiegato la differenza tra riluttanza e rifiuto scolastico nei bambini, due espressioni di disagio ben distinte e che richiedono interventi differenti per essere risolti.
A cura di Niccolò De Rosa
60 CONDIVISIONI
Immagine

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i bambini, almeno nei primi anni, non odiano affatto la scuola. Anzi, molto spesso imparare cose nuove e stare con i compagni è una delle attività preferite dai più piccoli, i quali sono per natura affamati di esperienze e relazioni tutte da scoprire.

Quando un bambino comincia a dire di non voler andare a scuola e mostra disagio all'idea di entrare in classe, è perciò molto importante che i genitori si chiedano quali siano le cause di un simile atteggiamento. Spesso si tratta di un motivo passeggero, legato a circostanze particolari che generano ansia e insofferenza nel bambino. Tuttavia, a volte le ragioni nascondono un malessere più profondo, che deve essere affrontato con delicatezza e determinazione.

A tal proposito, un team di ricercatori australiani specializzati in pedagogia e scienze dell'educazione ha recentemente analizzato all'interno di un articolo pubblicato su The Conversation, la differenza tra due fenomeni che, seppur simili, sono ben distinti: la riluttanza scolastica e il rifiuto della scuola. Secondo gli autori Rachele Leslie, Annette Bromdal, Cris Townley  e Glenys Oberg è fondamentale che madri e padri non facciano confusione tra queste due situazioni, poiché riconoscere correttamente la natura del problema consente di intervenire tempestivamente con il giusto tipo di supporto.

La riluttanza scolastica

Secondo gli studiosi, la riluttanza scolastica si verifica quando un bambino, pur non rifiutando categoricamente la scuola, manifesta una resistenza temporanea e legata a fattori specifici. In questi casi, il rifiuto non è radicale, ma piuttosto un’espressione di disagio che può essere causata da eventi particolari, come un'imminente interrogazione, un conflitto con un compagno di classe, o attività scolastiche indesiderate come una gita lontana o una lezione di nuoto.

Immagine

La riluttanza di solito è momentanea e spesso si manifesta con sintomi fisici, come mal di pancia, mal di testa o una generica sensazione di malessere. Anche la tendenza a cercare la vicinanza dei genitori, specialmente tra i bambini più piccoli o gli adolescenti, è un indizio molto frequente di qualcosa che non sta andan.

In questi casi, è fondamentale che i genitori ascoltino e validino i sentimenti del bambino, facendolo sentire compreso ("Capisco il tuo nervosismo"; "So come ti puoi sentire") e spronandolo a reagire, senza però farlo sentire inadeguato. In quest'ottica, stabilire una routine mattutina prevedibile può aiutare i bambini a rafforzare le proprie capacità di autogestione, fondamentali per sviluppare l'autonomia e affrontare meglio le situazioni stressanti. Anche celebrare i piccoli traguardi, come arrivare a scuola puntuali o completare una giornata scolastica, può incrementare la motivazione e la fiducia in se stessi.

Il rifiuto scolastico: quando il disagio è più profondo

Quando il bambino si ostina a non voler frequentare le lezioni e vive con ansia tutto ciò che riguarda il mondo della scuola, allora mamme e papà devono cominciare a considerare l'esistenza di una condizione ben più seria. Quando sopraggiunge un rifiuto scolastico, il bambino non riesce infatti a superare lo stress che la scuola gli provoca, al punto da considerarla un ambiente minaccioso e insopportabile.

I segni di un tale rifiuto scolastico sono facilmente riconoscibili. Un bambino che lamenta spesso problemi fisici una volta entrato in aula (mal di pancia, mal di testa ecc…), fatica a vestirsi per prepararsi alla giornata o scoppia a piangere all'idea di incontrare insegnanti e compagni è molto probabilmente un bimbo che sta attraversando una fase di radicato malessere emotivo e psicologico.

Immagine

Questi segnali, sottolineano gli esperti, sono spesso associati a disturbi d'ansia che portano i piccoli a evitare inconsciamente la scuola come un meccanismo di difesa, e non vanno mai ignorati, poiché un rifiuto protratto può avere effetti duraturi sullo sviluppo del bambino, non solo sul piano dei voti e dell'apprendimento delle competenze, ma anche su quello sociale e psicologico.

Aiutare il bambino: pazienza e lavoro di squadra

Per gestire i casi più complicati, gli autori dell'articolo suggeriscono ai genitori di adottare fin da subito un approccio improntato sull'empatia e non sullo scontro. Punire il piccolo per le sue difficoltà può solo peggiorare le cose e alimentare le insicurezze.

Molto meglio ascoltare il proprio figlio senza giudicarlo, cercando di comprendere le sue difficoltà e rispondendo ai suoi bisogni con pazienza. L’intervento precoce è fondamentale, e il supporto psicologico ad opera di un professionista può aiutare a individuare le cause profonde del disagio, come ansia o traumi non elaborati. Parallelamente è bene coordinarsi con la scuola per trovare eventuali soluzioni inclusive – come l'adozione di strumenti didattici compensativi o, in casi estremi, il cambio di classe o istituto – per aiutare il bambino a sentirsi più a suo agio nell’ambiente scolastico.

Dopotutto, ogni bambino è unico e ha bisogno di un approccio personalizzato che consideri le sue caratteristiche individuali, i suoi bisogni emotivi e le sue difficoltà. Solo così i genitori possono affrontare con successo queste problematiche, sostenendo i propri figli nel superamento del disagio scolastico e nel recupero della serenità.

60 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views